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Numero 7(71)
“I sogni ed i conflitti” a Venezia

    Il forum più famoso e più rappresentativo dell’arte internazionale, la Biennale di Venezia, si aprirà il 14 giugno. Alla fine di maggio, a Mosca, si è svolta una conferenza stampa dedicata a quest’evento, alla quale sono stati presenti il Ministro dei beni culturali Mikhail Shvydkoi e il Presidente della “Bank Moskvy” (“Banca di Mosca”) Andrei Borodin. Il ruolo che ha la banca municipale “Bank Moskvy” in questo progetto è assai importante: il padiglione della Russia nel Giardino Pubblico di Venezia, costruito già nel 1914 da Sciussev, ha finalmente avuto il supporto economico dello sponsor. E l’ha avuto in tempo, dato che l’umidità veneziana non risparmia gli edifici vecchi. Alla conferenza stampa sono stati presenti pure Evghenij Ziablov, il direttore generale del Complesso di musei e mostre “ROSIZO”, il dirigente del padiglione russo alla 50-ma Biennale, denominato pure solennemente “il commissario”, e Viktor Misiano, curatore o in altre parole, il direttore artistico dello stesso padiglione, un noto critico d’arte, il direttore responsabile della rivista “Khudozhestvennyj zhurnal” (“Rivista artistica”). Mancavano però gli artisti stessi: stavano infattio lavorando col sudore della fronte per portare a termine le loro opere per la mostra veneziana.
    Konstantin Zvezdocetov, Serghei Bratkov, Valerij Koshliakov, Vladimir Dubossarskij e Aleksandr Vinogradov: sono loro i responsabili di tutta l’arte russa, nei confronti del pubblico artistico internazionale. All’inizio di quest’anno era stato proposto loro il tema generale della mostra: “Il ritorno dell’artista”. Secondo l’idea degli organizzatori, il nome deve corrispondere a quello che succede nel campo artistico della Russia nel corso di alcuni ultimi anni. Se e’ forse un po’ troppo azzardato dire che gli artisti ritornano alla pittura, alla scultura, alla fotografia tradizionale, è comunque lecito affermare che essi tornano a rispettare certi limiti professionali. Cercano di filosofeggiare meno, fanno meno interventi nei mass-media o nella vita sociale. I curatori, allora, hanno pensato di confermare e di cantare questo quadro consolante con la loro stessa arte. Occorreva inventare quella cosa che era capitata all’artista e alla sua opera. La parola “Rinascimento” suona in modo troppo patetico e poi pare che tale termine sia già stato usato una volta da qualche parte... Si è deciso, insomma, di optare per il “Ritorno”.
    Come apparirà quanto è stato concepito dagli artisti a questo proposito, ce l’ha fatto sapere in modo assai dettagliato Viktor Misiano. Nella prima sala del padiglione della Russia, Konstantin Zvezdocetov incollerà a tutte le pareti una carta da parati ostentatamente grossolana, kitsch, portata dalla Russia, e vi appenderà i propri “Tipi di Mosca”: i fumetti, ispirati allo stile della famosa rivista sovietica “Krokodil”.
    “Gli artisti stanno creando questo progetto in un dialogo stretto”, dice il curatore. “Se esaminiamo con attenzione le opere di Zvezdocetov, in una si può riscontrare un fotografo un po’ pelato con la macchina forografica: è il ritratto di Serghei Bratkov. In un’altra opera è presente il cartellone dello spettacolo “Sul fondo”. La relativa immagine ricrea tale e quale il fondo marino con certi animali acquatici, il che è un’allusione evidente all’opera di Dubossarskij e Vinogradov, che sarà collocata poco lontano.
    Nella seconda sala si troverà l’opera che attualmente viene creata da Valerij Koshliakov. Sarà un’installazione pittorica enorme. Valerij aveva cercato a lungo il materiale adatto, ma dopo lunghi esperimenti ha scelto il suo prediletto cartone pieghettato. Mezza tonnellata di cartone pieghettato è già portata nel padiglione, e l’artista sta lavorando. Si è rivolto ai motivi di fantasie architettoniche storicamente universali. Sarà un’opera di dimensioni veramente gigantesche: non copre solo le pareti, ma anche il timpano della cupola di vetro.
    L’opera di Dubossarskij e Vinogradov, a quanto pare, dopo aver ascoltato il sig. Misiano, continuerà il trend della gigantomania. Una tela, lunga 26 ed alta 3 metri, cingerà le pareti della sala seguente.
    “Tutte le scene di quest’opera si svolgono sul fondo del mare, tra i pesci e le gibigiane allucinogene dell’onda marina. Gli autori ritornano, in modo proprio evidente, ai loro primi prodotti, nella tendenza verso una certa malinconia elegiaca ed il principio narrativo. Questa volta non è il solito collage di kitsch, e in genere l’opera riflette metaforicamente la vita umana”. Non ci resta che andare a Venezia per vedere le opere non kitch, “elegiache” di Vinogradov e Dubossarski.
    “L’artista che è stato a stupirmi in modo particolare è Serghei Bratkov”, continua il curatore, “che ha creato un’opera in chiave assolutamente inedita per lui stesso. Quando l’avevo invitato a partecipare a questo progetto, gli avevo proposto di esprimere il tema, comune per tutti e cinque artisti russi, “Il ritorno dell’artista”, in modo più letterale possibile: creare una suite fotografica che usi i colleghi di progetto, Zvezdocetov, Dubossarskij, Vinogradov e Koshliakov come personaggi dell’opera. Per dire la verità, pensavo che dovesse essere un duro reportage sociale, proprio a Bratkov, comprendente opere brutali, ma l’artista ha scelto una strada completamente diversa.
    L’importante è che aveva cominciato come pittore. L’avevo convinto ad andare a Venezia, e la città, la conoscenza dei musei dell’arte antica l’avevano spinto ad una soluzione radicalmente differente.
    Basta dire, per cominciare, che le sue nuove opere si chiamano “Tondo”. Già nel nome stesso di questo ciclo è menzionata una forma pittorica classica: il formato rotondo dell’opera. E’ importante pure che lui non ha usato un reportage, ma una “made photography”. E poi, c’è da notare che lui si è messo ad adoperare una stilizzazione neoclassica. Ognuno dei tre personaggi è presentato come il protagonista di qualche narrazione. Per ogni artista Serghei Bratkov ha trovato la sua propria storia, il suo ruolo.
    Zvezdocetov è presente nelle foto di Bratkov come l’ eroe di un melodramma ironico fiabesco, tratto dalla fiaba sulla principessa-rana. Koshliakov, come nella sua vita reale, si dimena tra Mosca e Berlino, e quando lascia Mosca, il suo posto davanti al mirino è preso da un peronaggio con una scatola di cartone in testa. Nelle foto di Bratkov c’è parecchia ironia e allusioni all’opera dei colleghi. In tutto il progetto e particolarmente nella serie di fotografie, dedicate al duo Vinogradov-Dubossarskij, l’artista gioca con il tema generale della Biennale di Venezia “Sogni e conflitti”.
    Tutto il progetto dei pittori russi, visto da Mosca, è pieno di riferimenti incrociati, allusioni reciproche, alla propria opera, ai soggetti famosi nella storia dell’arte. E’ difficile dire se è avvenuto “il ritorno dell’artista”, ma il ritorno di Zvezdocetov, Koshliakov, Dubossarskij, Vinogradov e Bratkov non succede di sicuro, visto che essi non se ne andavano mai da nessuna parte, muovendosi ciascuno nell’ambito nella propria carreggiata professionale.

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