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Numero 15(79)
Ekaterina Ghenieva: “Tutto è successo nel giorno in cui Soros è stato insignito dall’Harvard University di una decorazione speciale per il servizio quindicennale a favore della Russia”
Due premi per Soros
L’intervista a Ekaterina Ghenieva, Direttrice della Biblioteca delle letterature straniere “Rudomino’” e Presidente del Consiglio direttivo dell’Istituto per la Società aperta (Fondo Soros)


    – Ekaterina Jurievna, noi conosciamo i fatti, sappiamo che il Fondo Soros è stato praticamente sfrattato dalla sua sede, e che ciò è opera di un kommando che pare fosse anche in maschera.. Come può commentare quello che è successo?
    – Si, tutto sommato, c’erano anche alcuni particolari che per voi potrebbero essere interessanti. Questi uomini in divisa mimetica e, a proposito, senza maschera, erano perfettamente organizzati. Il fatto è quello: il Fondo Soros è stato sfrattato dalla sua sede, sono stati sequestrati tutti i nostri beni personali (anche se alcuni effetti peronali sono stati salvati dai nostri impiegati) e pure i beni pubblici, cioè il patrimonio del Fondo. I nostri avvocati hanno sporto denuncia per i danni patrimoniali, quelli personali, quelli del Fondo di Soros, quelli delle sue organizzazioni. I danni, infatti, sono stati subìti anche da esse, anche se queste organizzazioni sono independenti dal Fondo. Tra esse ci sono il Fondo Likhaciov, il Fondo “Politica aperta”, il programma “I leader della cultura”, il nostro programma congiunto con la Biblioteca del Congresso statunitense e molte altre. Sono stati portati via tutti i nostri contratti relativi alle borse di studio. Va notato che tutto ciò non ha nulla a che vedere con la vertenza per l’edificio, nella quale noi non partecipiamo con simili metodi. Conduciamo interminabili processi in una corte arbitrale in cui abbiamo già vinto 16, 17 o forse anche 20 processi. Sa, quando il numero di processi supera una certa cifra, poco a poco si dimentica quanti sono stati in tutto. Oggi come oggi so esattamente una sola cosa: noi siamo stati affittuari legittimi dell’edificio fino al 2009. Perciò, con quale motivo ci sfrattano, chi ci sfratta senza presentare qualsiasi documento, è difficile dirlo. Sono state intentate alcune cause, di cui una penale, relative a ciò che è successo. E quindi speriamo che la legge intervenga e decida. Quella faccenda ha avuto luogo mentre io ero a Firenze. In quella notte dell’”occupazione del Palazzo d’Inverno”, dal 6 al 7 novembre, ho telefonato all’Amministrazione del Presidente e al Ministero degli Interni, ma non ho ottenuto niente, senza contare la comparsa di un certo colonello della polizia del quartiere Zamoskvoretskij, che dopo aver parlato a quattr’occhi con Kantemir Karamzin, è uscito, e ha detto, mostrando una fotocopia, che Karamzin era il proprietario dell’edificio. E basta, nessun altro è arrivato, nessuno si è fatto vedere. E’ molto triste che tutto ciò sia successo proprio nel giorno in cui Soros era stato insignito (non qui, ma ad Harvard) da una decorazione speciale per il servizio quindicennale a favore della Russia.
    – La stampa liberale ha valutato lo sfratto del Fondo di Soros come una continuazione di quegli eventi che si svolgono in Russia negli ultimi tempi. Secondo lei, queste vicende sono legate in qualche modo all’arresto di Khodorkovskij, alla “pulizia” ormai terminata dei mass media?
    - Sa, la mia situazione di commentatore è complicata: gli stessi eventi sono già stati commentati da Soros. L’ha fatto ad Harvard. Ha detto allora di vedere un nesso tra queste vicende e l’arresto del sig. Khodorkovskij. Io invece non dispongo di fatti che lo possano confermare. Posso solo sperare che non esista alcun nesso tra queste faccende. Ma le strutture banditesche che hanno occupato l’edificio (altro che media liberali) diffondono informazioni secondo le quali l’edificio da tempo non sarebbe occupato dal Fondo Soros, ma da una struttura della Yukos. E’ una bugia assoluta, noi non affittiamo locali. Non abbiamo nessun contratto di collaborazione, ma la Yukos continua spesso quello che abbiamo iniziato noi. E per quanto riguarda il mio atteggiamento personale nei confronti di Mikhail Khodorkovskij, ne ho parlato più di una volta: per me, è uno degli amministratori più bravi che fanno rinascere le tradizioni dei mecenati ed io provo un rispetto enorme per lui. Ha preferito rimanere in Russia, benché potesse permettersi perfettamente di partire.
    – Anche noi speriamo che non esista tale nesso, ma si intravede troppo chiaramente.
    – Ma in tal caso, come ho detto in un’intervista, quand’è così, non si vuole vivere. Se infatti c’è qualche nesso con la sorte di Otto Latsis (uno dei giornalisti democratici più noti, malmenato ferocemente da sconosciuti quindici giorni fa – ndr), per il quale nutro un profondo rispetto personale, il quale ha avuto una parte importantissima nella distruzione dell’impero del male sovietico, allora non capisco chi è il nemico e chi sta dietro. Ho l’impressione che non tutto sia a posto nelle struture che stanno vicino a Putin. Non penso che a lui in persona tutto ciò serva e sia utile, soprattutto alla luce di quell’immagine che gli si costruisce attorno in Occidente.
    – Il sito internet Grani.ru ha scritto che l’archivio a voi sequestrato sarebbe stato portato in una direzione assai concreta, per crearvi una banca dati sui destinatari delle borse di studio: difensori dei diritti umani, ecologi, giornalisti...
    - Si’, abbiamo la migliore banca dati sugli assegnatari delle borse di studio. Per dire la verità, non abbiamo mai nascosto queste informazioni. Ma tra le carte sequestrate ci sono le biografie dettagliate degli assegnatari delle borse di studio. Chi ne ha avuto bisogno, è difficile capire. Forse color che hanno fatto una commissione a Kantemir Karamzin. Mi hanno detto che lui aveva vietato categoricamente agli impiegati del Fondo di prendere i documenti.
    – E’ strano, ufficialmente si combatteva per l’edificio...
    - Beh, non c’era un combattimento vero e proprio: sono venuti 40 uomini, tutto è stato organizzato perfettamente: hanno portato delle scatole speciali, hanno fatto arrivare dei camion e si sono messi a imballare tutto rapidamente. E io tuttora non so dove si trovano questi documenti e chi li sta esaminando. Sono state sequestrate tutte le nostre informazioni sugli erogatori delle borse di studio, e tutto l’archivio del Fondo Soros, e il patrimonio intellettuale per l’importo di alcuni milioni di dollari.
    – E l’ultima domanda: quanti soldi ha speso Soros negli ultimi 15 anni per la Russia?
    - Un miliardo, più di un miliardo di dollari.
    – E’ possibile, quindi, vedere in quello che succede adesso una specie di “ringraziamento”da parte delle autorità russe per questo miliardo?
    - Sa, penso che bisogna dividere due Russie. Credo che questo è il “ringraziamento” da parte di quella Russia che mentre io partecipavo ad una trasmissione della radio “Eco di Mosca”, mi spediva i messaggi, di questo tipo: “Soros l’ha meritato, perché ruba i nostri cervelli e i nostri scienziati, è un sabotatore, massone, ecc.”. Ma voglio dire che in contemporanea ho ricevuto tantissime telefonate sia dagli assegnatari delle nostre borse di studio, sia da persone assolutamente sconosciute che sostenevano di essere disposti a fare qualsiasi cosa per dimostrare la loro solidarietà con il Fondo di Soros e la loro gratitudine. Penso che sia proprio questo il ringraziamento vero della Russia.

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