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Numero 10(74)
La Banca centrale di Russia: i tassi d’ interesse cresceranno, quelli di cambio in discesa

    Verso inizio d’autunno il tempo ai mercati finanziari cambia velocemente. Se nella prima metà dell’anno i mercati dormivano seguendo le tendenze impostate a gennaio, a luglio questa calma è stata turbata.
    Senza dubbio la situazione intorno alla Yukos ha fatto da catalizzatore per il mutamento di tendenza nei mercati. Come abbiamo già scritto nei numeri precedenti, dopo l’arresto di Platon Lebedev, sul mercato valutario corre voce che ormai i petrolieri ridurranno bruscamente il rimpatrio dei proventi in valuta. Come risultato il mercato valutario si è ritirato al livello di 30,5 rubli per un dollaro e solo gli interventi della Banca centrale hanno contrastato l’assalto alle banche russe. Notiamo che nel corso di questa torrida settimana le riserve in oro e in valuta si sono ridotte di quasi un miliardo di dollari, ed il mercato ritorna abbastanza malvolentieri alla quota di 30,30 rubli per un dollaro. Nel contempo sono cresciuti di molto i tassi del mercato interbancario: il 25 luglio il costo dei crediti al giorno era del 10-15% dell’ interesse annuo. Ricordiamo che le notizie di Yukos hanno fatto cadere i prezzi delle euroobbligazioni russe e la redditività dell’obbligazione a 30 anni è aumentata dal 5% al 7,4% in una sola settimana.
    Se gli operatori del mercato ravvisano in questi eventi gli echi di un’ instabilità politica, alla Banca Centrale si percepisce in essi un segnale di svolta della situazione al mercato. A favore di questa versione testimonia una crescita delle redditività delle obbligazioni nel mondo, in particolare di quella dei buoni di tesoreria americana. Inoltre si dubita che a seguito di un calo dei prezzi dei beni immobili in Europa e, probabilmente, negli USA, possa ridursi notevolmente il consumo delle famiglie che si manteneva ad un livello alto grazie a un boom del mercato delle abitazioni. Lo stesso fattore può portare ad un rincaro dei crediti bancari od a crisi bancarie. In ogni caso i tassi in futuro non possono scendere al disotto del livello attuale.
    Un altro fattore che può alimentare la tendenza dei tassi verso la crescita è la situazione dei bilanci di molte potenze mondiali. L’esistenza di enormi obblighi sia sociali che debitori renderà difficile alle primarie economie mondiali il compito di ridurre il volume dei debiti. Per questo motivo le crescenti brame dei prestiti costringeranno i mercati finanziari a inserire le aspettative di crescente insolvibilità dei governi nei costi delle obbligazioni.
    Dunque secondo gli esponenti delle autorità, la tendenza dei tassi alla crescita si è già manifestata in pieno nel resto del mondo. Che cosa vuol dire ciò per il mercato russo?
    In primo luogo per le società russe questo vuol dire che il costo dei loro prestiti provenienti dall’estero tenderà ad aumentare, il che le orienterà verso l’indebitamento sul mercato interno. Per questa ragione si ridurrà l’afflusso dei capitali di cui poco tempo fa si gloriava la Banca centrale, e la crescita delle riserve in oro e valuta rallenterà. Il minore afflusso di valuta estera permetterà di mantenere più basso il tasso di cambio rublo-dollaro, con conseguenze positive sulla crescita economica. Per cui a fine anno è prevedibile un tasso di cambio rublo-dollaro a 31–31.3.
    Il passaggio dai presiti esteri al mercato interno comporterà un aumento dei tassi interni. E quindi renderà l’ accesso alle risorse finanziarie più caro per il Ministero delle Finanze. Il mercato delle obbligazioni corporative può perdere la sua attrattiva agli occhi della clientela, che potra’ passare ai prestiti bancari, il che sicuramente sarà una buona notizia per le banche che a partire dall’inizio dell’anno si consumano sulla liquidità, e non si decidono a valorizzare nuovi segmenti della clientela. Secondo il governo russo, nei prossimi tempi esse possono ritrovarsi i beneficiari che prima preferivano i loro crediti ai prestiti corporate in rubli o a quelli esteri.
    D’altra parte possono andare incontro a problemi finanziari quelle società che hanno già accumulato volumi di debiti eccessivamente grandi. Il primo candidato tra di loro è il Gazprom con il suo debito enorme – circa il 40% del suo fatturato annuo – di cui abbiamo già scritto più volte. È chiaro che il mercato azionario del monopolista del gas può avere una reazione negativa alla crescita dei tassi.

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