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Numero 1(106)
Successi e sconfitte dell’economia russa 2007
Prospettive di successo” e principali problemi dell’economia russa nel 2007


    L’economia russa, a parte il petrolio, ha anche altri stimoli di crescita: la domanda interna attiva e la domanda delle merci importate. Questi fattori hanno comportato lo sviluppo del commercio, nonché la rinascita della produzione industriale russa. Gli esperti dell’ONU rilevano in modo particolare ottimi indici economici nel settore terziario e in quello delle costruzioni. Il PIL nel 2007, secondo i dati del Ministero per lo sviluppo economico, continuerà a crescere, e a tassi che supereranno di due volte la media internazionale. Si prevede solo un piccolo ribasso: da quasi il 7% nel 2006 al 6% nel 2007. Situazione macroeconomica stabile, riduzione del peso del debito statale estero, riserve auree valutarie copiose contribuiranno al mantenimento del favorevole clima di investimenti. L’afflusso notevole dei ricavi in valuta pregiata nel Paese assicurerà le condizioni necessarie per il rafforzamento del rublo.
    Continuerà l’accumulo degli attivi internazionali di riserva, il cui afflusso si ridurrà un pò rispetto a quello del 2006. Il tasso di incremento di investimenti nel capitale fisso potrebbe arrivare fino al 10,4%. I redditi effettivi a disposizione della popolazione potrebbero aumentare del 10,2%. Il fattore principale dell’aumento della produzione nel 2007 sarà l’aumento della domanda dei beni di consumo e degli investimenti.
    Il Ministero per lo sviluppo economico vede un altro stimolo di crescita del PIL nella domanda di investimenti. Secondo le informazioni del dicastero, gli investimenti nel capitale fisso sarebbero aumentati fra gennaio e novembre 2006, rispetto al periodo corrispondente del 2005, quasi del 13%. Ciò è dovuto anzitutto agli investimenti negli impianti degli stabilimenti industriali. Secondo gli analisti della Banca Centrale, il problema della fuga dei capitali dal Paese oggi è sorpassato. Nel 2005, l’afflusso e il deflusso di denaro dal Paese per la prima volta hanno raggiunto lo stesso valore, e nel primo semestre 2006 l’afflusso ha superato il deflusso di 12 miliardi di dollari; in nove mesi questo superamento è aumentato fino a 26 miliardi di dollari, sempre secondo i calcoli della Banca Centrale. Si sono incrementati nel 2006 anche gli investimenti esteri diretti nell’economia russa. Secondo i dati del dicembre 2006, tali investimenti sono ammontati a 23-25 miliardi di dollari, ha comunicato il ministro delle Finanze Aleksej Kudrin nel suo intervento televisivo su “Vesti 24”. L’anno scorso erano arrivati solo a 13 miliardi di USD, e l’anno ancora precedente solo a 8 miliardi”; ha osservato il ministro.
    Secondo quanto comunica l’agenzia di stampa “Interfax”, Kudrin avrebbe motivato tale “impennata di investimenti” con la liberalizzazione definitiva della regolamentazione in materia di circolazione valutaria. Oggi l’aumento di investimenti è uguale a quello dei Paesi del G-8”, egli ha detto. “Abbiamo oggi pertanto indici non minori di quelli della Cina, la potente calamita di tutti gli investimenti internazionali, e abbiamo sorpassato il Giappone e il Canada, cioè i Paesi del “G-8”, per volume annuale di investimenti diretti”.
    Gli attivi monetari del settore bancario intanto sono aumentati di 20 miliardi di dollari ed ammontano oggi a 30 mialiardi. Secondo Aleksej Uljukaev, ciò sarebbe dovuto all’abolizione della regolamentazione della circolazione valutaria e alla conversione del rublo, il che “è stato un segnale non solo per gli investitori speculativi, ma anche per gli investitori disposti agli investimenti a lungo termine in Russia”. La Banca Centrale, quindi, non è preoccupata più di tanto del problema del deflusso dei capitali dal Paese conseguente all’abolizione delle restrizioni valutarie: “Ora”, ritiene Uljukaev, “diventa prioritario l’obiettivo riguardante la gestione della liquidità”, cioè il problema dell’uso del denaro “in surplus”.
    Un altro indubbio successo dell’anno scorso, rilevato dal Ministero per lo sviluppo economico, è la riduzione dell’inflazione. Il monitoraggio osserva che l’inflazione ora è all’8,2%, una cifra inferiore di 1,2 volte rispetto alla percentuale del periodo corrispondente del 2005.
    I fattori principali che hanno contribuito al rallentamento dell’inflazione, sarebbero, secondo il Ministero, l’aumento della proposta delle merci e l’intensificazione della concorrenza (del resto, prevalentemente da parte delle importazioni, cresciute quasi del 30%), nonché il rafforzamento del cambio del rublo e la “dedollarizzazione” dell’economia. Secondo i dati del Ministero per lo sviluppo economico, nel corso del 2006 il cambio effettivo del rublo si sarebbe rafforzato del 7,8% rispetto al paniere valutario. Ciò è dovuto, fra l’altro, anche al fatto che durante l’anno scorso solo i depositi in rubli hanno potuto difendere i soldi dei risparmiatori dall’inflazione.
    Anzi, secondo quanto scrive il quotidiano “Komsomolskaja pravda”, i detentori dei libretti di risparmio in valuta nazionale sono riusciti ad avere un utile. E ciò vale a dire che i depositi in dollari rimangono in perdita: i risparmi in valuta estera, infatti, sono sempre meno, e ad essere avvantaggiato è solo il rublo. Di conseguenza, i depositi in dollari si sono svalutati del 10,61%. I depositi in euro non stavano molto meglio: la loro redditività reale ha toccato il -1.02%.
    La quota dei depositi bancari in valuta estera si è ridotta dal 24,4% al 18,1%. Ed è naturale. Anzitutto, la valuta nazionale negli ultimi anni è diventata sempre più forte rispetto al dollaro. secondariamente i tassi di interesse sui depositi in rubli sono assai più alti rispetto ai depositi in dollari o in euro. Di conseguenza, la redditività dei risparmi in rubli tenuti nelle banche nel 2006 è stata positiva. Tenendo conto dell’inflazione, i depositanti hanno potuto avere un reddito effettivo del + 0,39%. Secondo gli analisti della società di investimenti “ATON”, la realtà degli ultimi anni dimostra il contrario: appena la Banca Centrale riduce il tasso di rifinanziamento, i banchieri riducono gli interessi sui depositi. Gli analisti ritengono che il trend, tuttavia, potrebbe cambiare.
    Ultimamente è peraltro assai più difficile ottenere alti indici nella crescita del PIL. I più grandi esperti economisti russi lo dicono all’unanimità: arriva l’anno dei mutamenti economici, e non si prospetta stabilità. Inoltre a qualcuno non danno pace certi sogni, come quello di attrarre il massimo degli investimenti dall’estero alle condizioni migliori per la Russia. Ma come è possibile realizzarlo? La risposta viene spontanea: guardate dentro voi stessi, signori. Cosa siamo in grado di proporre agli investitori stranieri, infatti, tranne un clima di investimenti in miglioramento, un enorme territorio per il business, da una parte, e la burocrazia e il business sommerso dall’altra? Per ora, purtroppo, niente, oltre a promesse vane ed insignificanti da parte del nostro Stato.
    Una serie di tendenze dimostra che la situazione economica sarà tuttavia meno favorevole che negli anni precedenti. Il Governo ammette che l’estensione della domanda interna, non sarà così rapida come nell’anno passato. Le importazioni delle merci e dei servizi aumenteranno più rapidamente che le esportazioni degli stessi.
    Il saldo positivo del conto operazioni correnti della bilancia pagamenti, rispetto al 2006, si ridurrà circa di un quarto. Nel corso dell’anno prossimo l’entità del PIL supererà quella del 1990. Ma gli investimenti nel capitale fisso ammonteranno solo alla metà del massimo valore degli anni precedenti alla crisi. Secondo alcuni esperti, si tratterebbe, quindi, più di un risanamento post-crisi che di un boom vero e proprio.
    Sussistono alcuni problemi.
    Uno di essi, ad esempio, concerne la riduzione del tasso di rifinanziamento dall’11,5% all’11% di interesse annuo. Va detto subito però che il tasso di rifinanziamento è un tasso d’interesse usato dalla Banca Centrale quand’essa finanzia le banche private. È uno strumento di regolamentazione monetaria e creditizia per mezzo del quale si influisce sui tassi bancari, sui crediti e depositi. In Russia pertanto, scrive il quotidiano “Rossijskaja gazeta”, per l’inflazione alta e la mancanza di un rifinanziamento reale delle banche private, la riduzione del tasso della Banca Centrale difficilmente potrà avere qualche effetto sugli interessi bancari per i contribuenti e i mutuatari. Ma secondo quanto è stato comunicato il 15 gennaio, la Banca Centrale della Russia avrebbe in programma di esaminare in gennaio e in febbraio la questione inerente ad una nuova diminuzione del tasso di rifinanziamento. L’ultima volta tale tasso fu ridotto ad ottobre del 2006 dall’11,5% all1% di interesse annuo. A differenza dei Paesi occidentali, in cui il tasso di rifinanziamento è lo strumento principale atto a regolamentare il mercato finanziario, in Russia esso fa più da indicatore per il calcolo delle tasse, nonché delle penali e di altre sanzioni.
    Un altro problema può nascere dall’ulteriore indebolimento del dollaro previsto dagli esperti dell’ONU nel loro rapporto. L’eventuale indebolimento, secondo loro, sarebbe dovuto al grande debito estero degli USA: così, secondo i dati dell’ONU, nel 2006 il deficit relativo alle voci correnti della bilancia pagamenti degli Stati Uniti, ha continuato ad aumentare e ha raggiunto quasi 900 miliardi di dollari. Gli analisti internazionali ritengono che in futuro il calo del dollaro potrebbe diventare pericoloso per le economie emergenti. L’inizio di quest’anno ha dimostrato tuttavia che per seppellire il dollaro è ancora presto. Ci sono altri problemi assai importanti nell’economia della Russia, tuttora irrisolti dal Governo russo.
    Come al solito, le maggiori minacce per la stabilità economica possono derivare dall’instabilità politica. Quest’anno partirà la grande corsa elettorale. Alla fine del 2007 si svolgeranno le elezioni parlamentari e a marzo del 2008 quelle presidenziali. Molti esperi dubitano che ciò possa avere un effetto serio sulla politica economica. Queste elezioni saranno radicalmente diverse da quelle di dieci anni fa. Su chi vincerà le elezioni politiche, praticamente non ci sono dubbi. E quindi, dicono gli analisti, non c’è bisogno di profondersi in impegni finanziari difficilmente realizzabili. L’instabilità è apportata dalla situazione relativa alle elezioni presidenziali, la quale per ora non appare così prevedibile. Ma i politologi hanno individuato lo slogan del 2007, che esprime, in sostanza, l’idea che, a differenza degli anni passati, “niente si otterrà gratis”: il tema principale dell’anno corrente sarà quello dell’adattamento alle nuove condizioni. Nel corso degli ultimi anni l’economia russa si è sviluppata in un ambiente assai favorevole, dovuto ai prezzi alti del petrolio e ai bassi tassi d’interesse internazionali. Ma nel 2007 la situazione è diversa e non può non esserlo.
    Inoltre, alcuni trend negativi nella vita economica possono comportare un notevole rallentamento dei tassi di crescita in futuro. Ovvero l’intensificazione persistente dell’intervento statale nell’economia (la quale si esprime sia nella burocratizzazione sempre più aspra di varie procedure e nell’aumento della corruzione, sia nell’estensione del settore pubblico nell’economia). Sembra, infatti, che la leadership per ora non sia capace di avere la meglio su queste realtà.
    Uno dei documenti preparati dal Ministero per lo sviluppo economico, relativo alle previsioni economiche, rileva che l’aumento dello stipendio medio non ha comportato nessun mutamento del grado di povertà della popolazione. Nei prossimi anni, poi, ci sarà un brusco aumento dei prezzi degli idrocarburi che toccherà tutte le fasce di reddito, dice il documento. L’incremento verificatosi nell’industria manifatturiera si riduce, mentre le importazioni aumentano, a dimostrazione del fatto che la così detta “malattia olandese” non solo non lascia l’economia russa, ma al contrario si intensifica.
    Il fatto è che il modello russo della crescita economica si basava per molti versi sugli alti prezzi del petrolio e di conseguenza sull’aumento della domanda di beni di consumo e di investimenti. La riduzione dei prezzi comporterà sia il rallentamento della crescita dei redditi della popolazione che la crescita economica in generale, il che a sua volta potrebbe sfociare nella necessità di sviluppare un nuovo modello economico. Gli esperti ricordano che una crescita economica facile non esiste, soprattutto in Russia.
    Non sembra che prossimamente la Russia possa diventare membro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), anche se si prepara a farlo dall’ormai lontano 1994. Quindi, prima di parlare di prospettive di successo, gli esperti suggeriscono di risolvere i problemi più scottanti che ostacolano la crescita economica e il benessere di tutta l’economia russa in genere. E da tale benessere la Russia è ancora lontana.

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