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Numero 3(83)
Scandalo diplomatico

    L’assassinio del 13 febbraio di uno dei leader dei separatisti ceceni, l’ex presidente della Cecenia Zelimchan Jandarbiev, residente stabile in Qatar ha sollevato uno scandalo internazionale. Nella notte tra il 18 ed il 19 febbraio nella capitale del Qatar, Dokka, sono stati arrestati dai servizi segreti locali con l’accusa del suddetto omicidio tre cittadini russi che si trovavano in viaggio di lavoro presso l’ambasciata russa. Tutti e tre sono stati ufficialmente presentati alle autorita’ del Qatar come collaboratori dei servizi segreti russi. Successivamente uno di loro, in possesso di passaporto diplomatico e’ stato rilasciato, mentre gli altri due hanno continuato a subire ininterrotti interrogatori. Il MID russo ha ripetutamente richiesto l’immediata scarcerazione dei “cittadini russi trattenuti illegalmente, ed il permesso per loro di “fare liberamente ritorno in patria”, interpretando l’agire del governo Qatariano come una “provocazione”. A Dokka e’ stato inviato un sostituto speciale del ministro degli esteri russo per negoziare con le autorita’ locali. Il risultato di queste trattative e’ stato il rilascio di un altro dei cittadini russi. Nel frattempo le autorita’ russe sono ricorse a strategie piu’ rozze, arrestando due sportivi del Qatar che si trovavano per caso a Mosca, probabilmente con la velata intenzione di considerarli come una qualche “merce di scambio”. Non bisogna tralasciare che la versione russa inerente l’eliminazione di Jandarbiev e’ decisamente fiacca. Innanzitutto, l’ex presidente dell’Ichkerija aveva gia’ da alcuni anni smesso di rappresentare una reale grandezza politica. Anche il rifugio in Qatar gli era stato concesso con l’obbligo di non intraprendere attivita’ politiche. Del resto, in un paese come il Qatar, con il suo feroce regime islamico ed i suoi servizi segreti di tutto rispetto, l’attivita’ di collaboratori dei servizi russi finalizzata ad un attentato, ed ancor piu’ l’organizzazione di quest’ultimo da parte di rappresentanti ufficiali, continuamente sotto gli occhi del controspionaggio locale, sarebbero state possibili solo in un brutto sogno.
    Risulta poco credibile anche la versione di un movente pecuniario, sostenuta attivamente dai russi: per i motivi sovraccitati Jandarbiev non poteva materialmente accumulare grandi somme di denaro. D’altronde, gli esperti sono inclini a sostenere che l’eliminazine dell’ex leader dei separatisti ceceni sia avvenuta con il concorso dei servizi segreti Qatariani, se non addirittura da loro stessi organizzato. Ed a questo c’e’ una semplice spiegazione. Jandarbiev nel 2002 era entrato a far parte della lista ONU dei piu pericolosi terroristi internazionali. In conformita’ alle misure antiterrorismo prese dall’ONU, per tutti i governi vige l’obbligo di procedere penalmente contro tali terroristi o di riconsegnarli alle nazioni nelle quali hanno commesso i loro crimini. Per questo motivo la Russia aveva richiesto al Qatar l’immediata riconsegna di Jandarbiev, e non molto tempo fa, secondo alcuni dati, avevano appoggiato la richiesta anche gli Stati Uniti. Tuttavia, consegnare Jandarbiev, ospite personale dell’Emiro non era possibile; secondo la mentalita’ orientale sarebbe stato come perdere la faccia. In questa situazione l’unica via d’uscita possibile per le autorita’ del Qatar era quella, secondo il parere degli esperti, di liberarsi di Jandarbiev uccidendolo. Chiunque sia l’artefice dell’omicidio, o i consanguinei ceceni di Jandarbiev, o gli agenti dei servizi segreti di Russia o Qatar, non ha importanza. Cio’ che conta e’ che, facendo ricadere la responsabilita’ del fatto sulla Russia l’Emiro ha guastato forse irreparabilmente i suoi rapporti con la suddetta.

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