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Numero 2(47)
Addio TV6
La “battaglia” di Berezovskij costa caro ai telespettatori

    Dopo l’annuncio della formazione in seno a TV6 di una nuova societa di gestione, la “TV6” S.p.a, gli eventi hanno preso ad evolversi sulla falsariga dell’assurdo.
    Dopo che, a quanto pareva, tutti si erano tranquillizzati ed avevano iniziato a pensare a quale idea presentare alla gara, E. Kiselev, in data 21 gennaio, ha inaspettatamente inviato al ministro della stampa Lesin una lettera in cui smentiva la precedente missiva nella quale la compagnia televisiva chiedeva di annullare la sua licenza ad andare in onda, in quanto questa lettera “non ha valore giuridico”. E i giornalisti di TV6, riunitisi alla radioemittente “Eco di Mosca”, hanno dichiarato che la rinuncia alla licenza fu chiesta in fretta e furia e sotto le pressioni di Lesin.
    In seguito a cio’il Ministero della stampa si e’ mostrato perplesso di fronte alle “azioni caotiche” della direzione di TV6 e a mezzanotte in punto ha messo fine alle emissioni televisive del canale. E’ cosi’ che, malgrado tutte le promesse fatte dal ministro della stampa, una moltitudine di telespettatori ha potuto vedere, in luogo della solita trasmissione, il famigerato “quadrato nero”.
    Ora sulle frequenze di TV6 va in onda NTV+ Sport, mentre la troupe di TV-6 va in Internet e gli studi di “Eco di Mosca” intendono partecipare al concorso per l’ottenimento di una frequenza, che si terra’ il 27 marzo. A differenza dagli scontri precedenti con il potere, non ci sono state affermazioni forti da parte dell’equipe di Kiselev, in quanto e’ stato ammesso che “tutto si e’ svolto a norma di legge”.
    Del resto, uno dei maggiori problemi della nuova societa’ per azioni sara’ quello del finanziamento. E’ stato gia’ annunciato che la quota di partecipazione al concorso dovra’ ammontare a un milione di dollari e per ora nessuno sa da dove la troupe prendera’ questi soldi.
    La chiusura di TV-6 ha suscitato reazioni contraddittorie. Il capo del Ministero della Stampa Lesin ha affermato che le cause principali della situazione della teleemittente TV-6 sono “a monte dei rapporti tra gli azionisti della compagnia”. “Se Berezovskij, giunto al canale, avesse estinto i debiti e trasformato il bilancio in deficit in attivi, non ci sarebbero stati problemi”, ha affermato il ministro. Inoltre, parlando della componente politica del conflitto, Lesin ha fatto presente che lo stesso Boris Berezovskij, arrivato al canale, ha eliminato il telegiornale di Aleksandr Gurnov.
    Il collettivo dei giornalisti deve cercare di far luce su quanto stia accadendo all’interno del suo organico. “Il caos da parte di TV-6” non fa che peggiorare la situazione”, ha sottolineato Lesin. Come ha detto il ministro, la situazione della compagnia televisiva ha danneggiato anche la societa’ LUKOIL, il Ministero della Stampa e il corpo dei giornalisti. “Hanno perso tutti la faccia”, ha affermato il ministro.
    “Putin si e’ scontrato con Berezovskij e vittime dello scontro sono stati gli spettatori e i giornalisti, - dichiara il leader del partito Unione delle Forze di Destra Boris Nemtsov, commentando la fine delle trasmissioni del canale TV-6 – il motivo dell’accaduto sta nel fatto che si e’ proceduto per “concetti” e non per fatti. L’accaduto e’ il continuo dell’assenza di uno stato di diritto che da tempo possiamo osservare”. Il vice primo ministro della Russia, Aleksej Volin, ha dichiarato che il governo russo “non vede alcun retroscena politico” legato all’estinzione della compagnia televisiva TV-6. “E’ stato semplicemente eseguito l’ordine del giudice e non e’ il caso di parlare di un cambiamento della situazione della liberta’ di parola”, ha sottolineato.
    Il proprietario del pacchetto azionario di controllo di TV-6 Boris Berezovskij ha avuto una brutta reazione allo spegnimento della rete televisiva.
    “Faro’ tutto cio’ che e’ in mio potere, ricorrero’ a tutte le mie risorse per aiutare quelle persone finite in disgrazia. Li hanno privati del diritto di esercitare la professione. Cio’ riguarda, pero’, non soltanto TV-6, ma tutti i giornalisti non ancora “in linea”. E’ un segnale : “Vi toglierano il pane se non vi metterete in riga”. “La cosa riguarda ogni cittadino russo”, ha affermato Berezovskij nel corso di un’intervista telefonica di “Eco di Mosca”.
    Secondo l’imprenditore, “le autorita’ stanno agendo con criteri assolutamente logici: la verticale del potere, la dittatura della legge, la concentrazione del potere, la legge non in difesa della liberta’ ma per sottomettere tutto cio’ che si muove, adesso la sottomissione degli organi di informazione, il prossimo passo sara’ l’assoggettamento del business e del denaro. E’ gia’ iniziato con la storia della “Gazprom”, con Sheremet e Goldovskij. Ed e’ soltanto l’inizio”. “Non me ne andro’, continuero’ a fare business e politica, siamo in grado di superare questi fatti”, ha concluso l’imprenditore. Per continuare la battaglia contro Putin Berezovskij sta preparando la pubblicazione di un libro e l’uscita di un film in cui, come ha detto, saranno contenuti materiali testimonianti che le esplosioni dei palazzi di Mosca dell’autunno 1999, diventate un pretesto per la seconda campagnia di guerra in Cecenia e un trampolino che ha lanciato Putin verso le vette del potere, erano state organizzate dai servizi speciali. Dal canto loro, le autorita’ sono passate al contrattacco: il capo del Dipartimento dei programmi di assistenza dell’ FSB Aleksandr Zdanovich ha dichiarato che la Russia “probabilmente” chiedera’ l’estradizione di Berezovskij per l’aiuto dato ai separatisti ceceni, che pare abbia finanziato, ma di cui gli agenti dell’FSB non hanno prove.

Gleb Ijulskij

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