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Numero 6(105)
L’imprenditoria russa spende per le tangenti il 7% del proprio fatturato

    Secondo i dati della fondazione “Indem”, nel 2005 in Russia gli imprenditori piccoli e medi avrebbero pagato tangenti agli impiegati pubblici per un totale di 35 milioni. Sono state emesse sentenze giudiziarie di condanna solo in 3.600 casi, e ad essere puniti sono stati più spesso i corruttori che non i corrotti. La corruzione ha quasi soffocato i piccoli imprenditori, i quali spendono per le tangenti più del 7% del fatturato delle loro società, ha comunicato Georgij Satarov, direttore della fondazione Indem, nella sua intervista rilasciata alla radio Liberty. A sua detta peraltro, solo gli imprenditori stessi possono combattere il sistema, uscendo volontariamente dal sommerso delle tangenti.
    Secondo gli operatori del sondaggio, che hanno interrogato imprenditori di Mosca, Smolensk e Volgograd, la situazione ultimamente sarebbe parecchio peggiorata. Mentre nel 2001, per esempio, con una tangente media il funzionario di turno si poteva comprare un appartamento di 30 metri quadrati, nel 2005 una tangente “media” ormai “vale” l’importo di un appartamento di 209 metri quadrati.
    Mediamente un imprenditore paga circa due tangenti l’anno, e sborsa circa il 7% del fatturato aziendale; per quanto riguarda l’economia in generale, “la tassa della corruzione” totalizza l’1,1% del PIL, comunica il quotidiano “Kommersant”. Satarov, citando gli imprenditori, afferma che “il business vive al minimo della redditività”.
    Si registrerebbe la maggiore incidenza di corruzione, secondo gli esperti dell’Indem, nell’evasione delle pratiche statali relative all’affitto, la costruzione e l’acquisto dei locali di produzione, nonché nelle operazioni commerciali inerenti l’acquisto di terreni. Per costringere gli imprenditori a versare loro una tangente, i funzionari spesso occulterebbero informazioni: per esempio, quando gli imprenditori cercano locali per le loro necessità aziendali.
    La corruzione in Russia fiorisce, fra l’altro, grazie alla connivenza da parte degli organi tutori dell’ordine e a causa della scarsa fiducia nello Stato da parte delle imprese. Secondo le informazioni della fondazione Indem, delle suddette 3600 condanne del 2005 per corruzione, solo il 38% toccava i destinatari delle tangenti. E soltanto in 507 casi (il 14%) gli imputati sono stati condannati alla reclusione. Gli esperti della fondazione concludono quindi che a finire dentro è solo un ricattatore su centomila, e in realtà la probabilità che possa finire dentro è dello 0,0013%.
    A detta di Georgij Satarov, anche queste statistiche però danno solo una pallida idea dell’impunità dei concussionari. “In realtà, queste statistiche non tengono conto di un fatto curioso: i nostri legislatori amano molto includere nelle loro amnistie chi è colpevole del reato di corruzione. Uno può essere trasferito dall’aula del tribunale dritto dritto nel luogo di reclusione, ma può star sicuro che, nella peggiore delle ipotesi, non passerà neanche un anno prima che venga rilasciato grazie all’amnistia. A scontare tutta la pena per intero di solito sono dei personaggi davvero atipici, o sfortunati, o che hanno violentato il capo del campo di detenuti, oppure che hanno organizzato un’evasione di massa. Gli altri di solito ottengono la libertà.
    Secondo Satarov sarebbe possibile risolvere il problema della corruzione solo se l’imprenditoria e la società stesse si impegnassero in tal senso. “Esiste un mito, secondo il quale regnerebbe nel Paese l’assenza di volontà politica. Dal mio punto di vista, è una totale assurdità. La volontà politica per definizione è sempre volta ad una sola cosa: ad ottenere, a mantenere e ad accrescere il proprio potere. E tutto dipende dalle condizioni imposte dalla società per regolamentare l’ottenimento e il mantenimento del potere da parte dei politici. Perciò solo la società stessa può cambiare le cose”, ha detto Satarov.
    Ciononostante, secondo le stime dell’Indem, la Russia potrebbe ottenere successi in questo campo. “Per raggiungere il livello della Svezia in termini di trasparenza istituzionale ci vorrebbero circa 100 anni, per raggiungere quelli del Portogallo circa 40 anni, e in definitiva, per salire dalla nostra 130-ma posizione all’80-ma, servono 10 anni di impegno”, ha affermato Saratov.
    Secondo quanto scrive il “Kommersant”, per le campagne anticorruzione più efficienti come quelle realizzate in Italia, in Turchia e in alcuni Paesi dell’America Latina, i governi di tali Paesi hanno impiegato peraltro non più di 15-20 anni.

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