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Numero 4(49)
La Versailles del Nord

    Al museo di Belle Arti A. S. Puskin in via Precistenka è aperta la mostra “La Peterhof imperiale a Mosca”.
    San Pietroburgo si prepara al suo 300-mo anniversario. Manca ancora un anno alla ricorrenza ma l’avvicinarsi della festa si fa sentire sempre di più. La prima ad esordire nel programma ‘San Pietroburgo’ è Peterhof, sobborgo della capitale del Nord, ex residenza imperiale.
    Peterhof fu fondata da Pietro il Grande nel 1714. Il palazzo e il parcodovevano rivaleggiare, si capisce, con Versailles poiché la Russia voleva affermarsi come potenza europea. Nei secoli XVIII–XIX vi contribuirono i più importanti architetti: Le Blond, Michetti, Zemtsov, Rastrelli, Vallin de la Mothe, Voronikhin, Menelas ed altri. Ogni monarca successivo portò il suo contributo alla configurazione di Peterhof chiamata appunto “capitale d’estate” russa, così che in due secoli crebbe uno dei più grossi complessi architettonici d’Europa, con parco e palazzi che in sovrappiù son situati sul litorale, proprio sulla costa del golfo di Finlandia.
    Peterhof fu in pratica distrutta nella Seconda guerra mondiale ed è tuttora in restauro. A cura dei museografi è riunita qui un’inedita collezione d’arte che viene di continuo arricchita con oggetti legati alla famiglia imperiale. E fino a questo punto il parco-museo vince nell’emulazione con Versailles, sua gemella: per il numero annuale di visitatori.
    Quello che Peterhof ha portato a Mosca sono gli estratti di un’enorme raccolta. I pezzi dell’esposizione intendono avere due livelli di valore: artistico e storico. Gli splendidi oggetti, come i vasi e le scatole della Fabergé, società di fama mondiale, oppure i tavolini dei migliori maestri del liberty Gallé e Majorelle, hanno in più la propria storia. Ad esempio, il piccolo orologio da tasca di Alessandro III era con lui al momento della tragica esplosione e l’ammaccatura sulla sua cassa è una traccia di questo evento. In un’altra bacheca si può vedere il calamaio in cui intinse la penna Nicola II per firmare l’abdicazione — perlomeno è quanto raccontano gli addetti al museo. Molti di questi oggetti hanno percorso tanta strada dopo la morte dei loro proprietari, materia per fare una storia a parte, ma in fin dei conti, ritrovati dai curatori di Peterhof, sono stati collocati nell’ambiente idoneo.
    In modo succinto ma con validissimi esempi questa esposizione racconta delle predilezioni artistiche di imperatori ed imperatrici. Le opere dei maestri olandesi, fiamminghi e francesi — W. Van de Velde, Teniers, Sillo, Nattier rappresentano i gusti di Pietro I. Caterina II stimava Tiepolo, Greuze, Rotari. Nell’ambito di tale esposizione non è possibile avere un’idea adeguatamente completa della collezione del museo ma gli allestitori sono riusciti a rendere l’atmosfera della “residenza di piacere” mettendo insieme prospetti di Peterhof, mobili, famosi servizi da tavola, quadri ed effetti personali degli zar russi.

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