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Numero 13(58)
Ostacoli alla legge per la bancarotia

    Il 6 agosto, Vladimir Putin ha posto il veto sulla nuova redazione della legge sulla bancarotta, preparata nel corso dell’ultimo anno dalla Duma e dal governo.
    La versione ufficiale dice che il Presidente sarebbe scontento del modo in cui sono definiti i poteri dei ministeri federali nella bancarotta. Ma in realtà, la nuova variante del progetto legge non va bene a nessuna parte che partecipa ai lavori di preparazione: né allo Stato, né ai creditori, né ai debitori.
    Va ricordato che la necessità di apportare modifiche alla legge sulla bancarotta era dovuta al fatto che la versione precedente della legge concedeva ai creditori la possibilità di usare il meccanismo della bancarotta per l’occupazione delle aziende da parte dei rivali. In questo modo, il nuovo progetto legge doveva salvaguardare gli interessi dei debitori, nei limiti possibili. Nel contempo, la via del compromesso, imboccata dal governo nell’approvare qualsiasi modifica legislativa, nel caso della legge sulla bancarotta ha reso la nuova versione inaccettabile per tutte le parti. Per quanto riguarda gli interessi dello Stato, in conformità alla nuova legge i ministeri federali perderebbero lo status di creditore prioritario, ciò che prima permetteva loro di riscuotere in ordine prioritario ai debitori i mezzi per coprire il debito relativo ai pagamenti fiscali ed altri verso il budget. E’ assolutamente evidente che tali emendamenti non rispettano gli interessi degli organi fiscali, i quali, poi, ultimamente hanno problemi nell’eseguire compiti fiscali.
    Anche i creditori, poi, possono essere scontenti della nuova versione della legge. In conformità agli emendamenti approvati, lo Stato ora si metterebbe ad intervenire in modo più attivo nel processo di bancarotta, designando amministratori straordinari. Ciò di fatto significherebbe che i rappresentanti del Ministero per le imposte e i dazi, del Comitato statale per le dogane e del Fondo delle pensioni, ai quali prima si concedeva il diritto di rappresentare gli interessi dello Stato nella procedura della bancarotta, diventerebbero corrottissimi.
    Infine, il nuovo progetto legge darebbe ai creditori la possibilità di ricorrerre al tribunale solo a tre mesi dalla data dell’accumulo del debito, il che di fatto manderebbe per le lunghe la procedura della bancarotta, rendendola poco efficiente. Ciò è diventato un motivo in più per seminare lo scontento sul progetto legge.
    Durante la preparazione del progetto legge tutte le parti che vi partecipavano hanno capito che sarebbe stato più conveniente mantenere lo status quo, senza approvare la nuova versione. Ma dato che il meccanismo del voto era già stato avviato, sembra che sia stato deciso che una via d’uscita più elegante sarebbe stata quella di passare il progetto legge al Presidente perché lui vi potesse porre il veto. In altre parole, sebbene le fonti nel governo sostengano che la legge sulla bancarotta continui ad essere prioritaria, non sembra molto probabile che la nuova versione di questa legge possa essere portata a termine nel prossimo semestre.
    La legge sulla bancarotta dev’essere esaminata in una dimensione più vasta della storia di una sola legge: è evidente che l’attività legislativa stacanovista del Parlamento russo nei due anni scorsi sia stata troppo condizionata da trasformazioni alquanto superficiali del sistema. Così, la riduzione del peso fiscale, che era il compito primo dell’esecutivo, in realtà si è ridotto a portare il livello ufficiale della tassazione a quello realmente pagato. In altre parole, alle aziende si è tolto il peso del debito fiscale, ma l’entità dei loro pagamenti verso il budget non è per questo cambiata. Un altro esempio è la riforma delle pensioni, che per ora si conclude nell’aver passato i redditi delle pensioni da una tasca dello Stato nell’altra. Nel contempo, dall’inizio del 2002 la Duma si è messa ad esaminare le leggi che veramente potrebbero cambiare il sistema esistente, e proprio per questo la velocità del lavoro legislativo è calata bruscamente. Così, la stessa legge sull’investimento dei mezzi pensionistici, che potrebbe consentire ai fondi pensionistici privati di partecipare a questo processo, si è esaminata nella Duma per sei mesi invece dei due mesi previsti precedentemente.
    A parte il notevole rallentamento delle riforme legislative, c’è un altro segnale evidente: la ricerca del compromesso non sempre garantisce che il lavoro legislativo sia efficiente. Tale ricerca, infatti, nel caso della legge sulla bancarotta, ha comportato l’inserimento nello stesso progetto legge di due emendamenti assolutamente contraddicenti. Il governo in tali casi dovrebbe prendere una posizione più dura e far passare il progetto alla Duma con il sostegno minimo.
    Inoltre, si ha l’impressione che ora le riforme legislative si trovino in una situazione di patta, visto che gli sforzi lobbysti del business e la posizione dei rappresentanti dello Stato sono comparabili. Fin quando nessuna delle parti avrà la meglio nel cambiare la legislazione a proprio favore, è possibile prevedere che i cambiamenti legislativi continueranno ad essere superficiali. Ciò significa che nei prossimi due anni ci si potrebbe attendere un’attività legislativa scarsa e poco efficiente. Ma appena la bilancia delle forze sarà cambiata, le modifiche diverranno più aggressive e allora si capirà se il Paese si muoverà per la strada dell’economia di mercato, oppure per la strada dell’intensificazione dell’intervento statale nell’economia.

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