Espresso
Q U I N D I C I N A L E   D I   I N F O R M A Z I O N E
Russian
Home Giornale Archivio Redazione Pubblicità Dove siamo
 
Numero 6(97)
Roma e Venezia si chiudono

    Nel corso di molti secoli questi due nomi sono stati simboli di apertura: Roma, il centro del mondo, Venezia, padrona dei mari. Ma ora i tempi cambiano, e devono “chiudersi” urgentemente. Di fronte a minacce diverse però.
    Roma, in quanto capitale europee e centro mondiale del cattolicesimo negli ultimni anni si è trovata nel mirino degli islamici radicali, membri del famigerato “Al-Qaeda” di Osama Bin Laden. Dopo gli attentati terroristici di Madrid e di Londra, questo pericolo è diventato reale al 100%. Per controllare se e quanto siano pronti i servizi speciali a prevenire gli attentatati terroristici e a contrastarne gli effetti, il 3 ottobre a Roma hanno avuto luogo delle esercitazioni antiterroristiche. In conformità al programma di simulazione, un terrorista kamikaze si è fatto esplodere davanti al Colosseo. Un suo “collega” dopo 10 minuti ha fatto saltare un pullman con dei turisti. Il terzo terrorista ha attaccato un convoglio della metropolitana presso la stazione “Piazza Repubblica”, la più profonda. Durante le operazioni, vicino al Colosseo è sorta una complicazione inattesa. Dopo l’esplosione “da programma”, gli agenti delle forze dell’ordine hanno trovato una borsa dimenticata da qualcuno. Temendo un attentato terroristico vero, si sono messi a lavorare i genieri. Ma in quel momento sul luogo dell’incidente è ritornato di corsa il proprietario della borsa, un fotografo che riprendeva le esercitazioni. Per la “simulazione” è stato bloccato il traffico nel centro della città, cosa che ha creato terribili ingorghi.
    Venezia invece è minacciata non tanto dai terroristi, locali o forestieri, quanto dalla natura, e più concretamente, dall’Adriatico, le cui acque invadono la città con sempre maggior frequenza. Oggi Venezia subisce inondazioni 200 giorni all’anno, mentre nel primo Novecento, i giorni erano 7. Dopo l’inondazione del 1966, che ha lasciato 5000 persone senzatetto, si cominciarono a sviluppare dei provvedimenti mirati alla protezione dell’antica città. Nel 2003 è stata finalmente presa la decisione di costruire una diga. Il progetto denominato “Mosé” prevede di costruire sul fondo del mare 78 barriere mobili: durante le forti tempeste in essi verrà pompata l’aria, e la diga acquisterà una posizione verticale. Il costo complessivo delle infrastrutture protettive, che dovrebbero essere terminate nel 2011, si aggirerà sui 5 miliardi di dollari. La prima pietra è stata collocata nelle fondamenta della futura diga dal premier Silvio Berlusconi a maggio del 2004. Ma in seguito la costruzione è stata sospesa. Gli ecologi hanno protestato, dichiarando che le barriere “trasformeranno Venezia in un bacino d’acqua chiuso e destabilizzeranno l’ecosistema della laguna, arrecando danni maggiori rispetto a quelli causati dalle inondazioni, che coprono le strade della città solo di tanto in tanto”. Hanno proposto come alternativa di chiudere il porto merci di Venezia. Il fatto che ciò toglierebbe il posto di lavoro a tante persone, naturalmente, non è stato menzionato. Berlusconi ha preferito non prendere in considerazione tali obiezioni e alcuni giorni fa ha dichiarato che, interessando il progetto la sicurezza della città e dei suoi abitanti, “non esistono ripensamenti”, e che i lavori relativi al progetto “Mosé” verranno ripresi.

in alto <<  ARTICOLO PRECEDENTE      ARTICOLO SEGUENTE  >> in alto
ALTRI ARTICOLI DELLA RUBRICA "NEL MONDO"
La strategia di Berlusconi: uscire dalla crisi in alcune ore ¦  CAMBIA LA LEGGE ¦  La figlia di Berlusconi si e messa alla testa dellimpero dei media familiare
Rambler's Top100    Rambler's Top100