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Numero 7(71)
Una nuova “guerra commerciale” degli USA

    Pare che gli USA abbiano cominciato una preparazione a pieno titolo per un’altra guerra. Questa volta però si tratta di una guerra commerciale, e gli “avversari” stavolta sono membri dell’Unione Europea. La parte dell’ONU nella nuova guerra dovrebbe toccare all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO).
    Il fatto è che il mercato europeo dei prodotti alimentari è stato sempre molto attraente per i produttori stranieri di prodotti agricoli. Fino a poco tempo fa diverse misure protezionistiche e abbondanti sovvenzioni assicuravano ai produttori agricoli europei una protezione contro l’espansione internazionale.
    Una di tali misure, l’embargo dell’Unione Europea verso le importazioni di prodotti geneticamente modificati, è operativa dall’ ottobre 1998. Proprio questo divieto suscita la maggiore irritazione di Washington, che si è rivolta con una querela alla WTO, cercando di costringere l’UE ad abolire l’embargo. Ogni anno, per i divieti dell’Unione Europea, le perdite dei produttori americani di cereali (secondo le loro proprie stime) ammontano a 1 miliardo di USD.
    La nuova crociata contro l’Europa, mirata ad ottenere un accesso più libero al mercato europeo dei generi alimentari, è capeggiata dagli USA. Gli americani sono stati subito appoggiati da altri nove Paesi più importanti esportatori di prodotti agricoli, fra i quali ci sono il Canada, l’Argentina e l’Egitto. L’ideologo numero uno del nuovo attacco contro l’Unione Europea è Robert Zawllick, il rappresentante commerciale degli USA presso l’UE, che in precedenza aveva promosso attivamente la riduzione delle sovvenzioni per i coltivatori diretti europei.
    “Per cinque anni gli USA hanno atteso pazientemente finché l’Europa avesse tolto la moratoria”, dice Robert Zawllick. “Ma ad ogni fase della trattativa affrontiamo ostacoli sempre nuovi”. La querela degli USA contro le azioni dell’Unione Europea era stata pronta per essere presentata alla WTO già a gennaio di quest’anno. Ma per evitare di comlicare ulteriormente il rapporto con i leader europei, sullo sfondo delle divergenze “irachene”, gli Usa avevano deciso di non affrettarsi ad iniziare una nuova lite. Nel contempo, una soluzione di compromesso proposta dai rappresentanti europei non va bene agli Usa. L’UE proponeva di sostituire l’embargo con la marcatura obbligatoria di tutti i prodotti, fabbricati con l’utilizzo di tecnologie genetiche. A detta di Mary Sofos, vice presidente dell’Associazione dei produttori agricoli degli USA, l’introduzione della marcatura speciale comporterbbe semplicemente la sostituzione di una barriera commerciale con un’altra, ancora più difficile da superare. Da quando l’embargo è operativo, la prevenzione contro tali prodotti non ha fatto che aumentare. Secondo il sondaggio, svolto dalla Commissione europea, circa il 70% degli europei hanno detto di non aver intenzione di mangiare gli alimentari che hanno subìto modifiche genetiche. Riluttanza nei confronti dei prodotti dell’ ingegneria genetica è stata dimostrata anche dallo Zimbabwe e dallo Zambia, che non avevano voluto accettare, in agosto dell’anno scorso, il mais americano, fornito nell’ ambito di aiuti umanitari, temendo che potesse essere sottomesso alle modifiche genetiche.
    La querela sporta alla WTO è senz’altro solo la prima mossa fatta dagli USA che ora sembrano decisi a conseguire lo scopo ambito. Se dopo due mesi di consulenze della WTO con i rappresentanti della Commissione europea l’embargo non sarà abolito, gli Usa hanno intenzione di convocare un’assemblea straordinaria della WTO. Inoltre, nell’anno precedente a quello delle elezioni è difficile che l’amministrazione di Bush accetti i cedimenti in una faccenda di principio come il contrasto commerciale. Se quindi l’UE non vorrà andare incontro ai produttori agricoli statunitensi, gli Usa potrebbero applicare sanzioni.
    Le contraddizioni commerciali tra gli Usa e l’Europa non sono nate ieri e neanche avant’ieri. L’ultimo contrasto relativo alle modalità d’ importazione dei generi alimentari nei Paesi dell’UE non è che una nuova puntata di un lungo serial di divergenze transatlantiche.
    La lite “genetica” è stata praticamente provocata dalla richiesta avanzata dall’UE agli USA di rimborsa l’imposta sulle esportazioni, che concede preferenze da miliardi di dollari agli esportatori americani. C’è da ricordare che la WTO era stata creata nel 1995 proprio per comporre diverse controversie commerciali, dai dazi sull’acciaio a quelli sull’importazione del pollame (l’idea della WTO inizialmente era molto bella, ma in realtà l’Organizzazione veniva spesso usata come leva legale per esercitare pressioni sui partner poco malleabili). Ora vedremo, insomma, chi vincerà questa nuova “guerra”, gli USA o l’Unione Europea.

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