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Numero 10(74)
G. Bush è contrario alla divulgazione dei risultati di un’ indagine sugli attacchi terroristici dell’11 settembre

    Il presidente degli USA George Bush si pronuncia decisamente contro la divulgazione dei risultati di un’ indagine parlamentare su alcune circostanze degli attentati terroristici negli USA l’11 settembre 2001.
    In una conferenza stampa alla Casa bianca il presidente americano ha dichiarato che la pubblicazione di una parte dell’indagine parlamentare sulle circostanze degli attentati terroristici negli USA l’11 settembre 2001 riguardo al coinvolgimento in essi del governo saudita, tornerà utile ai “nemici dell’ America”. G. Bush ha anche aggiunto che la divulgazione dei risultai preliminari può “compromettere la stessa indagine “.
    Però il capo della commissione parlamentare d’ indagine sulle circostanze degli attentati terroristici negli USA l’11 settembre, Richard Shelby, si è pronunciato per la divulgazione del 95% dei risultati di questa indagine, comunica AP.
    Conviene notare che la Casa Bianca ha rifiutato di rendere di pubblica ragione quella parte della relazione informativa che conterrebbe dati sui possibili legami degli esponenti del governo saudita con alcuni dei combattenti che avevano partecipavato agli attentati terroristici dell’11 settembre. Secondo l’addetto stampa della Casa Bianca Scott McClellan, la pubblicazione dei materiali richiesta dal governo dell’Arabia Saudita e da alcuni membri del Congresso USA, “metterebbe a rischio la nostra sicurezza nazionale e impedirebbe l’investigazione sugli eventi dell’11 settembre”.
    I pubblici ufficiali che in precedenza avevano preso conoscenza della relazione redatta dal comitato per l’ intelligence del Congresso americano, avevano dichiarato che funzionari altolocati nel governo saudita avevano assegnato centinaia di milioni di dollari a certe associazioni caritatevoli che a loro volta hanno contribuito al finanziamento degli attentati dell’11 settembre 2001.
    Ricordiamo che sulle 28 pagine della relazione diffusa dal comitato il 24 luglio, l’accento principale si fa proprio sull’Arabia Saudita. Tuttavia nei frammenti della relazione non si accenna a nessun finanziamento dei gruppi terroristici da parte delle autorità saudite anche se l’informazione dettagliata su questo aspetto e’ contenuta nel testo integrale della relazione.
    A sua volta il principe Saud ibn Abdul Aziz al-Saud al-Feisal, ministro degli esteri saudita, ha definito le accuse di coinvolgimento negli attentati dell’11 settembre rivolte al suo paese “assurde ed ingiuste”. Il capo del ministero degli esteri saudita, in visita negli USA, ha aggiunto che il suo paese è “ingiustamente calunniato” dai sospetti di coinvolgimento negli attentati. A detta del ministro la direzione saudita è estremamente afflitta che gli USA sospettino di attentati un paese che era stato un alleato fedele di Washington per 60 anni, comunica AP.
    Intanto in un’intervista al giornale arabo Al-Sharq al-Awsat il principe Naif ibn Abdul Aziz al-Saud, ministro degli interni dell’Arabia Saudita, ha detto che la maggior parte degli arrestati in Arabia Saudita per sospetto di organizzazione di attentati, appartiene al gruppo terroristico “Al-Qaida”. Secondo il dirigente del ministero degli interni, negli ultimi due mesi sono state arrestate più di 200 persone che preparavano attentati, e 15 circa sono state uccise mentre tentavano di opporre resistenza. Però il principe Naif ibn Abdul Aziz al-Saud ha detto che l’Arabia Saudita non ha intenzione di estradare i suoi cittadini accusati di terrorismo. In questo specifico caso si tratta del soggetto saudita Omar al-Bayoumi, che le autorità americane accusano di avere organizzato gli attentati dell’11 settembre 2001.

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