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Numero 5(96)
La politica ce, la strategia manca...
Lasso nella manica delleconomia russa non va sprecato. Anche perche ce chi bara


    Come succede sempre in autunno, al Governo e alla Duma è discussione accesa circa la politica statale del 2006. Il bilancio dell’anno prossimo è già stato presentato in Parlamento, e proprio la sua versione definitiva rappresenterà quella soluzione di compromesso, sulla quale si accorderanno i funzionari.
    Il dibattito di quest’anno segue un copione che nel corso degli ultimi anni è diventato ormai banale: si discute sull’uso del fondo di stabilizzazione, ci si chiede se sia il caso di toccarlo, e se sì, in quale grado. Creato ai primi del 2004, in un anno solo il fondo ha raggiunto (in larga misura grazie al caso della Yukos e alla “vendita” della Yuganskneftegaz all’asta, per via dei debiti che aveva accumulato) 26 miliardi di dollari, cioè una cifra che ha permesso di finanziare, nel corso di due anni, i pagamenti relativi al debito estero. La riserva finanziaria è aumentata a ritmi che hanno superato di due o tre volte le attese iniziali. Quindi alcuni esponenti del partito “Russia Unita” hanno inizato ad insistere sull’aumento della spesa pubblica.
    Nell’autunno del 2004 il Ministero delle Finanze è riuscito a far ridimensionare ai deputati le proprie brame, motivando la sua intransigenza con la necessità di estinguere con anticipo il debito e con l’incertezza della situazione sul mercato internazionale del petrolio. Ma oggi il Ministro delle Finanze Aleksej Kudrin trova difficoltà sempre maggiori nel trovare argomenti a sostegno della sua posizione.
    Coloro che consigliano di fare parziale uso del fondo di stabilizzazione motivano il loro punto di vista con la dinamica dei prezzi del petrolio. Secondo le ultime pubblicazioni degli istituiti e delle agenzie internazionali, i prezzi del petrolio nel corso dell’anno successivo si manterranno al livello di 70-80 dollari al barile, una cifra che dovrebbe garantire alla Russia un notevole aumento di entrate erariali rispetto a quelle programmate. La Finanziaria del 2006 è stata calcolata in base ad un prezzo medio del petrolio di 40 dollari a barile, mentre il prezzo medio di quest’anno è ammontato a 48 dollari. Anche in base a una previsione così cauta, il fondo di stabilizzazione alla fine del 2006 dovrebbe raggiungere 80 miliardi di dollari. E con 70-80 dollari a barile, il fondo potrebbe facilmente accumulare anche 100 miliardi di dollari. Ciò vale a dire che il volume del fondo non solo raggiungerà l’entità del debito estero della Russia (il quale, verso la fine del 2006, ammonterà a 80 miliardi di dollari), ma coprirà anche la metà dei 40 miliardi di dollari di spese interne del Governo russo. Il problema dei debiti, quindi, sarà risolto in modo automatico, e l’entità del fondo sembra a parecchi esperti anche eccessiva.
    D’altra parte, molti esponenti del Governo sono assai preoccupati dal rallentamento della crescita economica, e l’aumento di spese di bilancio è visto come il modo più semplice per supportare alcuni settori dell’economia. Proprio la necessità di usare il bilancio per stimolare l’economia ha fatto sì che nella Finanziaria 2006 venisse incluso il così detto Fondo investimenti, ammontante a 2,5 miliardi di dollari. Si tratta di denaro stanziabile dallo Stato per finanziare progetti nel settore produttivo. La cifra sovraindicata tuttavia è troppo modesta, e molti vorrebbero incrementarla: particolarmente interessati a ciò sono alcuni grossi imprenditori, i quali pensano di potere sfruttare tali risorse a proprio vantaggio. Tutti ricordano bene la recente proposta di Oleg Deripaska di usare i mezzi del fondo di stabilizzazione per incentivare la costruzione della centrale idroelettrica di Boguciansk.
    Il terzo argomento importante a favore dell’aumento delle spese di bilancio è quello concernente il desiderio di piacere agli elettori. Si discute oggi più che mai sull’indicizzazione delle pensioni e degli stipendi, e questi discorsi sembrano essere sostenuti dal Presidente, che percepisce lo scontento della popolazione e in tal senso vorrebbe un’inversione di tendenza. Quasi tutte queste iniziative inerenti all’aumento delle spese sono bloccate dal Ministero delle Finanze. Il motivo potrebbe sembrare strano: gli esponenti del Ministero, compreso il Ministro, non individuano destinazioni appropriate per le eventuali spese supplementari. Le uscite previdenziali possono comportare la crescita dell’inflazione, ed Aleksej Kudrin non vuole assumersi la responsabilità di un rincaro del costo della vita. E neppure vuole che il denaro del fondo investimenti venga speso senza obiettivi precisi - cosa che potrebbe avvenire se le gare d’appalto relative ai progetti si rivelassero fittizie - e che vada a finire nelle mani degli oligarchi. Ma i sostenitori dell’aumento delle spese ora stanno diventando più forti: lo dimostra l’incontro di Aleksej Kudrin con gli analisti del mercato finanziario, organizzato dal ministro per sensibilizzare l’opinione pubblica alla lotta contro coloro che vogliono sperperare le riserve finanziarie.

Ci vuole un programma economico
    La lotta trascinante che coinvolge tutti - tranne magari Dio -, gli analisti, il Presidente, l’opinione pubblica, ha portato alla ribalta la questione sostanziale sottesa a queste vicende: per quale scopo si faccia tutto questo. La situazione di “patta” venutasi a creare tra i gruppi concorrenti al Governo permane da così tanto tempo per un motivo molto semplice: perché manca una strategia di sviluppo economico. Qualsiasi programma economico, qualsiasi concetto comprende la definizione di obiettivi essenziali e compromessi ammissibili, cioè determina che cosa possa essere sacrificato e per quale vantaggio. In Russia invece il Governo è costretto a ritenere propritari obiettivi in conflitto tra loro. Si dichiara, ad esempio, la necessità di supportare la crescita economica per mezzo della politica di bilancio, ma facendolo, bisogna assolutamente controllare l’inflazione. Oppure, altro esempio, la Russia si prepara con zelo all’ora dell’ingresso nel WTO, ma continua a pensare ai meccanismi che possano permettere di sostenere i produttori interni. Tutti parlano della necessità di aumentare le tariffe dei servizi comunali, ma quando ciò comporta l’aumento dei prezzi, si mettono le mani nei capelli.
    La crescita economica, come l’inflazione e il fondo di stabilizzazione oggi sono diventati dei valori autonomi. È comodo misurare l’efficienza della propria attività basandosi su due o tre cifre riportate dalle statistiche, ma ciò è utile solo a mantenere il proprio seggio. È ovvio quindi che la riluttanza del Ministero delle Finanze a supportare dei progetti d’investimento con i fondi di bilancio nasconda una banale mancanza di fiducia: non si crede nel fatto che le gare d’appalto possano essere organizzate in modo onesto e che i relativi fondi non vengano rubati. Il problema, quindi, si riduce di nuovo alla lotta alla corruzione e alla necessità di creare un sistema statale che funzioni. Proprio questo, e non la discussione su chi abbia ragione, Kudrin o Gref, deve diventare un indirizzo prioritario nel lavoro del Governo.

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