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Numero 8(99)
Elezioni di Mosca: hanno vinto «orsi», comunisti e democratici

    In seguito alle “riforme di settembre” di Vladimir Putin, il quale ha eliminato, nel 2004, l’eleggibilità dei governatori, è aumentata bruscamente l’importanza dei Parlamenti regionali, che oggi devono approvare la candidatura del governatore presentata dal Presidente della Federazione Russa. Di conseguenza, l’attrattiva delle elezioni alla Duma di Mosca (alle elezioni del 1997 e del 2001 il problema principale fu appunto la mancanza di interesse nei loro confronti da parte della popolazione e dei partiti politici) è altrettanto aumentata. Le elezioni alla Duma di Mosca, poi, erano viste da alcuni politici come una specie di “palestra” e prova generale prima delle elezioni politiche del 2007. Per questo motivo le elezioni del 4 dicembre hanno attratto l’attenzione delle forze politiche più svariate.
    La tecnologia politica principale che è stata usata nella campagna elettorale era il pompaggio del “pericolo degli immigrati”. Ciò si deve a due motivi. Anzittutto, oggi, secondo i sondaggi, lo slogan “Russia per i russi!” è sostenuto, in varia misura, da circa due terzi della popolazione della Russia. In secondo luogo, i pogrom nei sobborghi delle città francesi popolati dagli immigranti, abbondantemente mostrati dai mass media russi, hanno reso il tema del “pericolo degli immigranti” popolare, e sfruttabile da parte dei partiti politici per attrarre gli elettori.
    Nonostante la retorica xenofoba sia stata adoperata praticamente da tutti i partiti (compresi i “Democratici uniti”), è diventata centrale solo nella campagna elettorale del partito “Rodina” (Patria).
    Inizialmente le autorità praticamente non hanno reagito alla propaganda xenofoba: i volantini del “Rodina” si distribuivano liberamente di fronte a molte stazioni della metropolitana. La situazione è cambiata solo dopo il ricorso ufficiale del canale televisivo TVZ al Comitato elettorale di Mosca, con la richiesta di controllare la legalità dello spot preelettorale del partito, in cui gli emigranti dal Caucaso venivano velatamente definiti “immondizie”.
    Il 24 novembre, il Comitato elettorale di Mosca ha riconosciuto che lo spot preelettorale suindicato fomenta l’inimicizia interetnica e contravviene alle limitazioni stabilite dal Codice elettorale di Mosca. A favore della sentenza del Comitato elettorale di Mosca si è pronunciato il capo della Commissione elettorale centrale della Federazione Russa, Aleksandr Vešnjakov. “Se c’è indizio di una trasgressione, anzi di un reato, a cose del genere bisogna reagire, e non permettere di “trasmettere” l’inimicizia interetnica sui nostri schermi televisivi”, ha detto il 25 novembre durante l’incontro con i direttori responsabili dei giornali regionali alla mostra “Stampa 2006”.
    Le autorità peraltro hanno rimosso gli addetti di Dmitrij Rogozin dalla corsa elettorale. Zhirinovskij, capo del Partito liberale democratico della Russia (LDPR) ha presentato al Tribunale della città di Mosca un’istanza in cui chiedeva di escludere il partito “Rodina” dalle elezioni per la fomentazione dell’inimicizia interetnica (il che appariva abbastanza buffo, ricordando che i volantini dello stesso Partito liberale democratico avevano spesso contenuti nazionalistici).
    Il 26 novembre, il Tribunale della città di Mosca ha escluso il partito “Rodina” dalle elezioni. Il tentativo di Rogozin di far finta di non essere al corrente del processo e mandarlo per le lunghe al fine di sottrarre il suo partito alle sanzioni legislative non gli è riuscito, perché i giudici hanno esaminato il caso come niente fosse in assenza dei convenuti. Il 2 dicembre, la Corte Superiore della Federazione Russa ha convalidato la sentenza dei propri colleghi di Mosca, dopo di che a Dmitrij Rogozin non restava che invitare i suoi elettori a votare lo stesso a favore del suo partito, annullando in tal modo le schede elettorali (dato che la votazione a favore di un partito cancellato dalla scheda è considerata nulla). Difficile che le autorità abbiano dato retta sul serio alle promesse dei dirigenti del “Rodina” di far scendere la gente in piazza e, imitando l’esempio ucraino, combinare il secondo “Majdan”, ma qualche misura preventiva è stata presa. Presso alcuni militanti del “Rodina” e del Partito nazional-bolscevico sono state operate perquisizioni; hanno dovuto firmare delle quietanze in cui promettevano di non partecipare ad eventuali manifestazioni di massa.
    Di conseguenza, la stessa votazione si è svolta in modo assolutamente tranquillo. Le previsioni di un afflusso basso non si sono avverate: alle elezioni si è presentato un terzo degli elettori (2,4 milioni di persone).
    Le elezioni di Mosca si sono concluse con un altro trionfo della “Edinaja Rossija” (Russia unita), “il partito di governo”. A parte il 47,25% dei voti, questo partito ha ottenuto tutti e quindici posti, relativi alle circoscrizioni uninominali, superando di molto i propri avversari. Il Partito comunista della Federazione Russa (KPRF) ha ottenuto il 16,75% dei voti, lo “Yabloko – democratici uniti”, l’11,11%. Gli altri partiti non sono riusciti a superare la barriera del 10%. Il LDPR ha ottenuto l’8%, il Partito russo della vita il 4,77%, i Verdi il 2,64%, la “Russia libera” il 2,2%, il Partito della giustizia sociale l’1,22%, “Il volere del popolo” il 0,6%. L’afflusso alle elezioni è stato del 34,77%. In tal modo, i deputati della “Russia unita” occuperanno 28 seggi nella Duma di Mosca, i comunisti ne otterranno 4, e 3 mandati andranno ai democratici uniti.
    L’11,11% dei voti e i tre posti dei deputati ottenuti dai democratici uniti, lasciano un po’ di spazio all’ottimismo: riunitisi per la prima volta, lo “Yabloko” e l’Unione delle forze di destra,sono riusciti a valicare la barriera del 10%, necessaria per passare alla Duma (in altre regioni della Russia tale barriera ammonta al 7%). D’altra parte, si tratta di un’unione assai incerta e precaria, e le vecchie divergenze ed ambizioni possono risultare deleterie per i democratici in futuro. Per conquistare una rappresentanza politica notevole essi dovranno cambiare tattica ed ammettere come anche a Mosca ci siano poche persone che badino ai princìpi democratici e liberali piuttosto che ai problemi della vita quotidiana.
    Va rilevato che la nuova Duma di Mosca sarà molto più tranquilla e stabile rispetto a quella precedente. Dal parlamento della città spariranno dei personaggi odiosi come il generale Popov o Irina Rukina, che ogni tanto agitava la città con le sue dichiarazioni nelle quali dava agli stranieri la colpa per tutti i guai di Mosca. Può darsi che tale struttura all’interno della Duma possa contribuire al mantenimento della stabilità del governo: i rappresentanti della “Russia unita” hanno già affermato di voler prolungare il mandato di Yurij Luzhkov come sindaco. Se vogliamo vedere in queste elezioni una specie di prova generale delle elezioni 2007, è probabile che fra due anni ci aspetti uno scenario altrettanto stabile: in Parlamento tre partiti e un mite passaggio di potere.

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