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Numero 8(53)
Cecenia: un successo dei federali

    La fine di aprile è stata segnata da un gran successo dei servizi segreti federali.
    E’ stata annunciata l’eliminazione di Hattab, comandante della guerriglia, una figura emblematica per i separatisti. Il canale televisivo RTR ha fatto vedere un video con la salma di Hattab e il suo funerale. Secondo alcune informazioni, Hattab sarebbe stato avvelenato con una sostanza ad azione lenta, per mezzo dei suoi concorrenti che fanno parte degli stessi separatisti. La morte di Hattab, del resto, non comporta automaticamente la fine della guerra con i separatisti, dato che negli ultimi tre anni è comparsa una nuova generazione dei guerriglieri e dei loro comandanti che non sono così famosi come i capi precedenti dei ceceni, ma non meno pericolosi. La situazione nella repubblica pertanto è affatto che pacifica.
    Non appena Vladimir Putin aveva dichiarato, nel suo tradizionale messaggio all’Assemblea federale, la fine della fase militare dell’operazione in Cecenia e il passaggio alla costruzione di una vita di pace, nel centro di Grozny è stato commesso un altro attentato. In seguito ad una forte esplosione, sono stati uccisi 17 soldati dell’OMON ceceno. E’ difficile che i guerriglieri abbiano fatto coincidere l’attentato con il messaggio di Putin. E’ più probabile un’altra versione: in questo modo poteva avere il suo battesimo di fuoco Halid Sedaev, un nuovo comandante della guerriglia, che ha avuto dai comandi dei separatisti l’ordine di controllare Grozny (il suo predecessore, Islam Cialaev, è morto in una sparatoria). E’ interessante che l’esplosione abbia rimbombato a soli 200 metri dalla sede della Direzione degli interni della Cecenia, nella zona in cui si trovano sempre centinaia di soldati. I separatisti, comunque, sembrano aver fatto una scelta sbagliata, attaccando proprio questo reparto. Mussah Gazimagomedov, maggiore della polizia, comandante dell’OMON ceceno ha dichiarato ai separatisti la vendetta trasversale, e a Grozny si è svolta una “pulizia” di massa. Va considerato che, a differenza dei militari russi, i poliziotti ceceni, cui fedeltà ai federali è garantita dalla loro partecipazione alle battaglie con i guerriglieri, sanno bene dove, chi e quando cercare. Ma anche se riusciranno a trovare sia esecutori, sia mandanti dell’atto terroristico, al massimo potranno garantire sicurezza solo per un certo periodo,a Grozny.
    Si potrà garantire davvero la sicurezza in Cecenia solo dopo aver sostituito l’esercito attuale con quello a contratto, disciplinato e ben pagato, soldati e ufficiali i quali avranno paura di perdere il loro posto. Inoltre, in Cecenia devono essere formati gli organi degli interni che si devono comporre di abitanti locali, il che aiuterà a lottare in modo più efficiente contro i separatisti (anche con la minaccia della vendetta trasversale). Un altro provvedimento efficiente potrebbe essere quello di demolire gli edifici vuoti a Grozny, da tempo trasformati nei capisaldi dei separatisti.
    Per ora invece, tali Reparti degli interni sono formati e si impegnano pienamente nel lavoro solo in tre regioni settentrionali della repubblica: Scelkovskoi, Naurskij e Nadterechnyj, che sono ritenuti comunque leali.
    A Mosca può essere d’aiuto anche la scissione iniziata fra le schiere dei separatisti. Dopo la morte di Hattab, Aslan Maskhadov ha dichiarato la formazione di un nuovo consiglio militare dei separatisti, cercando di ridarsi in questo modo il potere perduto, nell’ estate dell’anno scorso, quando era stato di fatto destituito da Hattab e Bassaev. Nella riunione, svoltasi il 30 aprile, hanno partecipato cinque comandanti. Ma l’iniziativa non ha avuto risposte significative. Tornando dall’assemblea, tre dei cinque partecipanti sono caduti nell’agguato, fatto dai federali nei pressi del villaggio Saiasan della regione Nogiai-Jurt, e sono morti, e alcuni giorni dopo è morto un altro partecipante alla riunione, Abalaev, l’ex ministro degli interni di Maskhadov. Secondo alcune informazioni, questa fortuna incredibile dei servizi segreti russi sarebbe dovuta al fatto che i sostenitori di Maskhadov erano stati traditi dai loro concorrenti, amici di Bassaev.
    I federali, quindi, possono sperare che i comandanti della guerriglia, rimasti da una parte edall’altra, si autoeliminino, battendosi per i soldi degli sponsor. Del resto, anche nel caso in cui tutti questi provvedimenti saranno realizzati, per porre fine alla guerra e per stabilire un controllo reale del potere federale su tutto il territorio della repubblica, ci vorranno anni. L’unica cosa a rendere contento il vertice russo in questa situazione, è la sentenza della Commissione dell’ONU per i diritti umani che ha declinato un progetto della mozione sulla Cecenia, in cui la Russia veniva condannata “per l’applicazione ingiustificata di forza nei confronti della popolazione civile”. Il documento era presentato alla discussione su iniziativa dell’Unione europea. La mozione è stata declinata con 16 voti contro 15, con 22 astenuti. Ciò dimostra che Mosca è riuscita a convincere la maggior parte di Paesi, che le sue azioni in Cecenia non sono assolutamente diverse da quelle degli USA in Afganistan e da quelle che si usano da chiunque e ovunque nella lotta al separatismo in genere.

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