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Numero 9(73)
Russia 2003: eccesso di liquidità o mancanza di progetti?

    Prescindendo dagli alti tassi di crescita economica (il 7% nei primi cinque mesi di quest’anno), la situazione dell’economia russa appare paradossale.
    Sebbene nel settore bancario e finanziario ci sia in genere un eccesso di liquidità, che evidentemente potrebbe essere usata per finanziare progetti non connessi al comparto petroliero, in realtà l’afflusso di capitali nei settori non legati alle materie prime rimane assai scarso. Si dirà che ciò e’ dovuto al fatto che in Russia funziona male il settore bancario. Ma il problema appare assai piu’ complicato: molte banche oggi si lamentano di non avere clienti abbastanza appetibili.
    E’ chiaro che il settore bancario in Russia è insufficientemente sviluppato. Non vorremmo neanche soffermarci su cifre ben note a tutti, come la bassa quota parte dei depositi e dei crediti nel PIL dell’economia russa. Passiamo anche sopra alla scarsissima partecipazione delle banche al finanziamento degli investimenti: solo il 3%-5% in media, negli ultimi anni. Facciamo un accenno solo ai problemi verificatisi negli ultimi tempi.
    In primis, anche se in seguito alla riduzione dei tassi internazionali, la domanda alle banche russe di crediti da parte di grosse aziende petroliere è diminuita, le banche non sono state in grado di rivedere la struttura dei loro portafogli. I capitali non richiesti da clienti importanti, all’inizio dell’anno venivano spesso inviati sui conti nella Banca Centrale o sul mercato interbancario.
    Poniamo attenzione in secondo luogo all’incapacità delle banche di sviluppare il mercato dei nuovi strumenti finanziari, come il mercato delle obbligazioni corporate. Attualmente, con tante emittenti che vogliono collocare i loro titoli, le banche non sono in grado di piazzare tutti questi titoli, visto che tutti gli istituti di credito più importanti hanno già esaurito i limiti di investimento in questo strumento finanziario. In altre parole, la dirigenza delle banche non è disposta ad assumersi dei grandi rischi, incrementando il portafoglio di investimenti nei titoli corporate, il che finisce col limitare la domanda stessa di questi titoli.
    E’ ovvio che entrambi gli aspetti dell’attività bancaria dimostrano i problemi che hanno le banche che vorrebbero piazzare i depositi. E poi, quelle leggi sulla riforma bancaria, la cui approvazione è così ambìta dall’esecutivo, sono mirate all’estensione della base dei depositi o all’intensificazione dei controlli delle banche. Si capisce che in una situazione in cui l’afflusso annuale dei depositi individuali costituisce circa il 40%-il 45%, mentre la situazione macroeconomica è stabile, queste misure non sono di prim’ordine. Ma le proposte dei banchieri, come la riduzione del fondo di riserva obbligatorio dal 7%-10% di oggi al 5%, o la semplificazione del sistema delle riserve per gli strumenti finanziari, non sono state supportate dai dirigenti della Banca Centrale.
    Gli stessi banchieri fanno notare la mancanza di un numero sufficiente di clienti appetibili. Il problema è che la maggior parte delle imprese russe non è in grado di presentare una rendicontazione trasparente, ed anche le garanzie necessarie per l’ottenimento dei crediti. Di 39 mila imprese esistenti in Russia solo 700 hanno un turnover annuo ammonante a più di 100 milioni di dollari USA. Secondo gli esperti internazionali circa il 75% delle aziende piccole e medie non sono impegnate in qualsiasi tipo di business reale. Se si combinano questi due fattori, viene fuori che il numero di mutuatari interessanti è limitato, mentre finanziare i clienti piccoli è un affare rischioso, anzi costoso. Le spese subite per il lavoro con le piccole imprese superano di alcune volte il costo del servizio prestato a giganti come la Gazprom, la Transneft, la Lukoil, ecc.
    In questo modo, secondo i banchieri russi, la crescita notevole dei finanziamenti potrebbe iniziare solo dal momento in cui il Governo effettuerà riforme nel settore produttivo dell’economia. La riduzione del carico fiscale e della corruzione è cosiderata una conditio sine qua non per aumentare la trasparenza del settore finanziario e della sua solvibilità. Ovviamente anche la situazione economica stabile contribuirà all’ingrandimento delle imprese del settore produttivo e all’incremento del loro business.
    In attesa della riforma del settore produttivo le banche dovrebbero elaborare due tipi di strategia. Il primo prevede uno sviluppo intenso del commercio al dettaglio, perché i privati sono ritenuti mutuatari più puntuali rispetto ai clienti corporativi. La capacità di questo segmento potrebbe ammontare a circa 8-10 miliardi di USD, cioè aumentare di cinque volte nei confronnti del livello attuale. Questo tipo di strategia va bene per le banche che possono contare su investimenti da parte dei propri azionisti. Quelle banche invece che sentiranno la necessità di guadagnare da sole dovranno evidentemente assumersi dei rischi elevati ed aumentare i crediti concessi al settore produttivo, l’alta redditività dei quali riflette appunto gli elevati rischi. Proprio queste banche, in prospettiva, dovranno subire un monitoraggio più attento da parte della Banca Centrale, visto che possono diventare una fonte della crisi da debiti negativi.

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