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Numero 2(47)
Fini e Amato al comitato per la nuova Costituzione Europea

    Forse erano in pochi a cederci, ma alla fine il Cavaliere ce l’ha fatto.
    Silvio Berlusconi è andato a Bruxelles ed ha convinto i partners europei che all’Italia toccavano due rappresenti nel Comitato che dovrà elaborare la nuova Costituzione dell’Unione. Al prestigioso tavolo, presieduto da Gistar D’Estaing, siederanno dunque Giuliano Amato, in qualità di vice, e Gianfranco Fini, che praticamente esordisce come futuro titolare del Ministero degli esteri. Indubbiamente un successo per il premier italiano che non ha perso l’occasione per ribadire la credibilità che il Paese sta godendo nel contesto della politica continentale. A questo si deve aggiungere la promozione (con riserva) all’andamento economico del Paese da parte dell’Ue, mentre altri Stati, perfino la tanto celebrata Germania, hanno rimediato una “tiratina” di orecchi.
    Se tutto sembra procedere bene sul piano internazionale, più rovente appare lo scenario di casa. Lo stesso Presidente del Consiglio, in un un’intervista a Le Figaro torna con veemenza su quanto accaduto negli anni scorsi con particolare riferimento alle vicende giudiziarie. L’analisi di Silvio Berlusconi è spietata: “Un gruppo di giudici, infiltrati dell’allora Pci, hanno perseguito con metodico rigore l’obiettivo di annientare i partiti che fino ad allora avevano governato il Paese”. Le accuse del Presidente del Consiglio non stemperano certo una polemica con la Magistratura che stenta a ricomporsi o quanto meno a essere ricondotta sui binari di un dialogo costruttivo.
    Rimane sempre, anche se al momento limitato ad un dibattito tra tecnici, il problema del conflitto di interessi. Il Cavaliere non arretra anzi attacca. Proprio in questi giorni ha affermato che la Rai è chiaramente in mano ai “rossi” e che almeno due delle tre Reti Mediaset non sono certo dalla sua parte (!). Rimane il fatto che il Governo si era impegnato in sede di campagna elettorale a risolvere la questione in tre mesi: per il momento si è ancora sul terreno del dibattito.
    Segnali preoccupanti anche sul fronte sindacale. Proprio in questi giorni l’Italia del lavoro è mobilitata da una serie di scioperi articolati per regioni sulla cui partecipazione i sindacati indicano una percentuale dell’80 per cento degli interessati. Al centro del contendere il tanto citato Articolo 18 (la possibilità dell’azienda di licenziare anche senza giusta causa), ma più in generale il tema su cui è aperto il confronto-scontro con il Ministro Roberto Maroni e il Governo è quello del Welfare, della flessibilità, delle pensioni. Le organizzazioni sindacali, pur con qualche distinguo, paiono aver ritrovato la sufficiente unità per gestire una fase di lotta che non aveva riscontro negli ultimi anni.
    Se alla maggioranza non mancano certo i problemi sul tappeto, acque agitate anche in casa dell’opposizione. L’Ulivo stenta a prendere configurazione e a darsi una struttura politica e organizzativa che ne garantisca stabilità ed efficienza. Il problema è complesso: da un lato i Democratici di sinistra che vengono accusati di voler recitare un ruolo egemone all’interno della coalizione. Dall’altra gli stessi Ds frammentati e in cerca di una necessaria unità dopo l’elezione di Piero Fassino a segretario.
    In questo scenario il più fragile appare Francesco Rutelli, la cui leadership proprio in questi giorni è stata messa in discussione da più parti. Ma ci sono le elezioni. A metà maggio, infatti, oltre dieci milioni di italiani andranno a votare per rinnovare consigli comunali e provinciali. Di fronte a questo evento l’Ulivo ha deciso di congelare le battaglie interne e di concentrarsi sulla contesa delle urne.
    Intanto il Paese trema. Un po’ per il freddo un po’ per i dati allarmanti che arrivano sul fronte dell’inquinamento atmosferico. Le domeniche senza auto, che molte città hanno adottato, di fronte ad una situazione meteorologica del tutto particolare caratterizzata dall’assenza di piogge, si sono rivelate un paliativo e da più parti si sta pensando a soluzioni più drastiche.
    Non è soltanto una emergenza: il Governo centrale e locale potrebbe ritrovarsi impreparato di fronte ad un tema, quello della salute ambientale, che sta letteralmente esplodendo. Nel qual caso, molti dibattiti, più o meno sfiziosi, sulla politica nazionale e internazionale dovrebbero essere rapidamente accantonati per far fronte ad un problema drammatico che coinvolge tutti i cittadini, al di là di appartenenze e schieramenti.
Toni Grossi

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