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Numero 2(101)
La BCE aumenta i tassi
Dollaro in tensione


    I tassi non ci sono più. Il dollaro non ha più vantaggi competitivi rispetto all’euro, e quindi sta perdendo peso: l’ha dichiarato il 7 marzo il giornale russo “Vremja novostej”. Le cose stanno veramente così? In parte sì: il potenziale dell’aumento dei tassi negli USA è estinto, il mercato avrà una, massimo due scelte positive del FRS, mentre nella zona dell’euro i tassi cresceranno. Gli investimenti nel dollaro, quindi, non risultano così vantaggiosi come l’anno scorso. Possiamo andare incontro d’altronde alla tipica situazione “bolla gonfiata”, in cui lo Stato (cioè, lo Stato Russo) abbassa i tassi deliberatamente per far aumentare i depositi bancari in rubli, attraendo i depositanti con “interessi elevati” e approfittando così della congiuntura internazionale. Si è giunti pertanto ad una situazione in cui il profitto dei depositi in valuta estera si è ridotto notevolmente, i depositanti perdono gli interessi, mentre lo stesso Stato è in perdita. Ci si chiede, allora: ma che bisogno ha la Russia dei depositi in dollari? Per comprarli a poco prezzo ai cittadini e rivenderli a prezzo maggiore? E a chi, poi? Agli stessi USA e agli altri Paesi? Senza parlare delle perdite effettive delle filiali estere o delle aziende straniere in Russia, le quali hanno a che fare solo con valuta statunitense. È difficile quindi dire chi ci guadagni e chi ci perda. Tant’è vero che qualcuno ne è avantaggiato comunque: possiamo, per esempio, considerare un futura eventuale speculazione, in cui lo Stato compra volutamente dollari per un prezzo reso apposta molto basso, dopo di che, basandosi sulla congiuntura internazionale aspetta il momento dell’impennata del dollaro e vende dollari a prezzo vertiginoso.
    Putin non è contento della situazione.
    I continui rimproveri di Vladimir Putin al Governo per la sua incapacità di contenere i tassi di inflazione costringono la Banca Centrale a far rafforzare più rapidamente la valuta nazionale. Il cambio del dollaro rispetto al rublo ha già raggiunto il mimino mensile: 27,88 rubli al dollaro. Gli esperti del mercato, quindi, raccomandano ai cittadini che prendono lo stipendio in dollari, o che hanno risparmi in dollari, di abituarsi finalmente al fatto che la valuta americana è destinata a diventare sempre meno costosa e di non illudersi più di tanto riguardo ad un suo eventuale rafforzamento.
    Tra i pessimisti c’è anche chi predice il calo del dollaro fino a 15 rubli, aggiungendo poi che è lo Stato stesso a cercare volutamente una riduzione dei tassi per rafforzare lo stesso rublo. Qualcuno fra gli analisti stranieri ritiene che questo calo sia dovuto in primo luogo ad una possibile svalutazione del dollaro negli USA: e consiglia di risparmiare solo in euro. Ma anche la situzione della valuta europea è assai delicata: ricordiamo infatti la crisi ormai andata per le lunghe nell’Unione Europea e l’instabilità dell’euro.
    Gli altri sostengono che il notevole rafforzamento del rublo non sia dovuto tanto all’indebolimento del dollaro sui mercati internazionali, quanto all’operato della Banca Centrale russa. Ad esempio, secondo gli esperti della MDM-bank, la Banca di Russia indebolirebbe il cesto bivalutario. Facendo rafforzare il rublo più rapidamente di prima, la Banca Centrale probabilmente conta di ridurre un pò i tassi d’inflazione (secondo i dati della Rosstat, nei primi due mesi del 2006 la crescita dell’inflazione è arrivata al 4,1% - ndr): almeno i prezzi delle merci importate si abbasseranno. L’effetto dell’operato attuale della Banca Centrale, dicono gli esperti, non lo potremo sentire peraltro prima di due o tre mesi. L’unica cosa della quale sono sicuri gli economisti sia russi che occidentali è questa: il dollaro cadrà anche rispetto alle valute internazionali, e la gente si metterà a comprare un’altra valuta, più competitiva, come l’euro o la sterlina britannica. Negli ultimi anni l’economia internazionale ha iniziato ad abbandonare il concetto di mondo “monovalutario”; il concorrente n. 1 del dollaro è l’euro, nonché alcune valute asiatiche. È ovvio anche che la quota parte dell’euro nelle riserve auree valutarie dei Paesi sta gradualmente aumentando (nel 2005 la crescita degli investimenti nell’euro si era arrestata, ma si trattava di un fenomeno provvisorio). La domanda di dollari quindi diminuirà.
    In linea di massima, teoricamente è possibile un piccolo rafforzamento del dollaro nel caso in cui il mercato ottenga un segnale dal FRS relativo alla sua disponibilità ad aumentare il tasso di sconto fino al 5,25% di interesse annuo (ora si trova alla quota del 4,5%, e fino ad adesso è andato aumentando dello 0,25 percento ogni trimestre). Nel contempo, entro la fine dell’anno potrebbe crescere come massimo fino al 5%. In tal caso, secondo gli esperti russi, il dollaro potrebbe rafforzarsi fino a 28,1 o 28,2 rubli al dollaro. Non è escluso che entro la fine di marzo le quotazioni della valuta oscillino un pò attorno alla quota di 27,9 e 28 rubli al dollaro.
    I Paesi dell’OPEC continuano a fidarsi del dollaro
    Tuttavia la situazione non è poi così grave: secondo i dati della Banca dei pagamenti internazionali di Basilea, sul mercato si registra un rinnovato interesse per la valuta americana da parte dei più importanti Paesi esportatori di petrolio. Due terzi dei depositi che hanno i Paesi dell’OPEC nelle banche internazionali sono in dollari (due anni fa ne costituivano il 61%). Secondo gli esperti russi pertanto questo trend è provvisorio.
    Nessuno per ora è in grado di prevedere gli sviluppi della situazione riguardante il dollaro USA (ma anche, in un certo grado, l’euro), nonché quale effetto potrebbe avere l’eventuale caduta del dollaro sull’economia russa. Una cosa comunque è ovvia: certe perdite saranno inevitabili. C’è solo da sperare che non siano ingenti.

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