Espresso
Q U I N D I C I N A L E   D I   I N F O R M A Z I O N E
Russian
Home Giornale Archivio Redazione Pubblicità Dove siamo
 
Numero 1(106)
Eni ed Enel acquisiscono il 20% della Yukos.
Per rivenderli a Gazprom


    Dopo un’asta durata al massimo 10 minuti, gli asset dell’ex gigante russo del petrolio Yukos in fallimento sono stati aggiudicati a Eni ed Enel (consorzio EniNeftegaz; 60% Eni e 40% Enel) per 151,5 miliardi di rubli, approssimativamente 4,36 miliardi di euro. Il lotto comprendeva il 100% degli asset di Arctic Gas Company, il 100% di Urengolil, il 100% di Neftegasteknologia, il 20% di Gazprom Neft (già Sibneft, ora passata in gestione a Gazprom) e alcuni asset minori. All’asta hanno partecipato anche le russe Unitex e NefteTradeGroup, ma in realtà, sin dalle prime battute si sono distinte nella battaglia delle controfferte EniNefteGaz (dell’italiana Eni) e NefteTradeGroup (della russa Rosneft), mentre si sarebbe all’ultimo ritirata la compagnia Trans Nafta, e la Unitex avrebbe fatto solo due offerte.
    In realtà gli asset Yukos acquisiti dagli italiani potrebbero andare a Gazprom. La Enineftegaz infatti aveva già stipulato un accordo di una eventuale cessione delle quote della Yukos a Gazprom nel caso che Eni ed Enel le avessero vinte all’asta. Ciò rientra nel quadro della partnership strategica tra Gazprom, Eni ed Enel siglata definitivamente nel novembre del 2006 e finalizzata alla realizzazione di una serie di progetti congiunti interessanti sia la Russia che per i Paesi esteri. Tra gli altri, l’entrata della Gazprom nel mercato italiano come venditore diretto di metano. Alcuni esperti ritengono che la Gazprom abbia offerto agli italiani di comprare una parte delle quote di Yukos gas in cambio di un’ampliamento delle partecipazioni di Gazprom ai progetti Eni in Libia, vantaggiosi a medio e lungo termine perché darebbero la possibilità al monopolista russo di conquistare non solo il mercato italiano, ma anche quello spagnolo e portoghese.
    Gli esperti ritengono anche che in realtà ogni compagnia partecipante all’asta partisse comunque dall’idea di rivendere a Gazprom gli asset eventualmente conquistati. L’unico sfidante “vero” realmente interessato all’affare, e non a recitare nel teatrino delle “marionette” sarebbe stata proprio la Rosneft. Ma subito dopo l’asta i portavoce di Rosneft hanno spiegato come il comitato investimenti della compagnia già avesse fissato un tetto massimo di offerta, oltre al quale la compagnia infatti non si sarebbe spinta.
    Curioso infine il fatto che il 4 aprile si dovessero tenere non un’asta, ma due: cioè anche quella per il terzo lotto, comprendente gli asset dell’attività di ricerca scientifica della Yukos, e il cui prezzo di base era stato fissato a 261 milioni di rubli. L’asta sarebbe stata disdetta per mancanza di offerte.

in alto <<  ARTICOLO PRECEDENTE      ARTICOLO SEGUENTE  >> in alto
ALTRI ARTICOLI DELLA RUBRICA "POLITICA"
Dialogando con l’opposizione ¦  Si torna al freddo ¦  Tutti insieme, contro ¦  Elezioni: zuppa o pan bagnato ¦  Putin e Prodi contenti delle relazioni bilaterali
Rambler's Top100    Rambler's Top100