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Numero 4(68)
Il premier è scontento delle nuove proposte in campo fiscale

    Il Governo continua ad esaminare la riforma fiscale. L’ esame non va affatto avanti liscio. Il 13 marzo, all’ultima riunione del Governo, il primo ministro Kassianov ha rifiutato di ascoltare il rapporto del viceministro delle Finanze Serghei Sciatalov, dedicato alle iniziative fiscali, dichiarando che quelle proposte non potevano essere definite “una riforma fiscale”. A nostro avviso, lo scontento del premier è dovuto principalmente alla mancanza di un cardine che unisca le nuove iniziative fiscali. Il Ministero delle Finanza sta preparando una serie di proposte che includono la riduzione dell’IVA, dell’Imposta sociale unica e di altre tasse. Tutte queste innovazioni però non si presentano come un unico concetto di cambiamento del regime fiscale, ma come una combinazione di singoli atti. Il Ministero delle Finanze non ha poi sviluppato un concetto di sistema fiscale tale da poter diventare un nuovo slogan per la campagna elettorale dei partiti favorevoli al Governo. Nel contempo, il Ministero delle Finanze ultimamente inonda l’esecutivo con iniziative che non solo si contraddicono l’ una con l’altra ma contraddicono anche il concetto stesso di gestione del bilancio che oggi viene messo in pratica. Così la proposta di istituire il fondo di stabilizzazione contraddice all’idea di partenza, secondo la quale il Governo doveva ridurre il carico fiscale nei settori non legati alle materie prime, ed aumentare la tassazione delle compagnie del settore materie prime. Se le compagnie petrolifere accantoneranno risorse prevalentemente nel fondo di stabilizzazione, non si capisce chi sarà’ a rimpinguare il bilancio, se le tasse per i settori non relativi alle materie prime saranno ridotte. Se invece questa riduzione non avrà’ luogo, sarà’ messa in forse la stessa riduzione della dipendenza della Russia dal petrolio.
    Ma il problema più grosso delle iniziative fiscali concerne la valutazione dell’effetto che esse possono avere sulle entrate di bilancio. Oggi il Governo non sembra essere disposto ad abbandonare il budget con il proficit, cosicché ogni calo di entrate deve essere compensato da altre fonti o essere accompagnato da una relativa diminuzione delle uscite di bilancio. Finora il Minsiero delle Finanze sosteneva che la riduzione delle tasse può essere di circa l’ 1% del PIL all’anno, ma le iniziative fiscali presentate ultimamente potrebbero costare molto più di questo 1% del PIL.
    Ci sembra che quanto più felici sarànno le condizioni dell’economia russa, tanto maggiori saranno le probabilità’ di buona riuscita delle riforme. Lo smorzamento dei tassi di crescita farà sì che l’effetto positivo che avrà’ la riduzione del peso fiscale sui settori “interni” dell’economia sarà’ ottenuto con parecchio ritardo e quindi sarà più alto il costo di tali riforme per il bilancio. I prezzi abbastanza alti dell’”oro nero” negli anni 2004-2005 rappresentano quindi la condizione principale per una continuazione delle riforme in Russia.
    La decisione penosa sull’inizio delle riforme, poi, la dovrebbe prendere lo stesso Presidente Vladimir Putin. Quelle riforme che sono state applicate negli anni 2000-2002 sono costate relativamente poco dal punto di vista della realizzazione. Ora il Governo deve affrontare trasformazioni economiche assai più costose: il costo della riforma dei servizi comunali ammonta a 15 miliardi di dollari, la riforma dei “monopoli naturali” costerà’ circa 3-4 miliardi di dollari, la riforma fiscale, circa 4%-6% del PIL, ossia 20 miliardi di dollari. Non si riuscirà’ poi a realizzare queste riforme in un anno solo, cosicché anche il loro effetto non si farà’ sentire prima della fine delle prossime elezioni presidenziali. Per la loro attuazione ci vuole un meccanismo legislativo, occorrono un miglioramento notevole dell’attività’ del sistema giudiziario ed una considerevole riduzione della corruzione. Come ha detto in un suo recente intervento televisivo (al canale NTV) Irina Khakamada, in Russia, la responsabilità per le decisioni de la deve assumersi o il Presidente o il Parlamento, sulla base di un progetto presentato dal partito di maggioranza. La seconda ipotesi sarà’ difficilmente realizzabile in Russia, mentre la questione della responsabilità’ presidenziale rientra completamente nelle competenze di Vladimir Putin, e speriamo che le elezioni del 2004 gli permetteranno di diventare meno dipendente dall’opinione pubblica e di assumersi la reponsabilità’ per le riforme politicamente svantaggiose.

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