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Numero 10(55)
L’immortalità delle civilta’

    La mostra delle antichità egizie si è aperta nel Museo di belle arti Puskin.
    La mostra, organizzata con la partecipazione economica della Vneshtorgbank, si chiama “La strada verso l’immortalità” e continua quella specie di inventario pubblico che viene svolto con coerenza dal Museo: i suoi reparti, uno dopo l’altro, espongono i contenuti dei propri depositi. L’ultima mostra del genere è stata allestita dallo studio di incisioni, ora tocca alla collezione egizia. La preparazione alla mostra rende più attivi tutti i processi museali: si scrivono con urgenza saggi scientifici, si verificano attribuzioni, i restauratori mettono a posto in fretta tutto ciò che potrebbe sfasciarsi, tutta la collezione viene esaminata con uno sguardo attento e severo: fra poco arriva una presentazione ufficiale. In occasione di tale mostra è pubblicato un catalogo importantissimo che riassume tutto ciò che sanno gli impiegati del museo sulla loro collezione.
    Tutti gli oggetti esposti sono “locali”: vengono dai depositi del museo. E’ venuto fuori che la collezione egizia del Museo Puskin si espone per la prima volta così completa. E sebbene, come numero di oggetti esposti e il livello generale, la collezione sembra più povera di quelle del Museo del Cairo, del Metropolitan, del Louvre, dei musei di Berlino, di Vienna e di Londra, ma la raccolta di Mosca ha un tratto singolare: fin dall’inizio, veniva fatta da esperti e non da collezionisti ricchi, come succedeva in tutto il mondo.
    La collezione di E.S. Goleniscev, il famoso egittologo e orientalista russo, acquistata nel 1909, ha fatto il nucleo della collezione egizia del Museo Puskin. Nel corso del Novecento il Museo comprava o riceveva in dono le collezioni di altri scienziati egittologi russi. Da qui viene la specificità della collezione: non include, forse, tanti capolavori, ma tutti i periodi dell’arte egizia vi sono presentati bene, e la collezione è sistemattizata sin dall’inizio.
    Gli oggetti egiziani nel Museo Pukin sono circa diecimila. Ne è esposto un quinto: duemilasessantacinque. Il museo non ha mai organizzato simili mostre di monumenti egizi: la maggior parte di opere è esposta per la prima volta.
    In conformità al progetto degli organizzatori della mostra, in una sala al pubblico di oggi viene presentata una specie di sepolcro sezionato. Gli oggetti provenienti da varie epoche fanno vedere i contenuti di un normale sepolcro, le sue suppellettili e i suoi arredamenti. Qui ci sono sarcofago, mummia, statue, rilievi, figurine uscepti. Sulle “pareti” del sepolcro si trova una porta falsa, attraverso la quale l’anima di un morto poteva lasciare il sepolcro e tornarci, a fianco dell’entrata ci sono le pagine del Libro dei morti, il documento più importante relativo alle credenze degli egiziani concernenti il mondo dell’al di là. L’idea dell’immortalità esiste dai tempi antichi presso diversi popoli, ma nell’Antico Egitto ha acquistato una forma particolarmente affinata. Il passaggio di una persona nella vita dell’al di là era accompagnato da una vera e propria industria sepolcrale. L’architettura colossale come dimensioni e complessità, oggetti ricercati di culto, pittura e rilievi, insieme alle formule magiche dovevano garantire al morto un’esistenza degna nel mondo dei defunti.
    Il tempo non è riuscito a distruggere le piramidi, ma gli oggetti che facevano parte dell’antica cultura egizia sono diventati patrimonio mondiale, disperdendosi per collezioni museali in diversi continenti. Gli oggetti sacri sono diventati artefatti, la strada verso l’immortalità si è fatta il titolo della mostra. Dalla civilizzazione sono rimasti solo pezzi esposti. Una parte di essi è presentata dal Museo in via Volkhonka.

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