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Numero 12(57)
Spagna e Marocco in guerra per uno scoglio

    L’Europa Occidentale sta vivendo il primo intervento militare da fuori, dalla fine della Seconda guerra mondiale.
    L’oggetto di quest’intervento è l’isola disabitata di Perehil, situata nello stretto di Gibilterra e appartenente alla Spagna. Il 12 luglio, decine di soldati dell’esercito marocchino sono sbarcate a Perehil, dove è stata issata la bandiera del Marocco ed è stato installato un osservatorio. Il Marocco non ha reagito in nessun modo alla richiesta del governo spagnolo di abbandonare immediatamente il territorio iberico.
    Allora l’esecutivo spagnolo si è messo ad aumentare ostentatamente le forze militari nello stretto di Gibilterra, dove sono entrate con urgenza tre corvette, una fregata e un sommergibile delle Forze navali spagnole. Quattro elicotteri d’assalto hanno portato i marines a Seuta e Melila, due città spagnole sulle coste marocchine, le cui guarnigioni sono state messe in pieno assetto di guerra. Le misure di allarme sono state adottate anche perché Madrid non esclude una simile azione da parte del Marocco nei confronti delle vicine isole Chafarinas, nei dintorni delle quali sono stati notati movimenti sospetti delle truppe marocchine.
    Le truppe spagnole sono sbarcate sulle isole disabitate di Alusemas e Penon de Veles, per togliere ai marocchini la tentazione di occuparle. A favore della Spagna si sono già schierate l’UE e la NATO. La direzione dell’Alleanza, del resto, ritiene che il conflitto sia “un affare interno” tra i due Paesi vicini. Tale distacco della NATO ha suscitato una notevole indignazione fra gli spagnoli, molti dei quali ora si domandano: ma quale sarà, allora, un caso in cui l’Alleanza voglia prestare aiuto, in conformità all’articolo 5 del suo Statuto? Nella stessa Spagna sono sempre più frequenti appelli a dare una lezione al Marocco ad ogni costo. Secondo quanto ribadisce il giornale “El Mundo”, una tale punta di tensione nei rapporti tra la Spagna e il Marocco non è stata toccata dal 1975, quando i marocchini avevano occupato la colonia spagnola nel Sahara del Nord. Gli spagnoli, del resto, sperano di poter sedare il conflitto con mezzi diplomatici.
    Lo stesso oggetto della vertenza, un’isoletta grande come un campo da calcio, è situata a soli 200 metri dal continente africano e si trova nelle acque territoriali del Marocco, ma da molto tempo essa appartiene alla Spagna, come anche Seuta e Melila. L’importanza economica di Perehil è nulla, ma la sua situazione strategica permette di controllare la navigazione nello stretto. Gli spagnoli accusano il Marocco di aver violato gli accordi, secondo i quali Perehil dev’essere demilitarizzato. La versione ufficiale del Marocco afferma quanto segue: la Spagna accusa il Marocco d connivenza coll’immigrazione clandestina e col contrabbando di droga tramite Gibilterra. Ora invece, con un avamposto militare a Perehil (i marocchini la chiamano Leile), Rabat potrà bloccare questi canali illegali. Tuttavia, è più probabile che il Marocco cerchi in questo modo di spronare le trattative troppo lente sulla sorte di Seuta e Melila, in corso dal 1956, quando il Marocco aveva avuto l’indipendenza. Queste città si trovano sotto la sovranità europea da secoli (Seuta, infatti, è una città record da questo punto di vista: fu occupata dai portoghesi quasi 600 anni fa, nel 1415), e i loro abitanti non hanno nessuna voglia di diventare sudditi del re marocchino. I marocchini forse sono stati spinti ad azioni recise dal conseguimento dell’accordo di principio sul problema di Gibilterra tra la Gran Bretagna e la Spagna. Con quell’avvenimento è stato creato anzitutto un precedente relativo al passaggio di una parte del territorio di uno Stato sotto la sovranità di un altro Paese; e, in secondo luogo, da quel momento i marocchini hanno perso l’appoggio della Gran Bretagn,a che contrapponeva alle pretese spagnole concernenti Gibilterra le rivendicazioni marocchine relative a Seuta e Melila. Di fatto, le azioni simili a quella di Perehil sono, per i marocchini, l’unica possibilità di influire in qualche modo sul loro vicino del nord, dal quale Rabat dipende fortemente (gli investimenti spagnoli nel Marocco detengono il secondo posto tra tutti gli investimenti stranieri; attraverso il territorio spagnolo passano di transito centinaia di migliaia di marocchini per raggiungere la patria). Per ora non si capisce come andrà a finire questo conflitto: con la pace, con la guerra o in quale altro modo. In ogni caso, la “crisi di Perehil”, ossia “l’incidente” è una seria verifica per i sistemi, in via di costruzione, della sicurezza europea.

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