Italiani
 
ITALIANI IN RUSSIA
FIGURE SIGNIFICATIVE
Il notaio Andrea Jemma, un giurista Italiano in Russia


    Notaio Andrea Jemma anno 1992, assieme all’allora Ministro delle Giustizia della Federazione Russa Nikolay Fyodorov, oggi Presidente della Repubblica di Chuvashia. Iniziamo oggi una nuova rubrica, dedicata alla presentazione di figure significative di italiani che con il loro lavoro hanno portato un significativo giovamento alla collaborazione italo-russa. Iniziamo presentando il notaio italiano Andrea Jemma, un interessante esempio di connazionale che ha dedicato anni ed anni della propria vita alla collaborazione italo-russa. E lo ha fatto in un settore di non poca importanza: quello giuridico-notarile. Possiamo dire con sincero orgoglio di italiani che a lui va ascritta una parte significativa delle evoluzioni del sistema giuridico russo. Quando la nuova Russia post-sovietica dovette effettuare nuove scelte strategiche, quale per esempio la forma di notariato da adottare, per mancanza di informazione parte della nuova dirigenza del Paese propendeva per la forma anglosassone, siccome in quegli anni tutto cio’ che era anglosassone sembrava essere di per se’ stesso “il meglio”. Fu grazie ad Andrea Jemma, alle sue ponderate argomentazioni, che al Cremlino valutarono meglio le scelte da effettuare, ed alla fine optarono per il Notariato di rito latino. E fu cosi’ che la Federazione Russa venne poi ammessa a pieno diritto a far parte dell’ Associazione internazionale di diritto latino Un esempio significativo di amore e dedizione per la Russia, di cura dei suoi interessi, mista ad una insindacabile Italianita’, il che fa di lui un degno membro della nostra comunita’.
    Il Notaio Jemma e’ membro attivo del CTIM, ed a lungo ha esercitato nel suo appartamento in Stary Arbat il lavoro di cultotre del notariato, specializzato in diritto europeo. La sua storia personale e’ talmente avvincente che non ci esimiamo dal riportarla. L’ amore di Andrea Jemma per la Russia paradossalmente e’ nato in un modo alquanto atipico: venne qui durante la II Guerra Mondiale, come Ufficiale dell’ ARMIR. Ferito nella difesa del suo reparto, venne soccorso dalla gente Di un villaggio nella zona di Rossosh del Don, e poi venne fatto prigioniero, cosi’ come centinaia di nostri soldati. In prigionia volle rimanere con i suoi soldati: come ufficiale, era infatti previsto il suo trasferimento in uno dei campi di indottrinamento; nei campi dove soggiorno’, in Russia meridionale e in Asia centrale, per aiutare i soldati a meglio sopportare l’attesa di un probabile rimpatrio organizzo’ addirittura un’ attivita’ teatrale, insegnando loro ad apprezzare Chekhov, Shakespeare e Kuprin.
    Un amore che conservo’ anche dopo il rimpatrio, a fine 1946: nonostante che l’ impegno di ricostruzione dell’ Italia lo coinvolgesse pienamente, non dimentico’ la Russia, con il cui popolo era nato in lui quello che oggi usiamo definire come un “feeling”.
    Si era laureato a Pisa in giurisprudenza alla Scuola Normale prima di partire per la guerra, e si laureo’ poi in economia politica a Torino; esercito’ la professione di notaio ed insegno’ in materia d’ impresa e fiscalita’. Collaboro’ per diversi anni anche come consulente del Ministro delle Finanze. Divenne membro del Consiglio Nazionale dei Notai d’ Italia, del Consiglio dei Notai di Roma, e fu anche vicepresidente dell’ Associazione dei Liberi Professionisti d’ Italia. Fu uno dei fondatori del Lions Club di Biella, e poi fu attivo nel neocostituito Club di Roma Parioli, dando prova gia’ allora di una grande disponibilita’ all’attivita’di servizio.
    Dopo gli anni del rigore autarchico, dopo le privazioni e le sofferenze dei nostri soldati nella campagna di Russia, dopo le ristrettezze degli anni della ricostruzione del Paese, in pieno boom economico Andrea Jemma scopri’ di essere per cosi’ dire “ammalato” di quello stesso mal di Russia che ha contagiato la maggior parte di noi. Lui pero’, a differenza di noi, aveva in memoria una Russia assai differente da quella di oggi: un Paese disastrato non solo dalla guerra, ma anche dalle purghe staliniane, portato alla fame dal crudele sterminio dei coltivatori diretti, demonizzati col nome di “kulaki”. Lui capiva bene tutte queste cose, ma essendosi sinceramente innamorato del popolo Russo, della sua grande umanita’ ed ospitalita’ , che aveva fatto si’ che un appartenente all’ esercito straniero fosse stato amorevolmente soccorso e curato da quelle stesse popolazioni che ne subivano l’ occupazione, tutto questo aveva lasciato un segno profondo nel cuore di Andrea; il quale, venuto in Russia senza conoscerne la lingua, se ne era andato dopo averlo imparata nella vita non facile dei campi in cui si era trovato a “soggiornare”. Ed aveva anche imparato a conoscere la letteratura Russa, a cominciare dalle grandi opere di teatro.
    Per cui in Italia Andrea si rituffo’ nello studio, nelle poche ore libere dal lavoro di notaio e dagl’ impegni sociali: e si trovo’, nel pieno della guerra fredda, a studiare russo alla Ca’ Foscari, la prestigiosa Universita’ di Venezia; a tradurre in italiano quelle stesse opere del teatro russo che aveva insegnato ai suoi uomini a recitare in prigionia. E poi, come pubblicista, scrisse molti saggi, novelle ed articoli , in molti casi di tema russo. E’ facile, per chi conosce almeno un poco che cosa voleva dire avere a che fare con la Russia e con la sua cultura negli anni della guerra fredda, quando assai labile appariva il confine fra l’ amore per la Russia e la militanza nei ranghi degli ammiratori del sistema sovietico. Lui pero’ seppe vincere con la pazienza dei saggi ma anche con la tenacia dei forti le sospettosita’ dei molti che s’ interessavano di questo suo strano interesse per un Paese allora visto dalla maggior parte degli Italiani come un nemico giurato. Veniva visto come un alieno dai fedeli di Togliatti, che sospettavano in questo suo interesse non “pilotato” un intento provocatorio, mentre veniva visto come uno stravagante da chi andava predicando che tutto cio’ che era Russo era per sua stessa natura blasfemo ed ostile.
    Vi fu anche chi attribui’ questo suo interesse ai postumi di una presunta “sindrome di Stoccolma”: il perseguitato che si affeziona ai suoi torturatori, ed anche dopo la liberazione ne rimpiange i tormenti.
    Invece no: Andrea Jemma, che pur avendo trascorso in Piemonte e poi a Roma gli anni della gioventu’ e quelli della maturita’, e’ inequivocabilmente un uomo di Sicilia, siculo verace di Messina, aveva saputo discernere fra quelle che erano le caratteristiche disumane del sistema bolscevico, tutt’ altro che intrinseco alla gens russa, e quelle che erano e restano le grandi qualita’ di questo popolo tenace, coraggioso, capace di resistere alle sofferenze e di reagire ai soprusi, ma anche capace di grandi slanci, di sincera e disinteressata ospitalita’.
    Ed ecco che , con l’ arrivo della Perestroyka e della Glasnost gorbacheviane, Andrea Jemma si decise a tornare nell’ allora Unione Sovietica, stavolta come turista in albergo, e non piu’ come prigioniero in baracche; e subito, da uomo deciso quale e’ sempre stato, si mise a tempestare i funzionari dell’ allora Ministero della Giustizia dell’ URSS con proposte di reciproca conoscenza e collaborazione nel campo notarile. E qui si invertirono le parti: qui venne visto dapprima come un alieno che cerca di infiltrarsi nel sistema giudiziario Sovietico per chissa’ quali scopi reconditi; poi pero’, grazie alla sua cortese insistenza (un’ incredibile perseveranza mascherata da un sorriso che sconvolge ogni possibile resistenza anche dell’ interlocutore piu’ determinato), tutto questo lo aiuto’ a vincere: dopo mesi di anticamera negli uffici del Ministero, la sua battaglia: e nel Settembre 1989 gli riusci’ di organizzare il primo, storico Symposium dei Notai Italiani e Sovietici. Da allora fu conosciuto dai notai di Russia, come “Andryusha”. Successivamene organizzo’ altri incontri ed iniziative, ma sino al collasso dell’ URSS si tratto’ prevalentemente di eventi mondani, apparentemente senza influenza alcuna sul monolitico ed ormai asfittico sistema sovietico. Invece, sotto sotto, l’ effetto c’ era: il suo esempio agiva sulle coscienze degl’ interlocutori, convincendoli sempre di piu’ della sua buona fede.
    Cosi’ che quando nel 1991 crollo’ l’ URSS, il neo-Ministro della Giustizia della Federazione Russa, Fedorov, senza esitazione alcuna lo nomino’ Consulente Esterno del Ministero per i problemi del Notariato; una tessera ufficiale contrassegnata dal n. 5, di cui Andrea va fiero, cosi’ come va fiero anche della tessera del CTIM. E lui ovviamente seppe conquistarsi la grande fiducia degli amici russi ormai privi di pregiudizi nei suoi confronti: nessuno ormai vedeva piu’ in lui un potenziale nemico, mentre invece venivano visti come tali quei parassiti che avevano speculato sui bisogni dell’ URSS nel campo del commercio estero per arricchirsi alle spalle del suo popolo. Andrea Jemma non miro’ mai a prebende o titoli altisonanti: lui apprezzo’ ed apprezza ancora tutto quello che gli ricorda le sue lotte, i risultati cui il suo impegno ha portato, i successi che dovrebbero inorgoglire tutti gli italiani.
    Sempre a spese proprie, non potendo contare sui foraggiamenti politici da sempre tanto in voga, siccome non era e non e’ allineato ad alcuna parte politica, e si considera semplicemente un italiano, svolse una serie di conferenze per i notai e di incontri mirati con i nuovi dirigenti della Federazione Russa, nel corso dei quali li convinse ad abbandonare l’ idea balzana di un’ eventuale adozione del notariato di rito anglosassone; allora tutto cio’ che era anglosassone sembrava, cosi’ come il Mc Donalds o la Coca Cola, sinonimo di occidentalita’.
    Lui invece seppe instillare nelle menti ricettive dei nuovi dirigenti del Paese che solo l’ adozione del notariato di rito latino avrebbe soddisfatto le giuste esigenze di una societa’ civile e di un’ economia in fase di graduale transizione alle regole del libero mercato. Collaboro’ attivamente alla redazione del testo del primo progetto di Legge in tal senso. Nel 1992 fu a fianco del Ministro Fedorov, nell’ aula del Soviet Supremo, per assisterlo durante la discussione del nuovo Progetto di legge sul libero Notariato. Alla cerimonia di apertura della Camera Notarile di Russia, nel 1993, fece invitare, unico Ambasciatore estero, l’ allora Ambasciatore d’ Italia, SE Federico Di Roberto, ribadendo cosi’ ulteriormente il ruolo svolto dall’ Italia in questo passo cosi’ importante per la nuova Russia.
    Non si adagio’ comunque sugli allori, e torno’ sul luogo della sua prigionia, dove era stato in servizio e dove era stato catturato: incontro’ con piacere alcuni di coloro che allora aveva conosciuto. Suoi scritti e sue memorie sono state pubblicate sulla “Literaturnaya Gazeta” e su altre note testate Russe; le sue memorie di prigionia sono riportate nel libro di Evgueni Pisarev del 1999 “Rada, Pot’ma, T’ma GULAGa…”
    Personalmente tradusse in italiano od in russo diversi documenti la cui conoscenza considerava importante per un corretto sviluppo del notariato in Russia e per una corretta comprensione della situazione russa in Europa Occidentale ed Italia. Oggigiorno Andrea Jemma si sta occupando di redigere un primo dizionario italo-russo dei termini notarili, ed anche una raccolta in lingua italiana di leggi e disposizioni notarili di Russia, partendo dall’ istituzione del notariato Imperiale russa nel 1866.
    Ed infine, a Berlino, alla tanto attesa cerimonia di ammissione ufficiale della Federazione Russa nell’ Associazione internazionale di Diritto latino fu proprio Andrea Jemma ad accompagnare il Presidente dei notai che portava la bandiera Russa, andandola a posizionare fra quelle dei Paesi che gia’ facevano parte dell’ Associazione. Un momento di grande orgoglio per l’ Italia, per gl’ Italiani tutti: ma fu un momento che passo’ allora del tutto inosservato, siccome Andrea Jemma non apparteneva alla lobby dei “notai di corte”; per cui non si penso’ nemmeno di dare degno risalto a questo evento che avrebbe meritato di essere piu’conosciuto da tutti gli italiani, cosi’ come i russi sono orgogliosi del fatto di avere un grande amico italiano, “Andrea”.
    Lo fa oggi con grande piacere, a nome della nostra comunita’ in Russia, il periodico “ITALIANI”, la cui redazione rende omaggio ad un connazionale dal grande cuore, al tempo stesso Italiano vero e sincero Amico della Russia, Andrea Jemma.
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