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Numero 5(50)
Il cinema è morto

    Uno degli eventi rilevanti di marzo è stata la master-class del famoso regista britannico Peter Greenaway, svoltasi all’inizio del IX Concorso aperto dei film studenteschi e da debutto, aspiranti al premio nazionale russo “Sant’Anna”.
    Il maestro già durante il suo soggiorno precedente a Mosca aveva accettato di informare i cineasti russi principianti, e gli ammiratori del suo talento aspettavano l’incontro con l’impazienza. Ma nessuno si aspettava una “conferenza” così scoraggiante.
    Greenaway ha iniziato definendo il cinema un’arte morta. E dopo ha spiegato il perché, e cosa bisogna fare in futuro. Secondo il maestro, una mancanza indubbia del cinema moderno sarebbe il suo attaccamento alla parola, alla letteratura, il suo carattere illustrativo. Il cinematografo è danneggiato anche dalla sua bidimensionalità, dall’essere limitato con la superficie piana dello schermo. Il regista ha detto che la necessità di usare gli attori e’ un “male inevitabile”: è l’effetto del teatro che tuttora non permette al cinema di diventare un’arte autonoma. Dà fastidio, inoltre, la limitatezza dello “sguardo” della cinepresa. In questo modo, il cinema già da tempo e’ un’arte morta, trasformatasi in produzione cinematografica a flusso continuo, e questo vecchio cinema dev’essere lasciato nel passato, come una volta era accaduto con il cinema muto. La nuova arte, invece, dev’essere costruita in base alle nuove tecnologie, sosteneva Greenaway.
    Sembra che per molti studenti della master-class le parole del maestro siano state una specie di sacrilegio e insieme un’utopia, ma in Russia le idee rivoluzionarie trovavano sempre dei sostenitori, e quindi i semi gettati da Peter Greenaway sono caduti in un terreno fertile. D’altra parte, i registi russi, certamente, non possono sperare di ottenere finanziamenti paragonabili a quelli che Greenaway usa per i propri progetti. Sarà difficile, ad esempio, ripetere l’esperimento del regista inglese, a Bologna, dove, in Piazza Maggiore, ha fatto proiettare un “film circolare” sulle facciate delle case che “incorniciano” la piazza. Ma l’esperimento è l’unico rimedio che può togliere il cinema russo, ma anche mondiale, dalla stagnazione.
    Lo stesso maestro, dopo un intervallo di tre anni, ha intenzione di girare un film di otto ore. “Mi rendo conto che otto ore di visione sono un suicidio per la distribuzione. Forse saranno tre o quattro pellicole da due ore che potranno essere viste in tempi diversi o fatte vedere in TV come un serial”, dice Greenaway. Alcune riprese saranno svolte a Mosca, ed è questo il motivo principale dell’arrivo del regista. Peter Greenaway definisce il suo nuovo progetto “postcinematografo” e spiega che il domani del cinema sarà determinato da tecnologie informative, da internet, dalla DVD e dal cinema ciberattivo.

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