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Numero 3(83)
Il cinema italiano a Mosca

    Anche quest’anno, come da sette a questa parte grande successo per il N.I.C.E., “New Italian Cinema Events”, meglio conosciuto come Festival del Nuovo Cinema Italiano, al Musej Kino di Mosca, che si tiene solitamente durante l’ultima settimana di febbraio.
    Gente pigiata sulle gradinate di sala per “Jurij”, il film d’apertura. Gente che purtroppo deve ritornarsene addirittura a casa per “La dolce vita” di Fellini, prima assoluta mondiale della versione integrale e restaurata grazie all’aiuto di Mediaset (“Cinema Forever”). –Consideriamolo un po’ un antesignano, Fellini -, argomenta Naum Kleiman, direttore del museo, spiegando la scelta di inserirlo in un cartellone solitamente riservato ai cineasti esordienti. Censura ed incomprensione avrebbero insidiato infatti anche Fellini, come ricora Kleiman pensando al pesante rifiuto della Mosca sovietica di proiettare “Sladkaja zhizn’”, e come ricorda anche Grazia Santini, direttrice esecutiva del Festival, menzionando le caustiche critiche a “Il bidone”, sempre di Fellini. Dare qundi spazio e visibilita’ al cinema italiano di qualita’, che troppo spesso all’estero passa inosservato, era l’idea originaria del Centro Culturale Italiano, nata circa sette anni fa, e proposta ai responsabili del Museo del Cinema di Mosca. – All’inizio -, racconta Kleiman – non eravamo molto convinti. Certo. Fellini, visconti, Pasolini, Rossellini erano senza dubbio amatissimi anche qui da noi, ma l‘incognita sulla ricezone del cinema italiano piu’ recente, realizzato da registi poco famosi in Italia e praticamente sconosciuti in Russia ci intimidiva, nonostante l’esperimento “Festival” fosse stato gia’ piu’ che riuscito in paesi cosi’ diversi tra loro per cultura e tradizioni come gli Stati Uniti, la Francia, il Marocco, Israele. Invece poi, sin dalla prima edizione abbiamo sempre registrato un numero di presenze davvero sorprendente, ed ormai il Festival del Cinema Italiano e’ diventato un appuntamento fisso ed imprescindibile. Ogni anno riempiono le sale giovani aspiranti registi e cineasti, cinefili, studenti, insegnanti, personale impiegato presso aziende che intrattengono rapporti commerciali con l’Italia, ma anche piu’ semplicemente curiosi. Forse quella che si sente e’ un po’ la mancanza di un pubblico piu’ adulto,- prosegue, ed effettivamente l’eta’ media dei frequentatori si aggira tra i 20 ed i 35 anni. – Tuttavia l’entusiasmo delle nostre nuove generazioni ci e’ di grande sostegno, e rinnova ogni anno la nostra motivazione -. Alla domanda inerente il motivo di tanto affetto e fedelta’ al Festival, Kleiman ipotizza: - Il primo grande motivo del successo della manifestazione e’ probabilmente da ricondursi alla tipologia dei temi affrontati dai film proposti. E’ un cinema fatto da e per giovani, che tratta nella maggior parte dei casi diversi aspetti del disagio giovanile: lavoro, famiglia, societa’, rapporti interpersonali visti attraverso la lente delle nuove generazioni, le quali, in Italia, in Russia e in linea di massima dappertutto si assomigliano. In secondo luogo, il cinema italiano e’ amato poiche’ riflette una “pienezza della vita” che accompagna anche i momenti piu’ duri dell’esistenza di una persona o le fasi piu’ critiche della storia. Non e’ imperniato tanto sulla descrizione di etica, ricchezza o gloria, quanto proprio di questa particolare pienezza. Oltre a cio’ il cinema italiano e’ altamente iconoclastico ed anti-Holliwoodiano, ed e’ sempre permeato dagli affascinanti tratti del carattere nazionale; apertura, leggerezza, senso dell’umorismo, imprevedibilita’, che si mescolano nelle opere dei piu’ grandi registi ad un pizzico di filosofia. Forse il romanticismo ed il senso di speranza che permeavano i film delle nostre prime rassegne si sono smorzati; del resto viviamo tutti in un periodo difficile, e questo non puo’ non riflettersi nella produzione artistica dei registi. Tuttavia ad un certo disincanto ed oggettivita’progressivamente subentrati si e’fatta strada anche la commedia -. Come dire, un riconoscere la presenza dei problemi, ma un saperli/volerli anche esorcizzare ridendoci sopra. Anche quest’anno viene presentata una selezione di titoli eterogenea, sia per argomenti, che per mood e per tecniche realizzative.Tripudio per “Jurij”, storia di un bimbo prodigio soffocato da un padre troppo ambizioso ed autoritario, che del resto come trama rimane abbastanza internazionalista, scenografia e fotografia magistrali. Entusiasmo per “Piovono mucche”, che affronta con una levita’ quasi benignana un tema serio come la questione dell’handicap nella societa’, e sala piena per la discussione successiva alla proiezione di “L’Isola”, che strega letteralmente i ragazzi russi con i pacati toni arcadici ed il miraggio di una calda, aurea Sicilia contrapposta ai –10 C. di Krasnopresnenskaja e dintorni. “Emma sono io”, commedia matrimoniale spassosa conquista con la solarita’ e la verve dell’attrice protagonista, tra l’altro presente alla proiezione. Grande impressione produce anche il descrittivismo schietto di “Pater Familias”, “Velocita’ massima”, “Polo Nord”, nonostante le tinte forti delle realta’ italiane dipinte. La sensibilita’ russa e quella italiana si rivelano pero’ diverse, ed il tornasole della divergenza e’ proprio “Bell’amico”, commedia smascherante il buonismo e la tolleranza di facciata nei confronti del’integrazione razziale. Bello il paragone da parte di uno spettatore russo tra il film ed i classici letterari russi, che attraverso la descrizione del quotidiano e del prosaico riconducono il fruitore a questoni universali. Ma vero e’ anche che, se gli italiani presenti inneggiano entusiasti all’originalita’ ed all’attualita’ del tema, i russi, con tutta la buona volonta’ non possono coglierne appieno la comicita’, poiche’ la dimensione presa in giro di quel “politically correct” approdato dall’America ormai anche in occidente qui sembra ancora sconosciuta.
    L’organizzazione del Festival quest’anno ha comportato grandi difficolta’, specie sotto l’aspetto finanziario. Si e’ dovuto infatti ovviare all’assenza di sponsor (il Ministero dei Beni Culturali devolve all’iniziativa solo il 70% delle spese totali). Ed il Comune di Firenze, secondo patrono della manifestazione ha fatto i salti mortali per portare nelle sale del Museo del Cinema gli otto lungometraggi di questa stagione. Purtroppo neanche il Consolato ed il Centro Culturale italiani a Mosca hanno poututo molto in questo senso, mentre a Pietroburgo, dove e’ stato trapiantato il Festival gia’ da due anni, e si svolge praticamente in contemporanea a quello di Mosca le cose dal lato dei sostegni economici vanno meglio. In fondo un po’ un paradosso, pensado che “Peter” non puo’ certo vantare i “polnye karmany” della capitale (ottimo spunto di riflessione). Oro al valore a Pietroburgo, quindi, seguita da New York e S. Francisco, dove la solidarieta’ ai cineasti italiani si e’ espressa sotto forma di sconti, agevolazioni, servizi. E lode agli organizzatori, che si sono veramente fatti in quattro per trovare i fondi necessari. In fondo tutti sanno che il cinema “impegnato” non fa mai l’esaurito al botteghino, ed a volte purtroppo neanche ci arriva.
    Tuttavia in chiusura del Festival finalmente una bella notizia, che sembra annunciare l’abbandono del “girello” da parte del giovane e geniale cinema italiano. Sarebbero gia’ stati presi con Interservice e Rosfilm accordi per la distribuzione in Russa di “Jurij” e “Emma sono io”. Un po’ di sole, dopo i toni cupi del discorso di apertura fatto dagli organizzatori italiani riguardo alla commerciabilita’ dei film del Festival sia a livello nazionale che internazionale. In Italia, soffocano i film italiani di buona qualita’ non solo l’egemonia di Holliwood, affiancata dalla commedia all’italiana del genere “Vacanze di Natale 1, 2, 3,” etc., ma anche mancanza di tutela statale degli stessi film in materia di diritti di distribuzione, che all’estero vengono concessi paradossalmente a colossi come Buenavista. In paesi invece come la Russia, i film italiani della cinematografia giovane non trovano mercato per via del loro costo, ancora troppo elevato per le economie dei paesi dell’Est. La mossa di Rosfilm ed Interservice e’ di buon auspicio, e sembra quasi il primo passo verso la realizzazione dei buoni propositi espressi nel colloquio tenutosi tra il Minstro Italiano della cultura ed il signor Shikov, nella quale si concorda sulla necessita’ di fare conoscere il cinema, la nuova letteratura e la nuova drammaturgia dei rispettivi paesi ai rispettivi giovani. Altre buone notizie comunque per tutti i cinefili e gli appassionati di cultura italiana che non fossero potuti intervenire alla manifestazione di quest’anno, o che si fossero persi quelle degli anni scorsi. E’ in allestimento infatti presso il Museo del Cinema la videoteca del Festival, contentente tutti i titoli presentati dal 1998 ad oggi, che saranno disponibili in dvd e visionabili gratuitamente. Ai russi fara’ invece piacere sapere che i fiorentini hanno deciso di ricambiare l’ospitalita’ dei moscoviti e dei pietroburghesi. E’ in cantiere l’organizzazione del Festival del Cinema Russo a Firenze, che proporra’ le opere delle nuove leve del ‘russkoe kino’ in Italia. – Una delle risorse fondamentali del cinema, e specie di quello europeo – riflette Kleiman, - consiste nell’essere in grado di convogliare l’attenzione dello spettatore verso i dettagli, le sfumature, tutto cio’ che differenzia anche sottilmente una societa’ dalle altre, e la rende unica. Proprio afferrando queste differenze, lo spettatore ha un’ulteriore possibilita’ di definire cio’ che la sua cultura condivide con le altre, cio’ nella quale si differenzia, ed in linea di massima, in cosa consista. Insomma, noi andiamo avanti con fiducia, perche’ crediamo che la gente prima o poi si stanchi di mangiare da McDonald.

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