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Numero 6(51)
Hannibal ante portes
Immigranti clandestini assaltano l’Italia


    “Annibale alle porte!”: con questo grido, secondo la leggenda, gli antichi romani denunciavano l’avvicinamento dell’esercito di Cartagine.
    Le invasioni di Cartagine sono rimaste nella storia come il tentativo più riuscito dell’Oriente di vincere l’Occidente (l’Oriente e l’Occidente si concepiscono, evidentemente, come civiltà e non come realtà geografiche). Quell’attacco fu dai romani respinto, pur con fatiche enormi. Ma ora si sta creando una situazione in cui i loro posteri, gli italiani, dovranno ripetere l’antico appello, e più di una volta. L’invasione di oggi si distingue da quella di Annibale per il fatto che questa volta sulla penisola Appenninica non sta sbarcando un esercito regolare, ma un’armata di profughi provenienti dai Paesi del “terzo mondo”. Per gli abitanti di questi Stati, l’Occidente con il suo servizio di previdenza sviluppato pare un paradiso terrestre. E loro, naturalmente, cercano di infiltrarsi in questo paradiso in tutti i modi possibili, prevalentemente sforzandosi di ottenere un asilo politico. Visto che in patria la maggior parte di essi rischia di finire in galera o di subire la pena capitale per la fuga all’estero, l’umana legislazione europea non permette di mandarli indietro.
    Va considerato, poi, che, a differenza dei turchi o di immigranti dall’ex URSS, le persone che arrivano dai Paesi del terzo mondo di solito non si assimilano e non cercano di amalgamarsi con l’ambiente, ma sottolineano con tutti i mezzi la loro diversità (basti ricordare i recenti scandali suscitati dalla richiesta di permettere alle ragazze di andare a scuola col volto velato. Di conseguenza, molte zone in cui vivono gli immigranti sono diventate focolai di fondamentalismo islamico e centri di preparazione dei terroristi di diverse organizzazioni radicali musulmane. A sua volta, tra la popolazione indigena si fa notare l’aumento degli atteggiamenti xenofobi, dato che, a differenza degli stessi gastarbeiter, che arrivavano nel periodo in cui mancava la manodopera, i nuovi immigranti diventano concorrenti poco comodi quando si tratta di ottenere sussidi previdenziali, mentre i loro quartieri diventano fabbriche di criminalità e basi di gruppi criminali etnici.
    L’Italia si è trovata maggiormente colpita da questo problema a causa della sua situazione geografica. Dato che ultimamente negli aeroporti e ai confini terrestri dell’UE sono stati introdotti controlli molto severi, il mare diventa la via principalmente usata da immigranti clandestini per penetrare nei Paesi dell’UE. L’Italia, da tre lati circondata dal mare (i confini marittimi del Paese costituiscono più di 7600 chilometri), è diventata una porta verso i Paesi dell’UE. I gruppi criminali impegnati nel trasporto di immigranti clandestini, che ricevono per una “spedizione” da 2 a 4 mila dollari, di solito riuniscono i loro clienti in Turchia o in Albania, li mettono su vecchie navi e attraversano, con uno slancio velocissimo, lo stretto mare. L’itinerario, del resto, può essere anche più lungo. L’importante è che finisca sempre in Italia. In seguito allo sbarco di massa dei profughi in Italia (20000 persone nel 2001 e 6000 persone nei primi mesi del 2002), l’influenza della destra è aumentata bruscamente, il che ha notevolmente contributo anche alla vittoria elettorale della “Casa delle libertà”, guidata da Silvio Berlusconi. Dopo che il governo della destra aveva preso il potere, il numero di profughi che estradati dal paese è aumentato del 30%. Del resto, Umberto Bossi, vice premier nel governo Berlusconi, ha dichiarato ciò insufficiente, aggiungendo che gli immigrati clandestini debbano essere mandati in Patria immediatamente. Claudio Scajola, ministro degli interni, si attiene a un’altra opinione, ritenendo che l’Italia debba dare una mano a queste persone.
    La pazienza è scappata al governo italiano quando, il 18 marzo, in Sicilia è arrivata l’imbarcazione “Monica”, con 960 immigranti, prevalentemente curdi, e si è saputo che stavano per arrivare altre 4 navi. I passeggeri della “Monica” hanno minacciato di gettare i propri figli in acqua, qualora non avessero permesso loro di approdare alle rive italiane. Le previsioni per il futuro sono ancora più allarmanti: se comincerà una guerra in Medio Oriente, il flusso dei profughi aumenterà fino a 50000, e tra essi ci saranno parecchi attivisti di diverse organizzazioni terroristiche, che si nascondono dagli americani. L’esecutivo, evidentemente, volendo prevenire tale sviluppo di cose, ha deciso di prendere misure assai dure. Il 20 marzo, è stata annunciata l’introduzione dello stato d’emergenza nel Paese. I primi provvedimenti nell’ambito dello stato d’emergenza sono state riunioni con i rappresentanti della polizia dei Paesi del Mediterraneo e con gli ambasciatori di quei Paesi dai quali viene la maggior parte degli immigranti. Umberto Bossi ha presentato all’esame della Camera Bassa del Parlamento una legge che indurisce bruscamente la politica d’immigrazione. E ha invitato i deputati ad approvarla subito. Sono stati, inoltre, chiesti fondi supplementari per la guardia di frontiera, e per la sistemazione e per il rimpatrio degli immigranti. Sono state intraprese, inoltre, le prime misure “di forza”: l’Italia ha già inviato due navi da guerra a pattugliare il mare Ionico. Ma non si capisce, cosa faranno se incontreranno le navi come la “Monica”: mica le affonderanno?!

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