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Numero 3(94)
Gli enigmi della Sagrestia Nuova di San Lorenzo

    Michelangelo fu educato nella casa di Lorenzo il Magnifico e lo adorava. Ne conosceva anche la grande, mai cancellata nostalgia per il fratello Giuliano, ucciso a coltellate in Duomo all’epoca della congiura ordita dai Pazzi e da papa Sisto IV.
    Da quel giorno il carattere allegro di Lorenzo e il suo modo di governare aperto e democratico mutarono. Lorenzo il Magnifico e suo fratello Giuliano erano gli eroi di Michelangelo, il che non vale per i Medici successivi.
    Io sono convinto che nelle sculture funebri la mente e le mani del grande Michelangelo abbiano immortalato la memoria del grande Lorenzo il Magnifico e di suo fratello Giuliano. Michelangelo rinunciò volutamente alla somiglianza nell’eseguire le sculture, proprio perché lavorava per immortalare la memoria di Lorenzo il Magnifico e di suo fratello, e non dei loro deboli discendenti.
    Quando si parla della sagrestia Nuova di San Lorenzo va detto subito che neppure le foto più riuscite possono sostituire una visita. Questo vale non solo per l’aura e per l’atmosfera generale della cappella, ma anche per ogni singola statua. Appare evidente che le tre figure femminili, l’Aurora, la Notte e la Madonna sono le statue dominanti e creano nella cappella un triangolo magico, in cui il cuore si sente mancare e il respiro diventa affannoso.
    Ho avuto la fortuna di visitare la cappella molte decine di volte negli ultimi dodici anni e complessivamente vi ho trascorso non meno di ventiquattro ore, di cui alcune in perfetta solitudine, senza neppure un turista.
    E’molto difficile descrivere la magia, l’incanto, le sensazioni straordinarie. Alla somiglianza tra l’Aurora e la Notte si è aggiunta, nella mia percezione, la somiglianza di entrambe,in particolare dell’Aurora, con l’immagine della Madonna.
    Alcuni artisti di mia conoscenza sono stati, su mia richiesta, nella cappella e hanno confermato questa somiglianza. Un’opera d’arte deve essere osservata attentamente. Il suo significato può essere svelato dal fervore dei nostri occhi. Il significato o i significati originari sono quelli che lo scultore stesso ha dato coscientemente alla sua opera, ma può aver aggiunto altri contenuti in modo inconsapevole. La soluzione dell’enigma può essere unica o ve ne possono essere molteplici. Alla metà del ‘900 ha preso campo nella critica d’arte la scuola dell’ “osservazione fissa”, secondo cui le conclusioni più azzeccate sono quelle basate sull’osservazione diretta dell’opera d’arte, senza il paraocchi delle opinioni comunemente accettate, ad esempio sullo stile, ecc.
    Dalla somiglianza delle figure femminili scaturisce una prima teoria che si basa sull’idea, alquanto audace, che nella statua dell’Aurora, sulla quale, quando c’è una bella alba, cadono direttamente i raggi del sole, Michelangelo abbia rappresentato la scena dell’immacolata concezione. In effetti il volto dell’Aurora non raffigura necessariamente un risveglio pesante (come quando si nasce o si riemerge dal sonno notturno), al contrario evoca il languore sensuale del desiderio appagato che non può essere confuso con nient’altro. Una simile lettura della statua ha dei fondamenti evidenti. In un recentissimo studio britannico sulla statua dell’ “Aurora” si legge:L’”Aurora” si offre per la prima volta. O si sta svegliando o si trova in uno stato di inebriamento emotivo “.
    Nell’ambito di questa teoria la statua della Notte è l’immagine della Vergine, straziata dalle sofferenze della Crocifissione e sprofondata in un sonno pesante, ma ora tranquillo, dopo l’Ascensione di Cristo in cielo.
    E’ risaputo che quando parecchi anni dopo il Vasari in una lettera chiese a Michelangelo quale intento lo avesse guidato nel suo lavoro alla sagrestia Nuova, lo scultore, ormai anziano, gli rispose che non se lo ricordava. Ma contemporaneamente Michelangelo tracciò a memoria lo schizzo del proprio progetto per la scala della Biblioteca Laurenziana. Quest’ultimo fatto mette in dubbio la veridicità dell’affermazione di Michelangelo a proposito della sagrestia Nuova. Che cosa ha voluto nascondere Michelangelo?
    Ma la teoria per cui ci troviamo di fronte a una rappresentazione della Vergine nuda e alla scena dell’immacolata concezione ci sembra troppo audace. Inoltre non trova un riscontro scientifico diretto negli studi a tutt’oggi noti.
    Per questo vorrei esporre una teoria apparsa più tardi ma che ha dei seri, anche se indiretti, fondamenti scientifici.
    Il mio scultore preferito è Michelangelo, il mio pittore preferito è Botticelli. Nella sala delle opere di quest’ultimo agli Uffizi non mi pare sia difficile notare, dal momento che i quadri sono collocati l’uno accanto all’altro, che la testa della Venere nel dipinto “ La nascita di Venere” viene utilizzata da Botticelli almeno per altre due Madonne. Mi pare non sia difficile notare che la figura nuda del quadro “La Calunnia” (l’ultima nell’opera di Botticelli) ricorda la Venere, un pò deformata e un pò invecchiata, della “Nascita di Venere”. Io questo l’ho notato, ma ne ho compreso il significato solo dopo aver letto il libro del famoso storico dell’arte inglese Kenneth Clark, direttore della London National Gallery. Per la prima volta nella storia della pittura cristiana Botticelli riutilizza la testa di un nudo in un altro quadro per creare l’immagine della Madonna.
    Scrive Kenneth Clark:” Botticelli ha riutilizzato la stessa testa per le sue Madonne. Questa circostanza, che all’inizio è persino un po’ scioccante, a pensarci bene è ,in effetti, l’espressione più alta dell’intelletto umano, splendente nell’atmosfera pura dell’immaginazione. Il fatto che la testa della nostra dea cristiana, con tutta la sua delicata capacità di capire e con una finissima vita interiore, possa essere collocata su un corpo nudo e ciò non crei alcuna stonatura costituisce il trionfo più alto della Venere Celeste”.
    Ma la stessa cosa può e deve essere detta delle statue dell’Aurora e della Madonna nella sagrestia Nuova di San Lorenzo. Ma lasciamo per un attimo questa idea e torniamo a parlare della “Notte”, anche per riprendere il confronto con Botticelli. L’ultima nudo femminile presente nell’opera di Botticelli è una figura convenzionalmente chiamata “La Verità” nel dipinto “La Calunnia”. Kenneth Clark dà particolare risalto alla somiglianza tra Venere e la Verità della “Calunnia” e scrive: “A prima vista ricorda la Venere, ma praticamente ovunque la fluidità è spezzata. Invece dell’ovale classico della figura di Venere, le braccia e la testa disegnano un arabesco medievale a forma di rombo con le linee a zig-zag. La lunga ciocca di capelli che avvolge il fianco destro si rifiuta intenzionalmente di seguirne le forme. Il disegno di Botticelli è sicuro e elegante, ma in ogni curva si sente il netto rifiuto del piacere...”.
    Ma Clark non si è spinto al di là della somiglianza e non ha cercato di stabilire un collegamento,basandosi sull’unità d’intenti dell’artista,tra gli elementi di questa triade: Venere-Madonna-Verità (Saggezza). Forse perchè gli studi risalgono a tempi diversi, con intervalli di anni e decenni.
    La nostra seconda teoria si basa sul fatto che Michelangelo abbia riprodotto nella sagrestia Nuova la stessa triade di Botticelli. E qui Kenneth Clark non è più in grado di aiutarci non solo perché , dopo aver notato la somiglianza tra le figure di Botticelli, non si è reso conto del loro trinomio, ma anche perché non è riuscito, purtroppo, a dare il giusto valore alle statue femminili di Michelangelo nella sagrestia Nuova di San Lorenzo. In particolare Clark scrive che “i seni della ‘Notte’ sono ridotti a inutili appendici e il ventre, invece di essere una dolce modulazione di altre rotondità, è un baule sformato, solcato da quattro profonde pieghe orizzontali”.
    A questo punto viene la voglia di fare una pausa per sottolineare ancora una volta quanto siano estremamente soggettivi i giudizi, pur autorevoli, su questa scultura di Michelangelo. Non concordo assolutamente con una simile valutazione e con me la maggior parte di coloro che hanno visto la scultura. Un altro storico inglese, Antony Huges, scrive ,ad esempio, che i contemporanei di Michelangelo esaltavano la figura della “Notte” per il suo fascino.
    E’ importante ricordare che Michelangelo creò la sagrestia Nuova di San Lorenzo come un tutto unico e iniziò questo lavoro quasi a cinquant’anni, quando a Roma era già stato consacrato come il maggior scultore e pittore. A Roma, non a Firenze. Qui il primato nella pittura apparteneva ancora a Botticelli.
    Michelangelo non poteva non conoscere, non notare, non sentire la triade di Botticelli, anzi, forse ne conosceva in modo alquanto esatto la concezione e il significato, per averlo appreso sia da Botticelli stesso che dai suoi contemporanei.
    Inoltre Botticelli fu il maggior pittore mediceo, il più amato dalla famiglia Medici, l’artista che riuscì a immortalare in un suo dipinto Cosimo il Vecchio, suo figlio Piero, i nipoti Lorenzo (il futuro Magnifico) e Giuliano (ucciso nella congiura dei Pazzi), tutti i principali componenti dell’Accademia Platonica. Anche dopo il loro allontanamento dal potere i Medici continuarono a aiutare materialmente Botticelli.
    Di solito la “Nascita di Venere” viene messa in relazione con gli ideali neoplatonici e spesso con la poesia di Poliziano e le idee di Ficino, noti studiosi dell’Accademia Platonica.
    Tra i possibili consulenti di Michelangelo all’epoca del lavoro sulla sagrestia Nuova di San Lorenzo viene indicato l’allievo più famoso del Ficino, che avrebbe potuto spiegargli le idee di cui un tempo i neoplatonici aveva reso partecipe Botticelli. Si sa che Michelangelo e Botticelli si sono incontrati e possono aver avuto uno scambio di opinioni.
    Nel “Codice Da Vinci”, un libro che ha fatto molto scalpore, lo scrittore Dan Brown riporta come fatto accertato che, conformemente ai testi ritrovati nel 1975 nella Bibliotèque Nazionale di Parigi e chiamati “Les dossiers sécrets”,tra membri del Priorato di Sion,che professava l’antica religione, mescolata a quella cristiana, della Natura-Madre, c’era anche Sandro Botticelli.Anche se Dan Brown può aver esagerato, la sua idea come ipotesi coincide in parte con l’opinione di alcuni studiosi, secondo cui Botticelli fu lui stesso un filosofo, un produttore di idee e non ebbe un particolare bisogno dei consigli di altri studiosi.
    Lo storico dell’arte Antonio Paolucci ritiene che Botticelli fu il testimone e l’interprete più raffinato della élite del tempo e occupò la posizione migliore per comprendere lo spirito della sua epoca.
    Nella sua lezione del 1874 il famoso storico Ruskin caratterizzò Botticelli come “il teologo più colto, l’artista migliore e l’uomo più affabile che Firenze abbia mai prodotto”.
    Per dirla con parole semplici, si può essere certi che la triade di Botticelli : Venere-Madonna-Verità (Saggezza), o piuttosto un’altra immagine di Afrodite, non è casuale.
    Nella “Pittura del ‘400" gli autori tedeschi parlano di affinità nell’opera di Botticelli tra le figure di Venere e quelle della Madonna.
    “Era diffusa nel Rinascimento la raffigurazione di due Veneri a fianco, una delle quali rappresentava l’Amore Sacro e l’altra l’Amor Profano.”, scrive un autore inglese.
    Michelangelo non poteva non conoscere e non vedere la triade di Botticelli. Il fatto che nelle sculture femminili della sagrestia Nuova si sia ispirato a Botticelli si vede dai disegni di figure femminili conservati alla Casa Buonarroti, dove, secondo l’opinione degli studiosi, si evidenzia un rapporto diretto con il ritratto di Simonetta Vespucci che è stata, a sua volta, “modella” di Botticelli.
    Ma pare evidente che per Michelangelo la cosa più importante fosse dare concretezza e risultare vittorioso in quella disputa sulla pittura e la scultura che un tempo era sorta tra lui e Leonardo da Vinci. Michelangelo ha raffigurato la sua “Nascita di Venere” con la testa della dea che, contrariamente al dipinto di Botticelli, è già stata coperta da un velo. I capelli che ondeggiano al vento permettono al pittore di lasciare il viso della Venere quasi astratto e indifferente. Invece Michelangelo nella Venere-Aurora è riuscito con il marmo ad esprimere tutto attraverso la mimica del volto. La gamba sinistra della sua Venere “Aurora” affonda in una sostanza che altro non è se non schiuma marina.
    La signora Edith Balas, professoressa dell’Università Carnegy-Mellon (Pittsbourgh, USA) nel suo libro “Una nuova interpretazione della Cappella Medici” riporta prove convincenti del fatto che la figura della “Notte” può e deve essere identificata con la gemella di Venere, la dea Afrodite, che è simbolo di saggezza, eternità e quiete, contrariamente all’interpretazione invalsa della figura di Venere-Afrodite, vista come divinità dell’amore e del piacere carnale.
    Michelangelo creò le sculture della sagrestia Nuova nell’epoca successiva al Savonarola e non levigò il marmo del volto della sua Madonna, affinché non fosse così evidente la somiglianza con la figura di Venere nascente e la sua gemella Venere-Afrodite, che è strettamente collegata ai nomi conosciuti delle dee Ishtar, Astante, Cibele in quando grande divinità femminile della Madre.
    La triade che Botticelli faticosamente elaborò in dieci anni della sua vita creativa (“Nascita di Venere”, 1484; la Madonna, 1487; e infine la “Calunnia”, 1495) è stata riprodotta anche da Michelangelo in dieci anni circa di lavoro sulle sculture della sagrestia Nuova di San Lorenzo. Il confronto e la discussione dei numerosi dettagli relativi alla triade di Botticelli e Michelangelo non rientra nei limiti di un breve saggio e sarà oggetto del libro attualmente in preparazione dal titolo “Gli enigmi della sagrestia Nuova di San Lorenzo”.

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