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Numero 9(54)
La Rocca dello scandalo

    La settimana scorsa, le trattative sul problema di Gibilterra, che avevano un decorso assai deboli, hanno riacquistato acutezza. Gibilterra, ossia la “Rocca”, come viene chiamata spesso, situata all’estremità meridionale della Spagna, ormai da trecento anni è colonia della Gran Bretagna.
    In conformità al Trattato di pace di Utrecht del 1713, che aveva terminato la guerra per il Patrimonio spagnolo, a Gibilterra era stato conferito lo status del “possedimento della Gran Bretagna”. Conformemente allo stesso Trattato, la Gran Bretagna non può passare il territorio a nessun altro Stato. E la Spagna ha il diritto di priorità di esigere il territorio, qualora il suo status sia cambiato. E’ impossibile pertanto dare a Gibilterra lo status di uno Stato indipendente, senza violare i termini del Trattato: il territorio può appartenere o alla Spagna, o alla Gran Bretagna. La Spagna ha già provato 15 volte di riprendere la Roccia. Ma le trattative con la Gran Bretagna, come l’assedio della fortezza, come il blocco durato dal 1970 al 1985 non hanno dato alcun risultato.
    Il nuovo round delle trattative è iniziato nell’anno scorso. La Gran Bretagna e la Spagna si erano messe d’accordo di stabilire il nuovo status della Gibilterra entro l’estate dell’anno corrente. Oggi le parti sono vicine alla firma dell’accordo sulla sovranità congiunta su Gibilterra, sulla rimozione delle limitazioni di frontiera, sul conferimento di una maggiore autonomia amministrativa al territorio.
    Gli ambienti governativi della Gran Bretagna, dalla propria parte, cercano di convincere gli abitanti di Gibilterra che gli accordi britannico-spagnoli sono favorevoli per essi. La Gran Bretagna non può accettare compromessi maggiori. Oltre al desiderio pragmatico di mantenere un punto strategicamente importante, le concessioni più radicali sono impedite dal fatto che troppi britannici non vogliono sacrificare gli abitanti di Gibilterra al miglioramento dei contatti politici esteri.
    Per la Spagna invece, questo accordo è solo una tappa del cammino verso l’acquisto del completo controllo sul territorio. Madrid dichiara che non rinuncerà mai ai propri diritti sovrani sulla Gibilterra. Il premier spagnolo Jose-Maria Asnar minaccia addirittura che qualora il negoziato fallisca, i rapporti anglo-spagnoli saranno congelati di nuovo. La Spagna è irritata anche perché a Gibilterra è diventata centro del contrabbando e dell’immigrazione clandestina nella Spagna dall’Africa settentrionale. Ciò, del resto, è stato involontariamente stimolato dagli stessi spagnoli che avevano stabilito negli anni 1970 un blocco duro a Gibilterra. In quegli anni al posto degli spagnoli che vi avevano lavorato, sono subentrati i marocchini.
    L’altra pietra d’inciampo è la questione del referendum. La Gran Bretagna insiste che la decisione definitiva debba essere presa dai cittadini di Gibilterra al referendum organizzato. La Spagna assegna al plebiscito un ruolo consultivo e non decisivo. Va ricordato che al referendum, organizzato in seguito alle pressioni da parte della Spagna nel 1967, la stragrande maggioranza dei cittadini di Gibilterra si era pronunciata a favore del mantenimento dello status quo. E 44 cittadini che avevano accettato il referendum per il passaggio della Roccia alla Spagna, avevano dovuto abbandonare il Paese. Il ministro degli esteri inglese, Lack Straw, ha già ammesso, del resto, alcune volte che anche in caso del risultato negativo del referendum, la Gran Bretagna si riserverà il diritto di realizzare gli accordi.
    Quanto agli abitanti della Gibilterra, essi hanno reagito alle trattative e ai loro risultati in modo più che negativo. A marzo, vi si erano svolte le manifestazioni, alle quali hanno partecipato praticamente tutti i 30 mila cittadini del Paese, con la richiesta di non modificare lo status quo. Loro non sono contrari tanto alle richieste politiche della Spagna, quanto all’intenzione di Asnar di abolire la zona off-shore, in cui ultimamente sono scappate molte aziende spagnole, per non pagare tasse. Il fatto è che proprio l’off-shore ha dato lavoro a molti abitanti della Roccia, che l’avevano perso dopo la riduzione del personale della base militare britannica. Intanto, il capo degli organi autonomi dell’amministrazione di Gibilterra, Peter Caruana che si rifiuta di partecipare alle trattative su Gibilterra come osservatore, ha proposto, per risolvere la controversia tra la Spagna e la Gibilterra con un compromesso, di conferire a Gibilterra lo stesso status statale dell’Andorra, cioè lo status di un condominio formale con l’indipendenza di fatto e con il mantenimento del “paradiso fiscale”. Qualora questa proposta sia accettata, l’Europa avrà un altro Stato “mini” da uno status vago, altrimenti le trattative su Gibilterra andranno avanti per chissà quanti altri anni, finché qualcuno dei partecipanti non perda la fermezza e la pazienza.

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