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Numero 9(89)
Università di Amburgo: allori accademici negati a Putin
La scusa tecnica che vela un prudente dietro front


    L’Università di Amburgo ha infine negato la tanto discussa Laurea honoris causa al Presidente Putin. Stando alla versione ufficiale, i preparativi per la cerimonia non possono più essere portati a termine entro il 10 settembre, data fissata per l’evento, ha comunicato l’Università il 10 agosto. Ma si tratta effettivamente di problemi tecnici, o di un pretesto? E perché, soprattutto, se siamo di fronte ad un pretesto, la direzione universitaria avrebbe ritenuto necessario servirsene, rischiando una gran brutta figura? Non è ancora chiaro se la scusa organizzativa “prenditempo” serva all’Università per trovare un elegante modo di deludere il Presidente o di deludere invece i propri professori. Nelle settimane precedenti a tale dichiarazione infatti numerosi professori di Amburgo avevano duramente osteggiato la decisione di assegnare al Presidente russo in occasione della sua visita in Germania del 10 settembre la Laurea honoris causa in Economia a titolo di premio per il successo delle sue recenti riforme economiche in Russia. La decisione dell’Ateneo, presa già nel dicembre del 2003, aveva sollevato un gran polverone, in poco tempo divenuto di dominio pubblico e giunto a portata dei Media. Nessuno si sarebbe aspettato di incontrare una tale opposizione nei docenti. 67 professori (il 10% dell’organico docenza), guidati dal titolare della cattedra di Scienze Politiche Michael Greven, hanno firmato una petizione per bloccare il progetto. Nella petizione si dichiara in sostanza scandaloso e vergognoso da parte di un’Università offrire un’onorificenza simile ad un paladino dell’autoritarismo politico e della guerra.
    Nella constatazione del pur oggettivo progresso economico della Russia sarebbe impensabile, secondo i protestanti, prescindere dal peggioramento della situazione politica del Paese: violazione dei diritti umani, bavaglio ai media, soffocamento dell’opposizione, la guerra in Cecenia. Michael Greven, intervistato, ha anche ridicolizzato la goffa “corsa ai ripari” del senato dell’Ateneo, definendola “conclusione penosa di una procedura indegna di un’Università”. In sostanza, i professori di Amburgo non vogliono blasonare il Presidente russo mediante un riconoscimento che forse, dal punto di vista scientifico sarà irrilevante, ma che è gravido di valenze simboliche dal punto di vista civile e politico.
    Che l’assegnazione della Laurea fosse imposta dal bon ton della diplomazia non v’è nessun dubbio. Infatti lo stesso Schröder a sua volta era stato insignito di Laurea honoris causa presso la Facoltà di Economia di San Pietroburgo ad aprile dell’anno scorso; ed anche per celebrare il successo dei negoziati Russia-Europa ivi tenutisi si era pensato di ricambiare degnamente la “cortesia politica” usata al premier tedesco.
    Grande imbarazzo quindi ora per il cancelliere, che tra l’altro deve fare i conti con le titubanze dell’Ateneo: stando a ciò che riporta Peter Wiegand, portavoce dell’Ateneo, per la cerimonia “saltata per motivi tecnici” non sarebbe stata fissata nessuna data alternativa, e sembra anche che un’occasione “adatta” non si possa ripresentare in un futuro molto prossimo.
    L’atteggiamento della Germania, fino ad ora sorprendentemente conciliante e omertoso nei confronti della politica interna russa contraddiceva il tradizionale eticismo di bandiera, protagonista della linea politica nazionale e costante misura dell’operato altrui, in Eurolandia e altrove.
    Il letargo della scena culturale tedesca, sulla quale si faceva fatica a trovare critiche aperte al “fenomeno” Putin sembrerebbe giunto alla fine. Rammarica solo che il segnale di rinnovamento, come sarebbe potuto invece auspicarsi, non sia partito dai rappresentanti di Governo, ma da un pugno di accademici a cui stava a cuore non tanto la diplomazia, ma la difesa di quegli ideali che dovrebbero essere comuni ad ogni società civile.

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