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Numero 2(82)
Caccia al business: chi la prossima preda?

    Nel discutere la situazione della Yukos, molti si rasserenevano per il fatto che Mikhail Khodorkov–skij avesse sofferto per aver compiuto qualcosa di irregolare: non avrebbe dovuto entrare in politica, violando il patto di non aggressione tra il business e il potere, non avrebbe dovuto accusare i funzionari di corruzione, irritando il Presidente, non avrebbe dovuto ingerirsi nelle questioni delle esportazioni del petrolio e della riforma del Gazprom, provocando atteggiamenti ostili da parte delle società pubbliche.
    Ma ora nascono nuovi casi, e, conseguentemente nuove spiegazioni, perché l’occhio della Procura generale, degli organi fiscali o della Cortedei conti si non si fosse mai diretto verso questa o quella azienda.
    Sembra che il nuovo scandalo nel mondo dell’impresa possa essere suscitato dalla lotta tra la Vympelkom, uno degli operatori più importanti nel settore dei cellulari, e il Ministero delle comunicazioni. Alla fine di gennaio, la Procura del Distretto amministrativo di Mosca Nord ha intentato causa penale a carico della “Vympelkom”. I magistrati accusano la società di aver condotto un’attività imprenditoriale illegale sul territorio della capitale. Il fatto è che la licenza per la concessione dei servizi di comunicazioni cellulari GSM non appartiene alla stessa Vympelkom, ma alla sua succursale “KB Impuls”. A parte la formalizzazione inadeguata della licenza, emerge anche la questione, relativa all’ottimizzazione della tassazione, il che permette di coinvolgere gli esperti degli schemi di ottimizzazione fiscale, i quali avevano già lavorato sulla Yukos, nei controlli della nuova azienda. A proposito, la posizione presa dalle autorità nei confronti dell’ottimizzazione della tassazione suscita stupore. Nell’intervista rilasciata al giornale Times, pubblicata qualche settimana fa, il vice premier, il Ministro delle finanza Russo ha detto che le grandi compagnie petrolifere che avevano minimizzato la tassazione alla fine degli anni 90 e nei primi anni 2000 saranno costrette a compensare allo Stato i danni causati dagli “schemi fiscali”. Pur ammettendo la presenza di scappatoie nella legislazione fiscale, Kudrin ha precisato che non sarebbero state penalizzate solo quelle scappatoie che “erano state autorizzate”. Ma non ha voluto chiarire, quali sono questi “schemi autorizzati” e quali misure di pressione sono preparate dal Governo. Se invece di ammettere la propria incapacità di creare una base legislativa il Ministero delle finanze autorizza o meno l’uso di qualche schema, solo questo introduce un’enorme incertezza nel funzionamento di qualsiasi business.
    Proprio la legislazione poco chiara fa sì che ogni cambiamento nell’organico del Governo può comportare l’eventuale mutamento delle regole del gioco. Perciò le prossime elezioni presidenziali e la nomina del Governo sono di primaria importanza per alcuni altri gruppi imprenditoriali, i quali già oggi sono presi di mira dagli organi del potere. Secondo voci che corrono, il primo a poter subire delle noie è ovviamente Vladimir Potanin. L’attività insolita, svolta ultimamamente dai dirigenti della Interros, la sua società, dimostra che queste voci non sono infondate. E’ stato, per esempio, proprio Vladimir Potanin a proporre di unire la RSPP, l’associazione delle grandi imprese, con l’OPORU, l’alleanza della piccola impresa, cioè, di fatto, ha pensato di diluire la grande impresa nelle piccole aziende. Inoltre, qualche giorno dopo quella dichiarazione, i giornali hanno diffuso la notizia della fusione tra l’OMZ, la compagnia di Kaha Bendukidze, e il gruppo “Silovye Mashiny”, controllato da Vladimir Potanin. E’ ovvio che la nuova compagnia riunita, a parte il fatto di avere una forza di manovra, anche politica, più efficiente, includerà in particolare le industrie non destinate alle esportazioni ma al mercato interno, il quale nelle condizioni politiche di oggi è una realtà assai più vantaggiosa, dato che gli esportatori potrebbero diventare prossimamente una mucca da mungere.
    Il potere ha anche mosso delle accuse a Roman Abramovich. La dichiarazione della Corte dei Conti, secondo la quale essa avrebbe intenzione di svolgere i controlli dell’attività dell’amministrazione della Ciukotka (il cui governatore è appunto Roman Abramovich) parla da sé. A giudicare dai commenti fatti da Serghei Stepascin, il direttore della Corte dei Conti, le spese personali di Abramovich per l’acquisto di una società di calcio inglese, contrastano troppo con gli scarsi aiuti fatti ai ragazzi russi senzatetto, il che suscita la necessità di verificare l’attività dell’acquirente, da lui svolta nei panni di governatore. Anche Anatoli Ciubais potrebbe essere preso di mira, visto che la discussione sul procedimento della privatizzazione sfocia sempre nella domanda su chi fosse stato a permettere tale sperpero del patrimonio pubblico nei primi anni ‘90. Proprio in vista di tale minaccia, il capo della RAO EES non ha appoggiato Irina Khakamada come candidato a Presidente, e ha cercato di dissociarsi dalle sue dure dichiarazioni.
    Per la maggior parte delle grandi società, i risultati delle elezioni presidenziali rappresentano un limite economico importante, dopo il quale le loro posizioni potrebbero indebolirsi parecchio, cosicché il 14 marzo diventa veramente una data di rilievo. Uno scenario possibile poi è la presenza troppo bassa degli elettori alle urne, che potrebbe metterne in forse la legittimità.
    L’attentato terroristico nella metropolitana di Mosca rende più verosimile tale scenario, visto che ha dimostrato ancora una volta l’impotenza del potere. Quest’impotenza si è manifestata anche nel modo in cui il potere ha reagito al disastro, ma soprattutto nel fatto che non aveva potuto prevenirlo. Oltre alle dichiarazioni che la Russia non trattera’ con i terroristi, non è stato detto niente sulle motivazioni dell’ incapacita’ di precedere la cosa da parte dei servizi d’ informazione, in modo da prevenire la tragedia. Quindi, la delusione della popolazione su di uno Stato incapace di difendere i cittadini non solo nella Cecenia lontana e quasi astratta, ma anche nella capitale, potrebbe indurre molti a non andare a votare.
    Un altro scenario possibile a sfavore degli attuali inquilini del Cremlino è il rating alto di Serghei Glaziev, uno dei candidati a Presidente. Se non verrà tolto dalla corsa elettorale per qualche omissione nella compliazione delle schede o se non avranno trovato qualche altro pretesto, Glaziev potrà essere assai competitivo nei confronti di Putin, dato che si pone come forza di opposizione, pur rimanendo sostenitore di uno Stato forte.
    Se si realizza lo scenario più probabile, e cioè la presenza degli elettori sarà sufficiente, e le elezioni andrannoa buon fine, la prossima questione chiave sarà quella della formazione del nuovo esecutivo. Oggi come oggi le chances di Kassianov di rimanere al posto di premier appaiono poco probabili, e a sostituirlo potrebbe essere, prima di ogni altro, Aleksei Kudrin, il Ministro delle Finanze. Kudrin infatti dirige una delle attività statali più importanti, è reputato un liberale moderato in politica economica, cioè può rappresentare la Russia nel dialogo con i partners occidentali, e infine è un uomo che fa parte dell’équipe del Presidente, cioè viene da Pietroburgo.
    Nella peggiore delle ipotesi, se le relazioni con gli USA si aggraveranno e la Russia non vorrà più contattare l’Occidente mediante una maschera di regime di atteggiamento liberale, è possibile che sia nominato primo ministro un rappresentante dei circoli militari o di sicurezza: in tal caso potrebbe essere Serghei Ivanov, l’attuale Ministro della Difesa, o qualcuno della “squadra di Pietroburgo”, come, ad esempio, Aleksei Miller, il capo del Gazprom. In questo ultimo caso, la grande impresa andrà male, e all’estero scompariranno le ultime illusioni sulla natura del regime russo, il che costringerà i partners stranieri a prendere una posizione più dura nei confronti della Russia.

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