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Numero 3(67)
Lotta alle tasse

    I tempi in cui gli esperti del FMI determinavano la politica economica del Governo russo, sono passati ormai da molto. Ciononostante, la visita dei rappresentanti del Fondo a Mosca, svoltasi a febbraio, ha contribuito alla ripresa della discussione relativa alla politica fiscale.
    La tesi principale dei rappresentanti del FMI, come negli anni precedenti, e’ stata la necessità’ di aumentare la tassazione del settore petrolifero. L’ elevata imposizione dei ricavi dalla vendita a prezzi alti del petrolio era sempre molto caldeggiata dagli Enti internazionali. Tale politica, oltre ad aiutare a far rimpinguere il budget statale grazie alle entrate fiscali assai alte, consente di cambiare la struttura dell’economia, riducendo la pressione esercitata sui settori non petrolieri. Proprio per ridurre la dipendenza dell’economia da aziende petroliere, il FMI, già’ dal 1997, aveva raccomandato al governo russo di aumentare la tassazione dei redditi degli esportatori.
    E’ interessante rilevare che negli ultimi anni la dipendenza dai petrolieri in Russia e’ sempre solo aumentata. Se, ad esempio, nel 1997, la quota parte delle esportazioni di petrolio e gas rispetto al volume complessivo delle esportazioni aveva costituito il 41%, nel 2002 questa cifra e’ arrivata sino al 52%. Per quanto riguarda il prelievo fiscale statale dal settore, le compagnie petrolifere ed il Gazprom continuano a fornire circa il 30% di tutte le entrate del bilancio consolidato della Russia. Intanto, la parte di entrate provenienti dal settore petrolchimico al budget federale e’ aumentata dal 40% al 54%. Va ricordato che uncalo dei prezzi internazionali in misura di 1 dollaro al barile di petrolio comporta una perdita di proventi delle esportazioni in misura 2 miliardi di dollari all’anno e una perdita del bilancio statale in misura di 1 miliardo di dollari.
    Prossimamente, il valore del settore petrolifero per l’economia potra’ aumentare ancora di piu’. Attualmente, i suggerimenti degli esperti internazionali corrispondono ai propositi del Governo russo che cerca anche da solo di inventare il modo di aumentare la tassazione dei petrolieri. Tale atteggiamento e’ indubbiamente dimostrato dalla recente dichiarazione del vice di Gherman Gref sull’eventuale aumento dell’imposta sull’uso delle risorse naturali del 30-40%. La realizzazione di questo scenario della politica fiscale dovrebbe significare che il Governo ritiene esurita la riserva di crescita nell’economia, e che l’unica possibilità di evitare la stagnazione potrebbbe essere quella di supportare la crescita nei settori, non relativi alle materie prime, e nella piccola imprenditoria.
    Veramente, i tassi di crescita delle aziende che lavorano sulla domanda interna gradualmente si riducono: in gennaio, la produzione nell’industria meccanica e’ diminuita del 20% rispetto a dicembre, e nell’industria alimentare del 15%. Va ricordato che in dicembre le maggiori fabbriche di automobili, l’Autovaz ed il Kamaz, hanno sospeso la produzione, per ridurre le scorte di autovetture accumulatesi a magazzino. Questo evento e’ diventato un segnale allarmante che dimostra la crescita della concorrenza con i prodotti d’ importazione. La riduzione della tassazione dei settori, non relativi alle materie prime, avrebbe permesso al governo di raggiungere lo scopo ambito.
    Quindi, il mantenimento della crescita economica rende necessario l’aumento del carico fiscale sui petrolieri e sui produttori di gas: se tale strategia sarà realizzata, prossimamente questi due settori forniranno, invece del 30% di adesso, il 40% delle entrate di bilancio consolidato del Paese. Ma in Russia le decisioni economiche sono sempre state qualcosa di piu’ delle semplici misure della politica economica, essendo quasi uno specchio della situazione politica e un frutto del baratto politico. L’anno 2003 non sarà un’esclusione: i cambiamenti nella politica fiscale diventeranno una specie di cartina di tornasole per verificare la solidità’ e l’unità’ del settore petrolchimico.
    Rispondendo agli inviti pubblici degli esperti del FMI di aumentare le tasse, Mikhail Khodorkovski, il presidente della compagnia petrolifera YUKOS, ha pubblicato una dichiarazione in cui ha segnalato il peso fiscale crescente sul settore. Secondo le stime degli esperti, a partire dal 2002 l’introduzione dell’imposta sull’utilizzo delle risorse naturali ha aumentato il carico fiscale dal 24% degli incassi di compagnie petrolifere nel 1999 al 35%. In altre parole, benche’ la dipendenza del budget dal settore petrolifero non si e’ ridotta, il livello di tassazione delle compagnie petrolifere e’ aumentato. Si tratta, del resto, della percentuale media. C’e’ da rilevare che, mentre nel 1999 i maggiori contribuenti al bilancio erano stati la Lukoil, la Surgutneftegas e la Yukos, nel 2002, il terzo contribuente, dopo la Lukoil e la Yukos, per l’entità’ delle tasse versate allo stato e’ stata la TNK. Mentre nel 1999 il Gazprom aveva pagato all’ erario una cifra equivalente alla metà’ dei pagamenti di tutto il settore petrolifero, nel 2002 ha corrisposto solo il 30% dei pagamenti del settore petrolifero. I protagonisti, cioe’, cambiano. Se due anni fa il capo della Lukoil Alekperov lottava energicamente contro l’aumento della tassazione dei petrolieri, ora e’ comprensibile l’attività della Yukos che ha dovuto aumentare considerovolmente i pagamenti al’ erario. Mentre prima il presidente del Gazprom, Rem Viakhirev, appoggiava i petrolieri, il management attuale del Gazprom, evidentemente, preferirà’ rimanere lontano dalla lotta alle tasse. Ora non e’ possibile prevedere come andra’ a finire la lotta dei petrolieri: e’ ovvio solo che l’idea di supportare la crescita economica nei settori non legati alle materie prime piacerà’ a Vladimir Putin. Ma non va dimenticato che alla vigilia delle elezioni l’appoggio economico del grande business potrebbe essere molto importante, e quindi e’ assai probabile che il via all’aumento delle tasse nel settore petrolifero non sia dato prima del 2004.

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