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Numero 3(94)
Il potere si prepara alle elezioni

    Nonostante alle elezioni presidenziali e all’inizio della campagna elettorale alla Duma manchino più di due anni, di fatto il Governo si sta già attivando per preimpostare la “macchina elettorale” e tagliar fuori dalle elezioni qualsiasi potenziale opposizione.
    La legge approvata il 22 aprile in terza lettura “sull’elezione dei deputati della Duma di Stato del Consiglio della Federazione Russa” prevede il passaggio al sistema elettorale per liste di partito per tutti e 450 i membri della camera bassa del Parlamento. La legge è concepita in tal modo tale da garantire un vantaggio ai maggiori partiti già alla Duma. In particolare, è vietata la costituzione di coalizioni preelettorali, “salvagente” di molti partiti minori. Considerando che, secondo la nuova legislazione i partiti non partecipanti alle elezioni verranno cancellati dalle liste di registrazione, si può dire che il futuro ci riservi una radicale “epurazione” della scena politica. E la dura regolamentazione del fondo preelettorale promette una gran quantità di spiacevoli sorprese per gli avversari del “partito di governo”, in quanto rientrare nei 400 milioni di rubli assegnati per la campagna elettorale sarà possibile solo con un utilizzo massiccio delle risorse amministrative. Inoltre il partito di governo è riuscito a far valere il diritto di includere nei primi gruppi di liste elettorali persone niente affatto intenzionate a lavorare alla Duma, ma che godono di popolarità o di risorse amministrative. In caso di rinuncia, il mandato non verrà assegnato agli esponenti di altri partiti, come si proponeva prima, ma ai candidati successivi nella lista del partito.
    Irrigidimento anche sulla questione delle firme. Se prima per l’eliminazione di un partito dalla gara elettorale era necessario il 25% delle firme false, adesso sarà sufficiente un 5%. Tenendo presente che per falsificazione si intende qualsiasi correzione o errore di scrittura, il destino di tutti i partiti politici partecipanti alle elezioni adesso dipende dal Comitato Centrale esecutivo.
    Tra l’altro, il Presidente ha presentato alla Duma ancora un ulteriore serie di severe rettifiche al decreto. In particolare, Vladimir Putin propone di introdurre una norma sul cosiddetto mandato imperativo, che prevede la privazione dello status di deputato in caso di passaggio da una frazione ad un’altra.
    Il Comitato Centrale esecutivo russo a sua volta ha valutato negativamente le questioni che l’opposizione - prima il movimento di Sergej Glaz’jev “Per una vita dignitosa”, successivamente il Partito Comunista della Federazione Russa - voleva sottoporre a referendum nazionale, allo scopo di ottenere una tribuna propagandistica gratuita – nella fattispecie nell’ambito dei media elettronici, a cui di recente l’opposizione non ha accesso. Secondo il Comitato le questioni sarebbero per la maggior parte non conformi alla legislazione vigente, o comunque si presterebbero a una pluralità di interpretazioni. In risposta il leader dei comunisti Ghennadij Zjuganov ha promesso di organizzare massiccie azioni di protesta e di contestare la decisione del Comitato in Corte Suprema.
    Intanto si continua a preparare la propaganda per il prolungamento del mandato dell’attuale governo dopo il 2008. Il capo dell’Amministrazione del Presidente Dimitrij Medvedev in un’intervista alla rivista “Ekspert” ha esplicitamente minacciato i potenziali “arancioni” o contestatori delle elezioni del 2007 o 2008 spiegando che, in caso di mancato consolidamento dell’élite di governo (consolidamento col quale si intende evidentemente il consenso al prolungamento del mandato di Vladimir Putin) la Russia andrà incontro alla disintegrazione, e “staranno male tutti, compresi i nostri vicini”. Finalmente anche lo stesso Putin ha rotto il silenzio sul suo futuro politico, ammettendo la possibilità di un sua partecipazione alle elezioni del 2012. Per il 2008 ha saggiamente taciuto, ma si capisce che la sicurezza di una vittoria nel 2012 può fondarsi solo sull’impiego di un qualche sistema che permetta nel frattempo a Putin di conservare di fatto i suoi poteri governativi e la sua influenza. Tra le possibili varianti gli esperti parlano di dimissioni anticipate di Putin dalla carica presidenziale e una campagna preelettorale ridotta, oltre che al trasferimento di alcuni dei poteri presidenziali al primo Ministro (carica che verrà occupata dall’attuale presidente).

Le due ali di “Edinaja Rossija”
    Durante l’intervista, D Medvedev, ritenendo indispensabile la formazione di un partito di destra, ha commentato prudentemente che “una tra le teste di ponte dello svilupppo dell’ideologia di destra potrebbe diventare la corrispondente frazione dell’”Edinaja Rossija””.
    E tale frazione non ha tardato a comparire. Un gruppo di rappresentanti influenti di “Edinaja Rossija” (il governatore della regione di Novgorod Mikhail Prusak, il governatore della regione di Tver’ Dimitrij Zelenin, il presidente del comitato della Duma di Stato per l’edilizia statale Vladimir Plighin, i deputati della Duma di Stato Vladimir Gruzdev, Andrej Burenin, Aleksandr Lebedev, Andrej Makarov) il 19 aprile ha indetto una conferenza stampa durante la quale ha annunciato di volere dare l’avvio a una discussione interna al partito sullo sviluppo di una piattaforma ideologica a detta loro di destra: “Si intensifica la pressione amministrativa sull’imprenditoria… La riforma giudiziaria non ha conseguito un risultato importante, ossia l’autentica indipendenza dei giudici… Esistono tutti i presupposti per temere per il destino delle istituzioni civili in Russia… La serie di disegni di legge presentati anche dai nostri colleghi di partito è restringe in sostanza i diritti e le libertà dei cittadini.” Dopo di che si è subito formata l’ala di destra. Sedici deputati dell’”Edinaja Rossija” hanno rilasciato dichiarazioni nelle quali proponevano come ideologia di partito “il conservatorismo sociale”. Il capo del gruppo, il presidente del comitato della Duma di Stato per il lavoro e le politiche sociali Andrej Isaev, ha dichiarato “Non possiamo diffondere globalmente all’interno del partito idee liberali di destra. Non sarebbe onesto nei confronti degli elettori, che hanno votato per un’”Edinaja Rossija” centrista, e vedono invece una nuova edizione dell’SPS (Unione delle Forze di destra, ndt.)”.
    La creazione di due diversi gruppi riflette le dinamiche interne a “Edinaja Rossija”, che aveva riunito a suo tempo personalità dalle posizioni assolutamente eterogenee. È probabile che ora le due fazioni che si sono distintamente consolidate abbiano deciso di dichiarare apertamente la loro esistenza.
    D’altro canto molti esperti considerano invece si tratti semplicemente di un piano dell’Amministrazione del Presidente. Infatti l’idea dovrebbe aiutare “Edinaja Rossija” a sbarazzarsi dell’immagine che si è fatta di “macchina da votazioni”, fiacca e priva di iniziativa, e ad attirarsi le simpatie degli ex-elettori di destra, tentando anche magari, attraverso le critiche al governo di sottrarne ai comunisti.
    Il Cremlino non ha in realtà inventato nulla di nuovo. Era l’idea del 1995 di Boris Eltsin sulla creazione di due “ali”, destra e sinistra della futura Duma. L’impresa di porre la Duma sotto il controllo del Cremlino non ebbe allora alcun successo. “L’ala destra”, il partito “Nash dom Rossija” (“Russia casa nostra”, ndt.) ottenne circa il 10% dei voti, continuò ad esistere per la durata di un mandato alla Duma e poi scomparve ingloriosamente nel nulla. E il blocco di sinistra, capeggiato dallo sfortunato candidato alle elezioni presidenziali del 2004 Ivan Rybkin non riuscì neanche a superare la barriera del 5%. È molto probabile che vada incontro allo stesso destino anche il presente tentativo di riattuazione di tale progetto.

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