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Numero 10(74)
Antiutopia

    A Londra è stata pubblicata la “lista di proscrizione” di George Orwell, autore delle antiutopie classiche “La fattoria degli animali” e “1984”.
    Poco prima, il 25 giugno l’opinione internazionale ha celebrato il centenario dello scrittore, e ora c’è un altro motivo per ricordarlo. Solo che gli ultimi sviluppi ci presentano Orwell in una luce equivoca, che non ha niente a che vedere con la smaccata solennità delle celebrazioni. Come è venuto fuori, Eric Arthur Blair, che a partire dagli anni 1930 scriveva con il nome d’arte “George Orwell”, nel 1949, poco prima di morire ha usato una cortesia inestimabile al servizio segreto britannico.
    In un elenco di persone che secondo lui simpatizzavano con i comunisti, Orwell ha inserito i cognomi di 38 persone tra le quali Charlie Chaplin, John Priestley, l’attore Michael Redgrave e altre note personalità. Nel 1949 quando la lista era stata composta, questa non era piu’ un semplice elenco, bensì una chiara indicazione per i servizi segreti, che non hanno mancato di fare uso dell’informazione loro offerta: le persone elencate sono state controllate, mentre una di loro, il giornalista del Daily Express Peter Smollet, veniva “identificata” come agente sovietico.
    Come si rivela, i motivi di Orwell non erano solo ideologici anche se le sue opinioni anticomuniste, l’odio del totalitarismo e segnatamente per la figura di Stalin, sono universalmente note. Lo scrittore si è deciso a cucinare un documento simile che non può essere definito altrimenti che delazione, mosso da un sentimento nobile: era innamorato di una giovane collaboratrice dei servizi segreti britannici. Cercando di aiutare la carriera della giovane spia inglese e di accattivarsi nello stesso tempo la sua benevolenza Orwell ha buttato giù un elenco dei suoi nemici ideologici. Celia Kirwan, come si chiamava la favorita dello scrittore, lavorava al dipartimento segreto del ministero degli esteri britannico. L’informazione da lei “ottenuta” veniva utilizzata subito. Ma Celia ha conservato l’originale dell’elenco per tutta la sua vita. Un anno fa, dopo la sua morte esso è stato trovato dalla figlia della spia e nel giugno scorso pubblicato.
    Malgrado il retroscena melodrammatico della storia, non si può dire che Orwell abbia rinunciato ai principi per un banale flirt, che d’altronde non è stato coronato da successo. Orwell ha sempre simpatizzato con la sinistra ma dopo la guerra in Spagna lo scrittore si è affermato solidamente sulle posizioni di antitotalitarismo e ha cambiato il suo atteggiamento verso i comunisti. È che a Orwell è capitato di combattere nei ranghi della milizia del P.O.U.M. — Partido Obrero de Unificación Marxista. Ma nel corso della guerra la situazione politica era cambiata e il campo repubblicano si è diviso: il P.O.U.M. era stato proclamato partito “trotzkista” e i comunisti si erano messi a perseguitare spietatamente gli ex alleati. Arresti in massa e torture erano piombati sulla “quinta colonna”, come ormai era definito P.O.U.M. Per una ferita grave Orwell aveva evitato miracolosamente la sorte dei suoi fratelli d’armi. Ma una presa di conoscenza da vicino con i metodi staliniani di “epurazione dei ranghi” ha per sempre segnato la sua ulteriore posizione.
    Nell’articolo “Perché io scrivo” (1946) lui diceva: “La guerra in Spagna e gli altri eventi dei 1936-1937 hanno perturbato il mio equilibrio; da quel momento io non sapevo più dove era il mio posto. Ogni riga che io ho scritto con serietà a partire dal 1936, direttamente o indirettamente era volta contro il totalitarismo”. Orwell restava “di sinistra per i suoi sentimenti” ma non ha più aderito a nessun partito e non sopportava i comunisti.
    “La fattoria degli animali” uscita nel 1945 ha detto tutto in modo abbastanza chiaro. Non è un caso che questo libro, come pure tutte le altre opere di Orwell, fosse proibita nell’URSS. I servizi segreti occidentali diffondevano tirature della “Fattoria degli animali” tradotte appositamente in russo e ucraino. I volumi delle opere di Orwell pubblicate in samizdat facevano parte della biblioteca clandestina dell’intellighenzia liberale insieme a Platonov, Nabokov, Solzhenitsyn ed altri. Ma l’altro libro di quelli più notti e proscritti di Orwell – “1984”, come prototipo aveva non tanto il regime staliniano quanto l’ idea di un meccanismo anonimo di assetto sociale totalitario. Nella realtà americana o britannica, Orwell trovava discreti esempi che lo “ispiravano”. Così il lavoro alla BBC durante la guerra ha fatto conoscere a Orwell l’ipocrisia burocratica e l’ha indotto a inventare la “novalingua”, l’idioma di Big Brother (“1984”), completamente priva della verità.
    Una sfumatura particolare a questa storia dell’elenco è conferita da quella circostanza che la “caccia alle streghe” scatenata negli USA sulla cresta dell’onda anticomunista, aveva qualcosa in comune con i metodi usati dall’altra parte dell’oceano (non in modo cosi’ radicale, a dire il vero). Bisogna notare anche che nel 1949 Orwell era gravemente malato di tubercolosi, gli restava solo un anno di vita. Così dall’ultimo anno di vita dello scrittore sono pervenute due opere molto importanti che determineranno il giudizio dei posteri su di lui: il romanzo “1984” (pubblicato nel 1949) e la lista delle personalità di cultura filocomuniste. Due opere strettamente legate ma così diverse per il talento investito e il peso specifico morale.

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