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Numero 10(90)
Mane, tecel, fares*
(* Calcolato,ponderato,diviso)


    Pare che proprio queste parole, che lo zar Baltassarre non ha mai visto, si siano accese davanti alla direzione della «Yukos».
    Il capo della Direzione principale del Ministero della Giustizia della Federazione Russa a Mosca A.Buksman ha dichiarato ufficialmente che la banca d‘investimenti Dresdner Kleinwort Wasserstein, assunta in qualita‘ di estimatore, ha valutato l‘attivo principale della «Yukos», la «Yuganskneftegas», che garantisce circa il 60 % del volume dell‘estrazione petrolifera della compagnia, vale a dire 10,4 miliardi di dollari. Vale a dire che le azioni sarebbero state vendute alla fine di novembre e con lo sconto esagerato del 60 %, dunque, per 4 miliardi di dollari. Cio‘ in effetti vuol dire che era stato fatto tutto il possibile per adeguare le condizioni alle possibilita‘ di un concreto acquirente. E molti parlano con sicurezza del fatto che tale acquirente sarebbe la progettata alleanza tra la «Gasprom» e la «Rosneft» - «Gaspromneft», in cui si programma di includere anche la «Zarubejneft».
    Tale valutazione ha immediatamente provocato un enorme scandalo. Cercando di salvare la propria reputazione la Dresdner Kleinwort Wasserstein col consenso del Ministero della Giustizia ha emesso il proprio rapporto, da cui emergeva che 10,4 miliardi di dollari era la somma piu‘ conservativa, una somma che prendeva in considerazione tutti i rischi e sconti, inclusa la revoca della licenza d‘estrazione petrolifera. Praticamente la «Yuganskneftegas» e‘ stata stimata in 15,7 – 18,3 miliardi di dollari.
    A sua volta, Stefen Teedey, il presidente del consiglio d’amministrazione della «Yukos» ha notato, che l‘analisi preliminare del rapporto della Dresdner Kleinwort Wasserstein rivela la presenza di una molteplicita‘ di scenari della valutazione della «Yuganskneftegas». Per di piu‘ i rappresentanti della compagnia notano che la legge della Federazione Russa sulla «procedura esecutiva» esclude la vendita primaria dei principali attivi di produzione (la «Yuganskneftegas» indubbiamente lo e‘) per la soluzione delle controversie fiscali, qualora esistessero vie alternative di estinzione di un indebitamento. Ma queste vie alternative senz‘altro esistono.
    Per la propria salvezza la compagnia e‘ costretta a ricorrere ai metodi piu‘ arditi.
    La «Yukos» ha più volte annunciato l‘intento di cessare di fornire il petrolio alla Cina, nonche‘ l‘eventuale paralisi del funzionamento della compagnia, il che ha provocato il panico sulle borse occidentali. Ma quest‘attacco e‘ stato parato dalle autorita‘ con una freddezza stupefacente. Victor Khristenko, ministro per l‘energia e l’ industria della Federazione Russa, ha dichiarato che qualsiasi cambiamento del proprietario della compagnia non avrebbe influenzato l‘estrazione del petrolio, mentre le forniture alla Cina sarebbero continuate. Per ora il «Gazprom» e la compagnia statale «Transneft» sono pronti a svolgere questo ruolo.
    L’ex ambasciatore di Svezia in Russia Sven Hirdman ha indirizzato al capo del Ministero per lo sviluppo economico e commercio della Federazione Russa Gherman Gref una lettera con cui ha riportato che gli investitori svedesi sono disposti a litigare con il governo della Federazione Russa per il «caso Yukos» nonche‘ il tentativo di svendere i suoi attivi. Attualmente gli investimenti svedesi di portafoglio in Russia ammontano a 3 miliardi di dollari, e gran parte di essi e‘ stata investita nella compagnia petrolifera «Yukos».
    Ma l‘effetto piu‘importante della lettera di S. Hartman sarebbe quello di creare un precedente. Per la prima volta a livello ufficiale viene negata la fuducia nei riguardi della procedura giudiziaria russa. Inoltre nel documento si mette in dubbio la leggittimita‘ della riscossione massiccia di tasse non pagate (tasse del 2000-2001), il che ha dato il motivo per svendere gli attivi della «Yuganskneftegas». Inoltre la lettera dell‘ex ambasciatore svedese significa, che il «caso Yukos» sara‘ esaminato non solo dai tribunali Basmannyi e Meschanskii ma anche dai tribunali internazionali, che possono pronunciare sentenze poco piacevoli per la Russia. La propria preoccupazione per la situazione l‘ha pronunciata il Segretario di stato degli Stati Uniti Colin Powell. Questi ha invitato le autorita‘ russe a condurre l‘inhiesta giudiziaria nei confronti del «caso Iukos» in modo trasparente e rispettando il principio del primato della legge. «A mio avviso, loro (i russi) capiscono bene la posizione nostra e sanno che il caso si svolge davanti agli occhi della comunita‘ internazionale, in quanto esso influenza... il clima d‘investimenti e d‘affari della Federazione Russa» - ha detto il segretario dello stato in un‘intervista rilasciata alla compagnia televisiva d‘affari CNBC. D‘altronde, secondo alcuni esperti, la minaccia di querele da parte degli azionisti minoritari della «Iukos» e la preoccupazione dell‘Occidente non costringeranno le autorita‘ russe a rifiutare i progetti di distruzione della compagnia. Si puo‘ ricordare che minaccie del genere si sentivano dopo il crollo finanziario del 1998. In quel momento il paese si trovava in uno stato molto piu‘ grave, ma lo stato non ha reagito alle minacce e non ha dato agli investitori che minacciavano il tribunale alcuna preferenza. Un altro discorso sarebbe quello di frenare un po‘ il processo, cambiare il prezzo di vendita, sbloccare i conti su cui si trovano i soldi della compagnia perche‘ essa paghi le multe. Ma queste misure non cambieranno radicalmente la situazione. I funzionari del Ministero delle Imposte continuano a far correre i nuovi miliardi di penalita‘ e ammende nei confronti della compagnia aspettando che essa rimanga senza fiato.

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