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Numero 15(79)
L’agenzia Moody’s conferma il livello di investimenti
e non vuole considerare la causa della Yukos


    L’agenzia di rating Moody’s ultimamente è menzionata dalla stampa in modo quasi frequente come lo stesso Mikhail Khodorkovski. Il motivo è uno solo: il conferimento alla Russia del rating “da investimenti”, che si è verificato quasi in contemporanea con l’attacco del potere contro la Yukos, ha messo l’agenzia come in opposizione nei confronti del mercato finanziario e di molti investitori, analisti e giornalisti. I dirigenti della Moody’s spiegano la loro posizione alla stampa, mentre i suoi analisti hanno addirittura convocato a Mosca un apposito convegno, per discutere la loro visione della dinamica dell’economia russa.
    Jonathan Shiffer, il capo analista della Moody’s per i rating sovrani, ha speso la metà del tempo che gli era concesso per il suo intervento a spiegare la metodologia dell’agenzia. L’analista voleva far capire soprattutto che il rating della Moody’s non implica una valutazione della situazione politica e neanche economica, è invece soltanto una valutazione della capacità e della volontà del governo russo di pagare i suoi debiti. Shiffer ha voluto precisare che si tratta solo del debito commerciale estero della Federazione Russa, che totalizza 36 miliardi di dollari. La capacità e la volontà del governo di onorare proprio questo debito sarebbero così ovvie, che l’agenzia ha ritenuto possibile conferire alla Russia il grado “da investimenti”. La Moody’s inoltre valuta con il suo rating solo i prossimi 3-5 anni, quindi, anche qualora peggiori la congiuntura estera, si pagherà lo stesso per le euroobbligazioni russe.
    Il tono generale degli interventi dei dirigenti della Moody’s potrebbe essere definito un po’ annoiato. Come ha detto lo stesso Shiffer, di solito l’agenzia viene rimproverata dalla stampa e dagli analisti per aver conferito un rating non sufficientemente alto, mentre in Russia viene accusata di essere troppo ottimistica. E’ ovvio che nè l’analista, né i dirigenti dell’agenzia si aspettavano tali critiche. Inoltre, a gettare olio sul fuoco sono state le dichiarazioni fatte da un’altra agenzia, la S&P, che ha motivato la sua riluttanza a rialzare il rating della Russia proprio con gli sviluppi della situazione attorno alla Yukos e alla mancata protezione del diritto di proprietà. La Moody’s pertanto ora deve quasi giustificarsi, il che non può non suscitare una certà esasperazione.
    Nel contempo, l’idea che la Moody’s ha della Russia appare piuttosto superficiale. In Russia, gli indici macroeconomici non possono fornire una base sufficiente per prendere delle decisioni così complicate, visto che le strutture dell’economia sono radicalmente diverse da quelle dell’Europa Occidentale e degli USA. Anche la crisi del 1998, nonostante che fosse stata condizionata dai prezzi bassi del petrolio e dal deficit budgetario, è diventata così pesante per la riluttanza del governo a ristrutturare i debiti, tenendo conto degli interessi degli investitori, e per il problema della gestione corporativa, che ha comportato una fuga enorme di capitali dal Paese. Il riferimento agli indicatori macroeconomici buoni non è pertanto un motivo sufficiente per conferire un rating da investimenti.
    La contraddizione principale, implicata poi nel conferimento del rating “da investimenti”, sta nel fatto che la relativa decisione è stata presa nel momento in cui molti operatori del mercato dei titoli si sono già messi a provare un certo pessimismo.
    L’analista della Moody’s spiega questo paradosso con motivi tecnici: per conferire un rating “da investimenti” ad un Paese si chiede l’opinione di tutti gli analisti dell’agenzia, cosicché per la procedura delle concordanze ci vuole molto tempo. Con questa dichiarazione i rappresentanti dell’agenzia, di fatto, hanno ammesso di non essere in grado di reagire rapidamente al mutamento della situazione nel Paese. Quindi, hanno ragione quei partecipanti al mercato secondo i quali se l’agenzia rialza di tanto il rating del Paese, è proprio ora di vendere le sue azioni ed obbligazioni.

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