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Numero 7(52)
Le elezioni in Ucraina

    Il 31 marzo si sono svolte le elezioni alla Rada Suprema dell’Ucraina. Il loro risultato è stato pressappoco uguale a quello delle previsioni fatte nel corso dei sondaggi.
    La coalizione di Viktor Juscenko “La nostra Ucraina” ha vinto con 23,5% di voti. Il Partito comunista è arrivato secondo, raccogliendo un po’ più di 20% di voti. Il blocco propresidenziale “Per l’Ucraina unita” ha avuto il 12,2%, il Partito socialista, il 7,2%, l’alleanza di Iulia Timoscenko, circa il 7%. L’ultimo nell’elenco dei partiti che hanno superato la barriera di 4% è il Partito social-democratico dell’Ucraina (circa il 6,2%). I rappresentanti della coalizione “La nostra Ucraina”, amareggiati per il fatto che non riusciranno a formare una stabile maggioranza nel parlamento, hanno già dichiarato la loro intenzione di impugnare i risultati delle elezioni, dato che, secondo quanto essi affermano, sarebbe stato loro rubato dall’8% al 12% di voti. Appare, del resto poco probabile una falsificazione massiccia dei risultati delle elezioni, sorvegliate da un migliaio di osservatori internazionali, comprese 350 persone dell’Ufficio di istituti democratici e diritti umani della OSCE. La legge elettorale ucraina concede agli osservatori diritti notevoli, relativi ai controlli dell’andamento della votazione e del conteggio delle schede. Gli stessi osservatori hanno confermato che non ci sono motivi per impugnare i risultati delle elezioni. Hanno precisato che “per ora sarebbe ancora prematuro annunciare che le elezioni fossero trasparenti, oneste e corrispondenti agli standard internazionali”, ma, nel contempo, hanno rilevato che la maggior parte di membri di commissioni elettorali “ha dato un notevole contributo allo svolgimento retto e giusto delle elezioni”.
    La Russia, in questa campagna, ha appoggiato la coalizione “Per l’Ucraina unita” e il Partito comunista. Nell’alleanza di Juscenko molti politici russi hanno visto un’associazione antirussa, quasi pro Bandera. Parecchi in Russia sono rimasti particolarmente stizziti dalla mozione, approvata il 20 marzo dal Congresso statunitense, che faceva dipendere gli aiuti americani all’Ucraina dall’”accettazione completa dei principi democratici”. Ora le autorità russe aspettano mosse di ricambio da parte dell’élite politica ucraina. Ma non è detto che queste saranno fatte, dato che la storia postsovietica ha già dimostrato più di una volta che i regimi che usavano gli slogan prorussi per ottenere il potere, avendolo avuto tra le mani, ne dimenticavano subito. Ci sono davanti, del resto, le elezioni del Presidente ucraino…

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