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Numero 4(103)
Summit Russia-UE a So?i
Prova generale per il G-8
Temi fondamentali: visti, energia, immigrazione


    A Soi, dove si tiene il summit Russia-UE, come ci si aspettava i leader di Russia e Unione Europea hanno firmato un accordo riguardante la flessibilizzazione del regime dei visti. Godranno di tali facilitazioni per l’ottenimento dei visti gli imprenditori, gli artisti, gli sportivi, gli studenti, i giornalisti. Il documento dovrà ora essere ratificato dall’Europarlamento. Come ha dichiarato Vladimir Putin, la convenzione entrerà in vigore già entro la fine del 2006.
    Nessuno per ora può predire quando la Russia e l’Unione Europea raggiungeranno un accordo sull’abolizione totale dei visti. Nel documento si cita come l’obiettivo dell’accordo la reciproca semplificazione del rilascio dei visti ai cittadini della FR e dell’Unione Europea per soggiorni inferiori ai 90 giorni. La nuova tariffa fissata per le pratiche di preparazione del visto sarebbe di 35 euro. 70 euro invece nel caso il visto venga richiesto a tre giorni – o meno - dalla data in cui si desidera partire (RIA Novosti).
    Al summit si pensa anche di firmare degli accordi sul rimpatrio*. Tuttavia il tema principale del summit è la questione della sicurezza energetica. L’Unione Europea vuole la garanzia che la politica condotta da Mosca non si ripercuota sulle forniture di petrolio e di gas. L’UE vuole che la FR ratifichi l’accordo della Carta sull’Energia, che eliminerebbe il monopolio dei gasdotti della “Gazprom”. Putin vuole solo assicurare agli ospiti europei l’affidabilità della FR come fornitore di energia.
    Come ha spiegato ai giornalisti alla vigilia del summit l’assistente del Presidente della FR Sergej Jastržembskij, solo di recente si è riusciti a rimuovere gli ostacoli tecnici alla firma degli accordi. Tre Stati dell’UE – Francia, Spagna e Portogallo -, in conformità alla loro legislazione interna desideravano che la Russia definisse in anticipo i termini di risposta alla possibile richiesta di rimpatrio di questo o quel cittadino. “La rimozione di tali ostacoli ha dato il via libera alla firma dei due tanto attesi accordi tra Russia e Unione Europea”, - ha detto Jastržembskij. In conformità al progetto di accordo sul rimpatrio (si intende degli immigrati clandestini), la Russia si impegna a riaccogliere i cittadini del proprio Paese arrivati in Europa, come anche i cittadini di uno Stato terzo o gli apolidi arrivati in Europa passando dalla FR nel caso essi non “corrispondano o smettano di corrispondere alle condizioni vigenti di entrata, soggiorno o residenza entro il territorio dello Stato-membro interpellato”.
    Un impegno analogo si assume anche l’Unione Europea riguardo ai suoi cittadini, come anche nei confronti dei cittadini di Paesi terzi o degli apolidi arrivati in Russia dal territorio dell’UE, nel caso essi non”corrispondano o smettano di corrispondere ale condizioni vigenti di entrata, soggiorno o residenza entro il territorio della Federazione Russa”.
    Si suppone che per i primi tre anni dall’entrata in vigore del documento la Russia sarà obbligata ad accogliere per riammissione esclusivamente i cittadini russi oppure i cittadini di quegli Stati con i quali avrà stipulato accordi per la riammissione. “Questo periodo di transizione è sufficiente ad un sicuro rinforzo delle nostre frontiere, cosa ridurrà al minimo la quantità di immigranti, in realtà transitanti verso un terzo Paese”, ha osservato il vice ministro degli Esteri russo Aleksandr Gruško. A quanto egli dichiara, non ci sarebbe ragione di temere che “l’accordo sulle riammissioni dall’UE trasformi il nostro Paese in un punto di raccolta di clandestini”. A Mosca e a Bruxelles non escludono che gli accordi sulla semplificazione del regime dei visti e sul rimpatrio possano entrare in vigore già dal prossimo anno. Questi due documenti vengono considerati da entrambe le parti come un passo importante in direzione dell’abolizione del regime dei visti. Ciò nonostante, al riguardo sia in Russia che in Unione Europea si ritiene prematuro parlare di tempistiche concrete.
    “Oggi, riguardo ai tempi di realizzazione del progetto di abolizione non troverete nessuno che possa indicare date precise”, ha detto ai giornalisti Sergej Jastržembskij. Secondo lui, gli accordi sulla semplificazione del regime dei visti e sulla riammissione dovrebbero “funzionare”.
    “E durante questo periodo di rodaggio molte delle paure legate all’abolizione del regime dei visti scompariranno da sole.
    Constateremo che le minacce relative all’immigrazione clandestina sono irreali”, ha detto l’assistente del Presidente, aggiungendo che le trattative per l’abolizione comunque proseguiranno. Al summit di Soi ha rappresentava la Russia il Presidente della FR Vladimir Putin. Portavoce europei invece erano il cancelliere federale austriaco (l’Austria ora è alla presidenza dell’UE) Wolfgang Schüssel, il presidente dell’Eurocommissione Jose Manuel Barroso, il segretario generale del Consiglio UE e alto rappresentante UE per la politica estera e per la sicurezza Javier Solana.

Il tema principale del summit di Soi: l’energia
    Per il presidente Putin il summit di Soi diventa quindi una specie di prova generale per il G-8 di San Pietroburgo. Come riporta il “Kommersant”, il presidente russo parlerà con i rappresentanti dell’UE della sicurezza energetica e cercherà di glissare sul tema della democratizzazione.
    Interlocutori di Vladimir Putin saranno il capo dell’Eurocommissione Jose Manuel Barroso, l’alto rappresentante UE per la politica estera e per la sicurezza Javier Solana, il cancelliere federale austriaco (l’Austria ora è alla presidenza dell’UE) Wolfgang Schüssel e gli eurocommissari per le relazioni internazionali e la politica commerciale Benita Ferrero-Waldner e Peter Mandelson. In particolare, il commissario Ferrero-Waldner ritiene che il summit rappresenti una buona occasione per discutere delle questioni legate all’energia, che stanno diventando sempre più importanti nei rapporti tra UE e Russia (ITAR-TASS).
    “L’Europa consuma più energia di quanta ne produca, e la nostra dipendenza dall’import aumenta”, ha osservato la Ferrero-Waldner. “Nel corso degli ultimi dieci anni la Russia è stata un partner e un fornitore assolutamente affidabile, e nessuno metterà in discussione i contratti già stipulati”. Tuttavia secondo lei, in considerazione dell’aumento dell’import sarebbe saggio da parte dell’UE condurre una politica di diversificazione delle fonti, dei percorsi di fornitura e dei tipi di energia utilizzati. “Non che si abbia qualcosa contro la Russia: semplicemente la situazione è tale per cui, al fine di garantire la sicurezza in merito all’approvigionamento energetico è necessario allargare i propri orizzonti”, ha detto la Ferrero-Waldner. Come osserva il “Kommersant”, molto probabilmente il presidente Putin, conformemente allo spirito di tutte le più recenti dichiarazioni dei funzionari russi garantirà ai suoi ospiti europei l’affidabilità della FR, e criticherà l’opinione corrente in Europa riguardo alla guerra del gas tra Mosca e Kiev, come anche la politica del governo ucraino in generale.
    Continuando ad esprimere giudizi poco lusinghieri sull’Ucraina, Putin evidentemente non si lascerà sfuggire l’opportunità di metter zizzania tra Kiev e l’UE riguardo alle questioni energetiche. A Mosca non piace per niente l’iniziativa dell’Ucraina di entrare a far parte del sistema elettrico dell’Unione Europea, e per questo il leader russo probabilmente consiglierà agli interlocutori di prendere in considerazione nello specifico gli interessi di Mosca nel contesto di una prospettiva di unificazione dei sistemi energetici elettrici dell’UE e della CSI.
    Le discussioni riguardo l’Ucraina non sono affatto l’unico problema tra la Russia e l’UE nella sfera energetica. Il fatto è che la Russia, nonostante le pressioni dell’UE, fino ad ora non ha ancora ratificato la Carta energetica e non ha firmato il protocollo sui transiti del gas, sospettando che ciò dia una serie di ingenti vantaggi ai suoi concorrenti. In Russia al governo ritengono che il protocollo sull’energia contenga una serie di normative assolutamente inaccettabili.
    “Nella Carta c’è molto di buono e positivo, ma anche delle regole che non incontrano il nostro favore, - ha dichiarato Jastržembskij. – Noi vogliamo che nella Carta non si tengano in considerazione solo gli interessi dell’UE, ma anche quelli della Russia. Per questo motivo, in allegato alla Carta desideriamo che vengano sottoscritti degli ulteriori protocolli”.
    “All’inizio abbiamo approvato, poi ci siamo chiariti le idee e abbiamo compreso che per noi la cosa non era interamente vantaggiosa, - ha spiegato Jastržembskij. – Capita”, e ha ricondotto ad esempio il caso degli USA e del Protocollo di Kyoto. Secondo Mosca, se la Russia sottoscrivesse questi accordi, tutte le questioni del transito del gas attraverso la Russia verso i Paesi dell’UE verrebber risolte in base al protocollo, e tutti gli aspetti del transito del gas russo verso l’Europa attraverso i Paesi limitrofi dell’UE verrebbero regolati nell’ambito della legislazione interna dell’UE.
    Peraltro, nella presente situazione per il Cremlino il dialogo con gli europei sull’energia è importante in generale non solo come opportunità di risolvere le contraddizioni accumulatesi. Per Vladimir Putin diventerà una tappa essenziale della preparazione al summit dei “Grandi Otto” a San Pietroburgo, il quale avrà anch’esso per tema chiave la sicurezza energetica.

I leader di FR e UE discutono sull’Iran, il Vicino Oriente, ma anche sull’Ucraina, la Georgia e la Bielorussia
    Al summit verranno affrontate anche altre questioni. In particolare, il tema del “dossier nucleare” del’Iran, la situazione nel Vicino Oriente e altre spinose problematiche internazionali.
    “Durante questo tipo di incontri nel numero delle questioni internazionali rientrano i temi d’attualità piu scottanti, - ha detto Jastržembskij. – Oggi si tratta del “dossier nucleare” iraniano, della situazione nel Vicino Oriente; questi temi, ovviamente, acquistano centralità”. L’assistente del presidente ha anche aggiunto che, molto probabilmente verranno anche presi in considerazione i risultati dell’appena conclusosi referendum in Montenegro.
    Jastržembskij non ha escluso che i partner europei di Mosca sollevino la questione inerente i rapporti della Russia e dell’UE con la Georgia e l’Ucraina. “Ci si può aspettare che questi temi emergano nel contesto della politica “di vicinato” dell’UE. Certo, il potenziale ingresso di uno di questi due Paesi nell’Unione Europea non è argomento del summit russo-europeo. Ma non è escluso che emerga nel corso del dibattito in quanto causa – fra tante altre analoghe - di vecchi conflitti tra le due parti”. Jastržembskij ritiene anche che possa venire toccato il problema delle relazioni dell’Europa con la Bielorussia. “Se verrà sollevata tale questione, ribadiremo la nostra posizione, - ha aggiunto. “Non vedo motivi per cambiarla, e ai colleghi europei è già nota. Ne questi argomenti, ne la questione dei diritti umani in Russia verranno affrontati da parte dell’Unione Europea con atteggiamento paternalistico. Tra la Russia e l’UE non è in uso la pratica del “sermone”, sia da una parte che dall’altra. Il carattere delle nostre relazioni non lo presupppone. C’è grande franchezza, e se ci sono degli interrogativi, li si pongono. “Lezione” non è un termine appropriato per il summit, bensì per il Collegio europeo che si aprirà a Mosca”.
    In generale Jastržembskij ha caratterizzato l’Europa come un partner affidabile per la Russia. “L’Unione Europea è un partner vero, strategico, ma difficile, e non solo per noi, ma anche per altri sulla scena internazionale, specialmente in materia economica”, ha concluso.


    * Rimpatrio
    L’istituto della riammissione rappresenta un nuovo fenomeno nel diritto internazionale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando durante il periodo di ricostruzione dell’economia in merito all’immigrazione vigeva una legislazione relativamente liberale, gli Stati dell’Europa Occidentale cominciarono a stipulare degli accordi bilaterali sul controllo delle frontiere e sul trattamento dei clandestini che prevedevano la responsabilizzazione delle parti in caso di entrata illegale dei propri cittadini nel territorio dell’altro Stato firmatario dell’accordo.
    La diffusione di tali impegni riguardanti i cittadini di Paesi terzi e gli apolidi diventò un tema topico tra gli anni ‘70 – ’90 per due ragioni. Da una parte, i programmi base di immigrazione vennero bloccati in risposta alla crisi petrolifera e alla brusca caduta dell’economia, dall’altra i cambiamenti politici in Europa comportarono l’aumento del volume di immigrazione forzata proveniente dall’area postsovietica e trasformarono gli Stati dell’Europa Centrale e Orientale da “fornitori” di immigranti, soprattutto clandestini, a “corridoi di transito” per questi ultimi.
    La sostanza dell’accordo sul rimpatrio è praticamente nell’impegno reciproco degli Stati a riaccogliere coloro (sia i propri cittadini che i cittadini di Paesi terzi e gli apolidi) che, partendo dal territorio di uno Stato parte in causa erano penetrati clandestinamente o avevano soggiornato illegalmente nel territorio degli altri Stati stipulanti l’accordo. La Russia è un corridoio accessibile per i clandestini. Al momento la rete di convenzioni sul rimpatrio coinvolge Stati membri dell’UE, Stati candidati membri dell’UE ed altri Stati, soprattutto quelli della CSI.
    Presso gli Stati europei è diffusa l’opinone che, benché la Russia in sè non sia da considerare una significativa fonte di immigrazione, una grande quantità di immigrazione illegale verso l’UE transiti proprio dalla FR. Almeno due delle cinque principali vie di penetrazione dei clandestini nell’UE indicate dagli esperti dell’Europol sono collegate alla Russia. Per gli Stati membri dell’UE è più vantaggioso sottoscrivere gli accordi sul rimpatrio con la Russia, che non cercare di rispedire i clandestini direttamente in patria.

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