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Numero 16(80)
“La Traviata” al “Bolshoy”

    La “Traviata” messa in scena da Franco Zeffirelli è stata ospite a Mosca solo per tre giorni. Si capisce che gli spettacoli al Bolshoy sono andati a tutto esaurito. Molti tra il pubblico russo ricordano come nel 1982, nei cinema dell’Unione Sovietica, era stato proiettato il film omonimo con Palcido Domingo e Teresa Stratas. La versione cinematografica pomposa costruiva nascostamente il quadro atteso dal pubblico. Probabilmente tale atteggiamento è stato preso in considerazione dagli organizzatori, anche se dalla data di quelle riprese sono passati ormai più di vent’anni, e in tutto nella sua carriera Zeffirelli ormai ottantenne ha messo in scena, come minimo, 20 “Traviate”, e quella presentata a Mosca inizialmente era stata fatta in un piccolo teatro provinciale. Ciononostante, le aspettative si sono avverate. Sul palco del Bolshoy risuonavano gli echi dello spettacolo, per il quale Zeffirelli ha avuto il soprannome del “cantore del lusso”.
    Per lo stesso regista peraltro, il punto di riferimento non è il film, ma la messinscena del 1958 con Maria Callas. Zeffirelli sostiene che da allora è fedele allo stesso concetto della “Traviata”.
    L’opera è stata portata da Busseto, la piccola città in cui nacque Verdi. Il teatro che porta il nome del grande compositore ha un palcoscenico molto più piccolo rispetto a quello del Bolshoy, cosicché si è dovuto rifare le scenografie, adattandole alle nuove dimensioni. Al centro del palco, sul piedistallo nero di plastica con i gradini, è stata eretta una struttura trasparente di cilindri non chiusi. Essi giravano e aprivano per gli interpreti l’accesso al circolo centrale, di due o tre metri di diametro. Le altre scenografie ricordavano vagamente quelle del film del 1982, ma in sostanza erano più laconiche. Anche i costumi ci rimandavano al film; la protagonista si è dovuta cambiare diverse volte.
    La parte di Violetta è stata interpretata da una giovane cantante, Stefania Bonfadelli, la parte del vecchio Germain è stata interpretata da Renato Bruson, e Massimo Giordano era Alfredo. I cantanti sono stati onorati delle ovazioni del pubblico, indirizzate soprattutto a Renato Bruson, la cui esperienza e la voce lo distinguevano un po’ dagli altri interpreti. Non è stata peraltro perfetta l’armonia tra la musica e le voci: c’è qualche rimprovero da fare all’orchestra diretta da Massimiliano Strefanelli. Ma pare che l’aura dell’autorevolezza di Zeffirelli e la musica di Verdi abbiano cancellato tutti i difetti, per gli occhi e per gli orecchi del pubblico. E poi la rappresentazione è stata resa spettacolare dal balletto spagnolo Balletto Sagnolo di Lucia Real & El Camborino, che ha addobbato il ballo di Flora con il tichettio d castagnette e di tacchi.

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