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Numero 15(79)
S&P: i rischi del sistema bancario russo
non si sono ridotti rispetto al 1998


    Il presentimento di una crisi bancaria in Russia, il tema “prediletto” delle discussioni tenute dai finanazieri, ha finalmente avuto una base “scientifica”: secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s, il 50%-75% dei crditi, rilasciati dal settore finanziario all’economia russa sarebbero potenzialmente inesigibili, come era stato alla vigilia della crisi del 1998.
    Ma gli esperti russi rimproverano l’agenzia di un conservatorismo eccessivo.
    Gli effetti della crisi finanziaria del 1998 vengono sempre più dimenticati dagli investitori, anche perché l’economia russa sta sempre meglio. Gli investitori esteri oggi si informano, come una volta, sul prezzo delle azioni delle banche russe, le quali, a sua volta, chiedono prestiti sempre maggiori in Occidente. “E’ cominciata la seconda “presentazione” del sistema bancario, il quale però non può più essere valutato in base agli indici lordi”, rileva Ekaterina Trofimova, l’analista bancaria della Standard & Poor’s. “Ora molti investitori occidentali e operatori del mercato russo sono troppo ottimistici. Il nostro scopo è quello di metterli in guardia contro l’euforia e la valutazione inadeguata dei rischi che si verificavano alla vigilia della crisi del 1998”.
    Va ricordato che per analizzare i rischi, la S&P usa il volume degli attivi lordi problematici (VPA) in combinazione (una percentuale dalla somma dei crediti interni, rilasciati all’ economia) con l’avverarsi di uno scenario pessimistico, come la bancarotta di uno o più mutuatari, il peggioramento della situazione macroeconomica (se, ad esempio, calano bruscamente i prezzi del petrolio), ecc., fino ad una crisi sistemistica.
    La S&P ritiene che la redditività delle banche sia in calo, mentre i rischi aumentano: l’agenzia è preoccupata dal calo della redditività delle banche russe, accompagnato dall’aumento delle spese e dalla dipendenza crescente dal mercato dei titoli. Sono queste le conclusioni tratte dall’analisi della rendicontazione internazionale di 30 fra le banche più importanti del Paese, nel 2002 e nel 2003. Ma la S&P è sicura che i nostri banchieri sono capaci di migliorare la situazione nel settore. “Il peggioramento degli indici di redditività nel 2002 e nel 2003 è il principale trend finanziario nel settore bancario russo, che continuerà nei prossimi anni”, aggiunge la Trofimova.
    Secondo la relazione analitica della S&P, il 50%-75% dei crediti concessi dalle banche russe all’economia (trattandosi di tutte le obbligazioni del settore privato e di istituti pubblici non finanziari) sono potenzialmente inesigibili. E’ l’indice più alto, secondo la scala dell’agenzia, e per la Russia rimane invariato dall’estate del 1998 (aveva raggiunto la quota più bassa, il 35%-il 60%, nel 1997). Il grado così alto del volume degli attivi lordi problematici (VPA) è dovuto anzittutto alla debolezza strutturale dell’economia russa”, ribadisce la relazione. Un VPA identico è attribuito, ad esempio, alla Romania, all’Argentina, alla Cina, all’Indonesia, alla Turchia, all’Egitto e all’India, mentre il Kazakhstan, la Lettonia e la Lituania hanno il 35%-50%, e la maggior parte dei Paesi dell’Est europeo, il 25%-il 40%.
    “Si tratta di una stima fatta dagli esperti, non è basata su una formula esatta, ma si deduce in modo collegiale, in base all’esame dei parametri di un sistema bancario e al confronto con altri Paesi”, spiega Irina Penkina, l’analista bancaria della Standard & Poor’s. “Questa valutazione fa capire, quali possono essere le perdite potenziali e i rischi massimi nel settore bancario”. Anche gli altri esperti ritengono che la qualità dei crediti concessi dalle banche dopo il 1999 non varia rispetto a quella dei crediti rilasciati nel 1997. Essi sostengono peraltro che non è assolutamente possibile comparare la sutuazione di oggi con quella che precedeva la crisi del 1998, mentre quella della S&P è una stima troppo conservatrice. Le banche ora analizzano assai meglio i rischi dei crediti, e dopo il cambio dell’amministrazione della Banca Centrale sono migliorati i controlli.
    Ma la S&P non molla. “Il VPA di solito si determina in base alla capacità di credito, alla stabilità e alla forza di un sistema”, dice Penkina. “A nostro avviso, da questo punto di vista non vi siano verificati cambiamenti radicali, sostanziali: il sistema bancario russo rimane uno fra quelli a più alto rischio su scala mondiale, e uno dei più dipendenti dai fattori esterni sfavorevoli; la regolamentazione del settore continua ad essere molto debole e inadeguata, mentre gli azionisti non sembrano molto disposti a supportare le loro banche”.
    Va rilevato che è la prima volta che la S&P prende in esame la redditività delle banche russe più importanti. Per molti di essi l’utile netto, secondo gli standard internazionali di rendicontazione finanziaria, sono aumentati nel 2002 e nel primo semestre del 2003, ma l’ aumento era stato più lento rispetto alla crescita degli attivi, e per questo motivo è continuata la riduzione degli indici di redditività. Secondo i dati della S&P, la redditività media degli attivi di 30 banche più grandi si è ridotta nel 2002 fino al 2,87%, rispetto al 3,11% nel 2001 e il 4,43% nel 2000. Il margine medio d’interesse delle banche si è ridotto, verso la metà del 2002, fino al 5,4%, rispetto al 7,5% nel 2001 e al 7,1% nel 2000. L’agenzia prevede che “questo tend negativo continuerà nel 2003 e anche dopo”. Il rapporto medio fra spese e redditi delle banche è aumentato nel 2002 fino al 70%, rispetto al 58% nel 2001.
    La riduzione del margine d’interesse e della redditività degli attivi delle banche è un processo oggettivo, il quale, secondo gli analisti della S&P, sarebbe dovuto alla stabilizzazione macroeconomica, all’aumento della concorrenza sul mercato bancario ed all’incremento dei prestiti esteri fatti dalle aziende. Ma l’agenzia è preoccupata dalla dipendenza crescente delle banche dal mercato dei titoli e dalle alte spese operative, che “ostacolano maggiormente l’aumento dell’utile netto”. Le banche controllano “scarsamente le loro spese correnti”, ma d’ altra parte devono investire nello sviluppo dell’infrastruttura, nella formazione del personale e nell’introduzione dei nuovi prodotti e servizi. E per far rientrare tali spese, ci vuole parecchio tempo. “La situazione favorevole degli ultimi tre anni induce le banche anzittutto ad incrementare il prprio business, ma esse ignorano i rischi potenziali”, fa notare la Sig.ra Trofimova, rilevando anche “il peso specifico troppo alto dei redditi” ottenuti dal commercio dei titoli dalle nostre banche più importanti: mediamente, il 37,5% del reddito complessivo e quasi il 150% dell’utile netto. Le banche russe più importanti potrebbero perdere l’utile o essere in perdita, anche se nel mercato dei titoli ci sarà una stagnazione vera e propria, ribadisce la S&P. Ma l’utile netto è una fonte importante della capitalizzaizione delle nostre banche. E se un anno fa, di 100 banche più grosse, solo otto avevano il coefficiente di sufficienza del capitale vicino al minimo (il 10%-il 12%), oggi tali banche sono già 22. Senza investimenti radicali nel capitale, molte banche grandi saranno costrette a rassegnarsi alla riduzione dei ritmi di crescita del business, avverte l’esperto.
    I banchieri e gli analisti assicurano peraltro che la situazione nel settore non e’ critica, e che in prospettiva a breve termine essa non comporterà una crisi bancaria. Ma se il margine continuerà a ridursi, mentre i redditi delle banche dipenderanno troppo dal mercato dei titoli, prima o poi i motivi esterni (riduzione dei prezzi del petrolio, rallentamento della crescita economica, ecc.) comporteranno necessariamente una crisi che colpirà soprattutto le banche piccole e regionali.
    Molti analisti bancari sono d’accordo sul fatto che fin quando le banche fanno utili, la situazione non è per niente drammatica, ma può diventare critica quando vi saranno molte banche in perdita. “Alla fine del 2003, molte banche dimostreranno utili alti, più alti del 2002. L’aumento del mercato dei titoli oggi è in base ai redditi alti delle banche”. Esiste pertanto un rischio rilevante che i problemi del controllo delle spese, della diversificazione della clientela e dello sviluppo di nuovi orientamenti del business perderanno la loro importanza per i manager delle banche, in prospettiva di poter ottenere redditi facili”, conclude Penkina.
    Secondo i banchieri, le ricette della S&P sono ragionevoli, essi sostengono anzi che cercano di seguirli, anche se è assai difficile. E’ chiaro che nessuno vuole dipendere da un unico grande cliente, e che le banche vogliono diversificare il proprio business, attraendo i clienti medi e piccoli. Nel contempo però è difficile farlo, mentre in Russia 200 aziende più grandi accumulano il 70% della circolazione monetaria.

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