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Numero 4(49)
L’economia deve crescere
ma per ora non cresce

    Sebbene alla riunione del governo del 7 febbraio l’esecutivo abbia convalidato tra il 3,1% e il 4,3% i nuovi punti di riferimento della crescita economica per l’anno corrente, in gennaio gli indici di crescita della produzione industriale non confermano per ora nemmeno la più moderata di queste stime.
    Secondo i dati del Comitato statale per le statistiche, nel primo mese del 2002 il volume della produzione industriale, rispetto al valore di tutto l’anno, è aumentato solo del 2,2%, e, rispetto a dicembre del 2001, si è ridotto del 7,5%.
    Tali indici suscitano inevitabilmente preoccupazione. Come dimostrano le statistiche, nell’anno scorso i tassi annui di crescita sono risultati un po’ più bassi che in gennaio (vedi la tabella). Ciò è dovuto al fatto che già da due anni il secondo semestre in Russia è segnato dalla stagnazione economica. Se nel 2002 la situazione si ripeterà, le cifre finali della produzione industriale possono diminuire fino a 1%-2%.
    La crescita economica nel 2001 è stata, poi, notevolmente condizionata dall’aumento della produzione nell’industria meccanica: questo settore era uno dei leader della crescita. L’aumento di commesse nel settore era dovuto agli investimenti attivi, fatti dalle società petrolchimiche. Negli anni 2000-2001, il settore petrolchimico ha aumentato il volume di estrazione mediamente fino al 6%-7% all’anno, il che ha contribuito alla crescita della domanda d’investimenti nell’economia. La ripetizione di questa situazione nell’anno corrente è purtroppo poco probabile: infatti, dopo il brusco calo del 30%-40% dei prezzi interni del petrolio, i petrolieri non sono più interessati all’ulteriore incremento delle estrazioni.
    Sono assai scarse anche le speranze nella domanda interna. Mentre negli anni scorsi, soprattutto subito dopo la crisi, i produttori russi hanno sentito un notevole aumento della domanda dei loro prodotti, oggi bisogna lottare per i consumatori. In ogni caso, l’aumento delle importazioni del 18% nell’anno scorso dimostra che i prodotti stranieri sono di nuovo molto richiesti. Ciononostante, il governo per ora continua ad essere ottimista e ritiene che già a febbraio-marzo sia la produzione industriale, sia il PIL si metteranno a crescere rapidamente. Secondo Arkadi Dvorkovic, vice ministro dello sviluppo economico e del commercio, in febbraio l’industria aumenterà del 3% il volume di produzione. Purtroppo, dietro previsioni del genere per ora sta solo la riluttanza ad ammettere una realtà chiara ormai a parecchi: la crescita economica sta rallentando e invece di preparare successive riforme strutturali, bisogna mettersi a pensare a provvedimenti concertati mirati a mantenere la crescita del PIL. Del resto, non bisogna credere che il gabinetto continui a riprodurre le previsioni ottimistiche perché vi mancano uomini competenti. Il problema è che nessuno sembra voler assumersi il ruolo del messaggero che porta brutte notizie: per averlo fatto, potrebbe perdere in futuro il suo posto al governo. D’altra parte, nessuno vuole essere accusato di pompare il pessimismo: si ritiene che, per stimolare la stessa crescita economica, bisogna dosare rigorosamente le previsioni negative. Di conseguenza, in Russia succede qual che succede: la situazione economica peggiora, mentre il governo fa finta di non esserne preoccupato. E’ difficile dire se tale politica possa aiutare a sostenere la crescita economica, ma indubbiamente ciò non aumenta la fiducia verso il governo.

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