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Numero 11(91)
Beslan tre mesi dopo

    Sono già passati tre mesi dalla terribile tragedia nella scuola di Beslan, che ancora a lungo verra ricordata in Russia come l’atto terroristico del secolo. Ma fino a oggi le domande sollevate dalla questione sono più numerose delle risposte che si è riusciti ad ottenere.
    Persino Alessandro Troscin, il presidente della commissione parlamentare che sta indagando sui fatti di Beslan, ha dichiarato ai parlamentari che aspettano la fine dell’indagine ufficiale che “è ancora troppo presto per stabilire qualcosa di concreto”. I nomi dei terroristi uccisi sono tenuti sotto il più rigoroso segreto. Anche la rappresaglia -annunciata da alcuni politologi- degli ossetini nei confronti degli ingusceti, (una gran parte dei terroristi erano infatti ingusceti), alla fine non c’è stata. Sono passati 40 giorni dalla 12-ma ricorrenza della data del conflitto che ebbe luogo tra gli ossetini e gli ingusceti nel 1992. Ma la commissione ha già avuto tempo di prendere in considerazione diverse ipotesi di cospirazione. Lo stesso Alessandro Torscin, in una intervista alla rivista “Itoghi” ha dichiarato che i mandanti dell’atto terroristico potrebbero essere “pesci più grossi” di Maskhadov e Bassajev, alludendo, come va adesso di moda nelle cerchie politiche, al terrorismo internazionale o, ipotesi altrettanto alla moda, agli USA, che aizzerebbero perniciosamente i terroristi contro la Russia. Ancora più intrigante è risultata per l’opinione pubblica la dichiarazione di Torscin sull’implicazione nel fatto di “un servizio segreto straniero”, espressione che ai tempi sovietici alludeva inequivocabilmente alla CIA. Ma Torscin non ha spiegato se la sua dichiarazione dovesse venire interpretata “sovieticamente” o se non si dovesse fare riferimento piuttosto alla “Mossad” israeliana o a qualche altra organizzazione. Scioccante poi la comunicazione di un altro membro della commissione, il deputato della Duma A.Saveliev. Ancora in ottobre egli aveva rivelato che alcune conclusioni alle quali era giunta la commissione sarebbero rimaste per sempre segrete, perché, citando, “la verità potrebbe risultare così spaventosa da provocare nuovi, sanguinosi conflitti”. Ma anche quel briciolo d’informazione che riesce a trapelare oltre la cortina della segretezza dà l’idea del malcontento che regna all’interno della commissione. Malcontento dovuto al fatto che in 10 anni né i militari, né i servizi speciali hanno imparato a fare il loro mestiere e a catturare i terroristi.
    Per cercare di attenuare queste impressioni, Vladimir Putin era intervenuto alla riunione del personale dirigente degli organi del Servizio Federale di Sicurezza (FSB), dedicata all’analisi dell’operato del servizio di frontiera. Aveva in tale sede comunicato di aver firmato un decreto in base al quale a breve nella regione del Caucaso del Nord sarebbero stati istituiti più di 70 nuovi posti di confine, dei quartieri generali, dei distaccamenti di frontiera e un centro di formazione del personale all’avanguardia; il tutto supportato dalle necessarie infrastrutture: strade, alloggi per gli ufficiali e le loro famiglie ecc. Contemporaneamente in Russia erano state ancora una volta ampiamente diffuse notizie sulla cattura di eminenti separatisti e di organizzatori di “giganteschi” atti di terrorismo ecc.
    Tutto questo non ha impedito ai separatisti stessi di continuare a propagandare la loro attività. Il sito “Caucaso-Centro”, chiuso in Lituania, ha riaperto in Svezia, dove le autorità statali hanno garbatamente consigliato alla Russia di prendere provvedimenti. Nello stesso tempo è andata avanti la storia delle trattative del Comitato delle madri dei soldati con Akhmed Zakaev, il rappresentante di Maskhadov; il problema principale è adesso la scelta del paese dove potrebbero aver luogo. Le madri dei soldati preferiscono un “territorio neutro” e non vogliono andare a Londra. Mentre le autorità del Belgio, proposto come luogo d’incontro, hanno annunciato l’intenzione di deportare Zakaev in Gran Bretagna nel caso dovesse metter piede in territorio belga.
    Nella stessa Beslan, stando alle descrizioni dei giornalisti che vi si recano ora in molto minor numero di quanto non avvenisse uno o due mesi fa, la situazione sta finalmente cambiando. Si riprendono dallo chock iniziale i parenti delle vittime, e a poco a poco comincia a farsi sentire sul serio il terribile dolore che avevano cercato di soffocare. Come risultato, quell’emotività repressa si manifesta a volte bruscamente, e riprende gradualmente il sopravvento in molti abitanti di Beslan. E quasi tutti i psicologi che si erano resi disponibili subito dopo la tragedia sono tornati a casa.
    Nel frattempo le autorità hanno tentato di demolire il complesso commemorativo creatosi spontaneamente al posto della palestra scolastica. Conseguentemente, tanti ex-ostaggi -o i parenti di questi- sorvegliano la costruzione anche di notte, per impedire un eventuale avanzamento dei bulldozer.

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