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Numero 4(68)
Il rating delle compagnie petrolifere:
L’ interesse per gli investitori


    Gli ultimi eventi nel settore petrolifero hanno avuto un effetto notevole sull’ interesse suscitato dagli investimenti nelle compagnie petrolifere russe. In seguito a questi eventi è cambiato in particolare il rating dell’ attrattivita’ degli investimenti nelle compagnie petrolifere, predisposto dall’agenzia RusEnergy. Oggi il rating è preparato da Stefen Dascevskij (società di investimenti “Aton”), Vladimir Kolossov (società di investimenti “Russkie investory”), Aleksandr Blokhin (gruppo “CentrInvest”), Mikhail Zak (banca privata “WebInvestbamk”), Andrei Gadassin (società di investimenti “Prolog”), Maksim Scein (società di investimenti “Brokerkreditservis”), Mikhail Zak (società d’ investimenti “Velix Kapital”), Dmitri Tsaregorodtsev (società di investimenti “Prospekt”).
    Il cosiddetto rating d’ attrattivita’ a lunga scadenza è cresciuto maggiormente per la TNK (la Compagnia petrolifera di Tiumen) che in precedenza non aveva mai prestato molta attenzione alla propria immagine sul mercatio dei titoli, ma è riuscita ad ottenere di attrarre un investitore strategico, cioè il gruppo angfloamericano BP. Anche il rating complessivo del settore pertrolchimico è notevolmente aumentato, grazie a quest’operazione (dello 0,07%), raggiungendo la quota 301,23.
    Secondo Vladimir Kolossov della società di investimenti “Russkie investory”, il prezzo di acquisto degli attivi russi, 6,75 miliardi di dollari, è assai vantaggioso per gli azionisti della TNK. “La TNK è indubbiamente leader come crescita del rating la settimana scorsa”, osserva Dmitri Tsaregorodtsev, l’analista della società di investimenti “Prospekt”. Sono notevolmente aumentate le valutazioni relative agli item “finanze” (la nuova persona giuridica procaccerà’ i capitali con un risparmio di circa il 4% di interesse annuo) e il “management” (la struttura trasparente della gestione, l’esperienza internazionale dei manager). Dato che l’operazione è stata approvata dai dirigenti politici di Russia e Gran Bretagna, si è risollevato anche l’ item “ambiente macroeconomico”. Il rating complessivo della TNK è aumentato dello 0,8.
    La settimana scorsa, la “YUKOS” ha pubblicato dei discreti risultati finanziari per il terzo trimestre del 2002, secondo i bilanci redatti in formato GAAP, il che ha portato alla compagnia un aumento del rating in misura dello 0,28. In questo periodo l’azienda è riuscità ad ottenere dei vantaggi aumentando i prezzi di vendita, l’estrazione e la lavorazione, nonché l’ incidenza delle esportazioni nel volume complesivo delle vendite. Il ricavo è aumentato del 32% rispetto al trimestre precedente, ed è stato di 3,38 miliardi di dollari. La crescita dei ricavi è dovuta all’aumento dei prezzi del petrolio, alla crescita delle estrazioni (fino a 1,42 milioni di barili al giorno, il che supera del 7% il valore del trimestre precedente), nonché alle esportazioni superiori al previsto (la “YUKOS” esportava 0,8 milioni di barili di perolio al giorno, ossia il 56% del volume complessivo delle estrazioni). Le spese di operativita’ sono aumentate di poco (del 10%) fino a 2,96 dollari per barile di greggio. Secondo le stime di “Aton” questo piccolo aumento sarebbe dovuto alla crescita delle estrazioni e della raffinazione, al consolidamento delle succursali (compresa la Mazeikiu Nafta) ed al fattore stagionale. La somma delle risorse monetarie di “YUKOS” ha raggiunto i 3,78 miliardi di dollari, il che supera dell’11% il risultato del trimestre precedente. Il volume complessivo del debito è cresciuto fino a 634 milioni di dollari, rispetto ai 96 milioni del secondo trimestre 2002, visto che la compagnia, dopo il consolidamento della Mazeikiu Nafta, ha incluso il debito di quest’azienda nel proprio bilancio. A differenza di LUKoil, la YUKOS è riuscita ad ottenere un aumento dei flussi monetari e degli utili aumentando i ricavi. Inoltre, la YUKOS rimane il leader del settore dal punto di vista della redditività’ e degli indici di bilancio.
    La “Sibneft” (più 0,11) ha aumentato la sua quota azionaria nella compagnia di commercializzazione “Mosnefteprodukt” (MNP), dal 15% al 23%. L’azionista di maggioranza della Mosnefteprodukt è la Compagnia centrale dei Combustibili (CTK) che appartiene al Governo di Mosca. La sua quota azionaria di capitale è del 38% e la quota azionaria con diritto di voto è il 51%. La Mosnefteprodukt controlla 17 depositi di petrolio e più di 100 stazioni di rifornimento a Mosca. Secondo Stefen Dascevski, le azioni della Mosnefteprodukt possono essere un acquisto prezioso, realizzato nell’ambito della strategia della Sibneft, che e’ mirata all’ estensione dell’attività di commercializzazione a Mosca.
    “Ci si aspetta che lo stabilimento petrolchimico di Jarsolavl, che la Sibneft sicuramente cercherà’ di acquisire, con la divisione di “Slavneft” diventerà’ un elemento in più per esercitare pressione sul Governo di Mosca: usandolo come fonte di riserve aggiuntive per la rete moscovita delle stazioni di rifornimento, la “Sibneft” potrà’ costringere la raffineria di Mosca ad un piccolo digiuno, anche perché ora per farla funzionare si usa prevalentemente il petrolio acquistato altrove. In questo modo la Sibneft, all’ approssimarsi della privatizzazione della Compagnia centrale dei Combustibili diventerà’ l’ acquirente più prevedibile”, afferma Tsaregorodtsev.
    La “Rosneft” ha suscitato lo scontento degli acquirenti, confermando di aver acquistato la compagnia di estrazione del petrolio “Severnaia neft” per 600 milioni di dollari (diminuzione del rating dello 0,43). Gli esperti hanno stimato troppo alto il prezzo d’ acquisto. Secondo le informazioni del Gruppo finanziario Unito, la Rosneft avrebbe pagato per la “Severnaia neft” circa 1,41 dollari al barile per le riserve dimostrate di petrolio, valutate secondo gli standard occidentali (il valore medio del mercato e’ di 1,5 dollari al barile). Ma il costo della compagnia dev’essere scontato, tenendo conto dei rischi derivanti dall’incertezza sulla licenza di coltivazione del giacimento di Gamburtsev. Inoltre, le compagnie di estrazione si comprano e si vendono con il coefficiente EV/riserve che è di 0,47 dollari al barile. In questo modo, la “Severnaia neft” è stata comprata con un sovrapprezzo del 200%, concludono gli analsiti del Fruppo finanziario Unito. Va pure rilevato che il costo della “Severnaia neft” è veramente esagerato, visto che la compagnia costa circa 140 milioni di dollari.
    Il rating del gruppo “Gazprom” è un po’ diminuito (dello 0,11), dopo che era emerso che la compagnia aumenta la propria partecipazione alla SIBUR dal 51% al 85%.

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