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Numero 11(91)
Guerra scongiurata
L’intervento russo all’indomani delle elezioni presidenziali in Abkhasia salva la repubblica dallo scoppio di un conflitto armato


    Per quasi due mesi l’ancora non-riconosciuta repubblica di Abkhazia si è trovava sull’orlo di una guerra civile; e ciò, come succede spesso nei territori dell’ ex-Unione Sovietica, a causa delle elezioni presidenziali.
    Il candidato vincitore, Serghei Bagapsh, non è stato riconosciuto né dal suo predecessore, Vladislav Ardzinba, né dal meno fortunato concorrente Raul Khajimba, sul quale aveva chiaramente scommesso la Russia. Dopo la sconfitta di quest’ultimo e la vittoria del candidato “sbagliato”, i politici e i funzionari russi hanno cominciato ad accusare Bagapsh di simpatizzare per la Georgia (sebbene non si capisca bene cosa ci sia in questo di sconveniente, visto cha l’Abkhazia fa parte della Georgia, e non della Russia), e i mass-media hanno iniziato a riferire di suoi incontri con i rappresentanti del governo georgiano, della fornitura di armi straniere ai suoi partigiani, etc.
    Poi la cosa è degenerata. Il 12 novembre i partigiani di Bagapsh hanno occupato il complesso degli edifici governativi. Durante la presa dell’edificio del Consiglio dei ministri è stata ferita a morte Tamara Sciakryl, nota scienziata, da tempo attivamente impegnata nella difesa dei diritti umani.
    In risposta Ardzinba ha accusato Bagapsh dell’organizzazione di un colpo di Stato e ha sospeso dai rispettivi incarichi il procuratore generale R.Corua ed il vice-presidente del paese V.Arshba, sostenitori di S.Bagapsh. Contemporaneamente ha firmato un decreto sulle rielezioni presidenziali, il quale non ha trovato tuttavia il sostegno del parlamento e della procura della repubblica. Dalla parte di Bagapsh si sono schierati anche molti membri del Ministero degli Interni.
    Anche il Consiglio dei Saggi, nella cui decisione sperava R. Khajimba, ha riconosciuto S.Bagapsh come presidente. Il dissidio ha coinvolto persino il movimento dei riservisti. Migliaia di partigiani armati appartenenti alle fazioni di entrambi i candidati hanno riempito la capiale dell’Abkhazia - Sukhumi. S.Bagapsh ha proposto al suo rivale diverse cariche ministeriali, ma senza successo. Contemporaneamente, il parlamento ha cercato di favorire l’allontanamento di Ardzinba approvando una legge che dava all’ex-presidente garanzie e privilegi incredibili, ma anche questo tentativo di soluzione è fallito.
    La palude nella quale la Russia si era impantanata da sola minacciava di farle perdere il suo asso nella manica nella politica trancausasiana. La Georgia, dalla quale l’Abkhazia si era staccata all’inizio degli anni 1990, da allora ha cercato apertamente di giocare sui conflitti tra i vari clan abkhazi per riavere la repubblica. Ma il presidente della Georgia, Mikhail Saakashvili, come sua abitudine c’è andato un pò troppo pesante, giocando a prendere in giro la Russia, e ha fatto crollare il tutto. La sua dichiarazione fatta a fine novembre sulla possibilità di un dialogo con S.Bagapsh ha provocato inevitabilmente un’aspra reazione da parte del politico abkhazo.
    Siccome i tentativi di persuadere Bagapsh con le buone non hanno avuto effetto, le autorità russe hanno optato per la linea dura delle sanzioni economiche. Il 1 dicembre la frontiera russo-abkhaza lungo il fiume Psou è stata chiusa, cosa che ha comportato grandissime difficoltà per migliaia di famigli abkhaze che vivono della raccolta di mandarini. Allo stesso tempo Nodar Khashba, che in ottobre è stato nominato da V.Ardzinba primo ministro e che per primo aveva lavorato alcuni anni nel Ministero per le situazioni di emergenza russo ha dichiarato che l’interdizione dell’importazione dei mandarini “rappresenta una reazione adeguata alla situazione in Abkhazia”, sottolineando allo stesso tempo che queste sanzioni “recano danni a gente innocente”.
    È stato soppreso anche il nuovo treno recentemente in servizio tra Soci e Sukhumi. Da parte sua, il governatore della regione di Krasnodar Aleksander Tkacev (che l’anno scorso aveva già dato prova della sua abilità nelle relazioni con l’estero gestendo egregiamente la questione del territorio di Tuzla) ha promesso di bloccare completamente la frontiera servendosi delle forze dell’armata dei cosacchi cubani. La situazione ha suscitato reazioni simili anche da parte di Ghennadi Bukaev, assistente del primo ministro Mikhail Fradkov ed ex-ministro delle imposte, il quale ha chiamato Bagapsh e il suo entourage “elementi criminali”.
    G.Bukaev ha minacciato di chiudere completamente la frontiera amministrativa con l’Abkhazia nel caso Serghei Bagapsh continuasse ad intraprendere “azioni non costituzionali”. Ma il vero colpo basso a S.Bagapsh è stata la minaccia da parte dei funzionari russi di smettere di pagare le pensioni agli abkhazi di cittadinanza russa, condannando in tal modo molti di questi ultimi agli stenti. G.Bukaev ha comunque dichiarato di essere intenzionato ad interrompere immediatamente l’applicazione di tutte le misure repressive in caso di una stabilizzazione della situazione.
    Per condurre le trattative tra Bagapsh e Khadjimba sono stati inviati a Sukhumi il vice-speaker della Duma Serghei Baburin ed il vice-Procuratore Generale Vladimir Kolesnikov.
    Alla fine, le pressioni da parte russa, sommate alla comprensione dalla parte dei candidati del fatto che l’unica alternativa alle trattative sarebbe stata quella della guerra hanno portato alla firma di un accordo di accomodamento; e questo quasi alla vigilia della data di insediamento di S.Bagapsh, prevista dai suoi partigiani per il 6 dicembre. Le parti hanno concordato la data delle rielezioni presidenziali per il 9 gennaio 2005. Nel documento si sottolinea l’intenzione da parte di Bagapsh e Khadjimba di parteciparvi costituendosi insieme in un’unica lista, e concorrendo rispettivamente per la presidenza e la vice-presidenza dell’Abkhzia. I nuovi presidente e vice-presidente avranno praticamente pari diritti. Nel caso gli accordi sulla regolamentazione delle nuove elezioni presidenziali fossero violati, S.Bagapsh verrà automaticamente eletto presidente della repubblica. Nel caso fossero i partigiani di Bagapsh, a violare gli accordi, a Vladislav Ardzinba spetterà il diritto di “prendere le necessarie decisioni”.
    Oltre a S.Bagapsh e a R. Khdjimba il documento è stato firmato dall’attuale presidente dell’Abkhazia, il primo ministro della repubblica Nodar Khshba, il vice-speaker della Duma Serghei Baburin ed il vice Procuratore Generale della Federazione Russa Vladimir Kolesnikov. Subito dopo la firma dell’accordo i partigiani armati di Bagapsh e Khadjimba hanno lasciato Sukhumi e sono tornati a casa. E stato sgomberato il complesso di edifici governativi e dell’amministrazione presidenziale, così come quello della radio e della televisione statale a Sukhumi, oltre che i ripetitori televisivi nelle città di Pizunda, Tkvarceli e Gudauta. Si può dire che la diplomazia russa sia riuscita a scongiurare la crisi di cui era in gran parte responsabile. Tuttavia, la pressione considerevole che ha esercitato durante l’ultima fase dei negoziati rischia di alienarle le simpatie di una parte considerevole della popolazione dell’Abkhazia, che ancora poco tempo fa riceveva con entusiasmo i passaporti russi.

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