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Numero 10(90)
Bush Presidente
George Bush trionfa e svela i suoi programmi politici


    Non ha intenzione di modificare la politica americana dopo essere stato rieletto. Non è da escludere anzi che essa diventi ancora più dura: a Washington si dice che prossimamamente alcune “colombe” potrebbero lasciare l’esecutivo repubblicano.
    Il Presidente rieletto ha cominciato a parlare ai suoi sostenitori che si sono riuniti sulla piazza Ronald Reagan, a due passi dalla Casa Bianca, il 3 novembre, alle 15.00 precise, ora locale. Ha iniziato il suo discorso tre ore dopo che John Kerry aveva telefonato alla Casa Bianca per riconoscere la sua sconfitta sia nello stato dell’ Ohio, divenuto cruciale per questa campagna, sia nel resto del Paese. Bush è apparso ai microfoni insieme a sua moglie Laura ed alle due figlie Barbara e Jenna. La folla l’ha salutato con le grida “altri quattro anni!”, ovvero lo slogan della campagna repubblicana. Dick Cheney, il vice presidente rieletto ha presentato al pubblico il 44-mo Presidente; dopo di che Bush si è rivolto alla nazione con il discorso della vittoria. Ha cominciato col ringraziare tutti i suoi sostenitori e la famiglia, e subito dopo ha raccontato della sua conversazione telefonica con Kerry: “Abbiamo avuto una splendida telefonata, è stato davvero molto caro con me. Il senatore ha condotto una campagna impressionante, i suoi sostenitori ne devono essere orgogliosi”. Mentre Bush parlava di Kerry, il tono del suo intervento è stato molto mite e conciliatore. Dopo aver lodato Kerry, si è rivolto ai sostenitori del senatore democratico, invitandoli a lavorare insieme per il bene dell’America, affermando di aver bisogno del loro sostegno.
    Nessuno si è stupito quando Bush ha dichiarato di voler continuare nella sua linea politica: “Continueremo a sostenere i processi democratici in Iraq e in Afganistan, perchè i soldati americani possano tornare a casa con onore”. Bush ha promesso di continuare a combattere contro il terrorismo.
    Ha detto anche di voler continuare la riforma fiscale e la riforma del settore previdenziale, ammettendo che i progressi in questi settori non sono così rapidi come si vorrebbe. A questo punto ha ringraziato il popolo americano per la pazienza e per l’operosità. “Il nostro popolo è riuscito a mantenere forte la nostra economia e ha dato prova di pazienza nonostante la guerra e le minacce esterne”. In questa parte dell’intervento Bush si è fatto sfuggire uno dei suoi famosi “bushisms” (lapsus linguae): ha ringraziato l’esercito americano “di aver sconfitto i nemici e di aver dato gloria all’America”. Bush forse intendeva il passaggio del potere in Iraq al nuovo Governo democraticamente eletto. Invece da quanto ha detto sembra che di nemici, in Iraq e in Afganistan, l’America, ne abbia ancora.
    I mass media americani peraltro non hanno fatto caso ai piccoli lapsus di Bush, che sono ormai diventati parte della sua immagine, e che addirittura, secondo molti, avrebbero aumentato la sua popolarità. Gli alleati di Bush negli USA e all’estero continuano a congratularsi con lui. Dopo Vladimir Putin che ha fatto i suoi auguri a Bush ancor prima del riconoscimento ufficiale della sconfitta di Kerry, il 44-mo Presidente ha ricevuto le congratulazioni del suo più fedele alleato, il premier britannico Tony Blair. A suo dire, “Bush ha vinto proprio in un momento critico per il mondo, momento in cui gli uomini sono divisi e allibiti dal al terrorismo”. Blair ha anche invitato Bush a ricostruire la coalizione antiterroristica e a seguire da vicino il conflitto palestino-israeliano. Il Presidente francese Jacque Chirac si è congratulato per la ripresa dei contatti con i Paesi alleati.
    Tuttavia non tutti hanno accolto la vittoria di Bush con tanto entusiasmo. Alcuni giornali europei hanno avuto un atteggiamento oltremodo negativo.
    The Independent ha pubblicato ad esempio soltanto delle grosse foto eloquenti: i prigionieri di Guantanamo, gli iracheni tormentati con la corrente elettrica, il petrolio trasportato per le pipeline e le manifestazioni antiamericane. Commentando sotto alle foto c’è una scritta: “Altri 4 anni”. In modo simile protesta il regista cinematografico Michael Moore, l’ autore della pellicola “Farenheit 9/11” che ha sollevato un polverone ma non ha dato la vittoria a Kerry. Moore ha pubblicato un grosso pannello in cui la figura di Bush è composta dalle immagini degli americani morti in Iraq. Il finanziare George Soros, che ha speso $18 milioni per la campagna anti Bush ha detto di essere sconvolto dalla sconfitta di Kerry. A suo dire sarebbe ingenuo credere che “Bush tragga qualche insegnamento dagli errori della sua amministrazione”.
    Il Drudge report comunica che Bush avrebbe già sulla sua scrivania la domanda di dimissioni da parte del Ministro della giustizia John Ashkrauft. I mass media americani ricordano a questo proposito la promessa fatta da Colin Powell (il quale per quattro anni aveva fatto da contrappeso al ministro della difesa Rumsfeld), di lasciare l’esecutivo invariato indipendentemente dall’esito delle elezioni. E ciò significa che la politica estera della seconda “epoca” di Bush junior potrebbe essere molto più dura, forse anche nei confronti della Russia, rispetto a quella degli ultimi quattro anni.

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