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Numero 13(58)
Olimpiadi di Salt Lake: lo scandalo continua

    Si scatena di nuovo lo scandalo relativo all’arbitraggio delle gare olimpiche di pattinaggio figurato, che aveva guastato il sangue ai pattinatori russi durante le Olimpiadi di Salt Lake.
    Il 31 luglio, quasi tutti i mass media internazionali hanno dato la notizia dell’arresto, avvenuto in Italia, di un certo Alimgian Tokhtakhunov, detto “Taiwancik”. L’uomo, secondo alcune informazioni, era un personaggio di spicco della malavita sovietica. Nel 1990 aveva lasciato l’URSS per stabilirsi in Francia, dove era spesso chiamato “il re della malavita russa”. Malgrado che, a detta dei magistrati, Taiwancik avesse le mani in pasta nelle più svariate attività criminali, il motivo formale per i suoi arresti è stato fornito dall’accusa di corruzione a favore degli arbitri delle Olimpiadi invernali, mirata a far concedere la vittoria nella danza ai francesi Marina Anissina (conosciuta personalmente da Tokhtakhunov) e Gwendal Peizerat, e nel pattinaggio a coppia, al duetto russo Elena Berezhnaya e Anton Sikharulidze. Il primo agosto, i giudici istruttori hanno comunicato di avere a disposizione un’audiocassetta con la conversazione telefonica registrata fra Tokhtakhunov e un certo francese, detto “Chevalier”. Alimgian Tokhtakhunov dice durante il dialogo telefonico che nella congiura arbitrale alle gare di pattinaggio artistico durante le Olimpiadi 2002 a Salt Lake sarebbero stati coinvolti sei arbitri, comunica Giovanni Mainolfi, colonnello della polizia italiana. Ha rilevato, poi, che gli organi tutori della legge per ora non dispongono dei nomi di quegli arbitri. Il numero delle conversazioni registrate, poi, è divenuto stranamente sempre maggiore, e invece dello “Chevalier”, gli interlocutori di Taiwancik si sono trovati ad essere certi importanti malavitosi di provenienza ex sovietica; solo successivamente sono spuntate da qualche parte la pattinatrice Marina Anissina e sua madre, alla quale Tokhtakhunov avrebbe promesso di condizionare il risultato giusto. La magistratura di Roma ha aperto un’indagine autonoma relativa alle attività dell’uomo, sospettato di aver arrecato danni ai pattinatori italiani Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio, arrivati soltanto terzi alle Olimpiadi invernali. I pattinatori italiani si sono messi subito ad affermare che i risultati delle Olimpiadi dovessero essere riveduti, e che ad essi dovessero essere conferite le medaglie d’argento.
    L’argomento è stato raccolto ben volentieri dai mass media statunitensi, che già in inverno avevano insufflato il clima della psicosi riguardo alle presunte pressioni e corruzione nelle gare di pattinaggio figurato. Un’esaltata signora, che avrà fatto da osservatore sportivo in seguito a qualche malinteso, aveva proposto addirittura di togliere agli atleti russi tutte le medaglie olimpiche in una sola volta, dato che sarebbero state tutte ricevute in seguito alle pressioni esercitate sugli arbitri. Ora gli Stati Uniti hanno intenzione di richiedere l’estradizione di Tokhtakhunov. Se sarà veramente estradato e riconosciuto colpevole, rischierà una pena massima di cinque anni di reclusione e 250 mila dollari di multa. Oggi Alimgian Tokhtakhunov si trova nella prigione veneziana di Santa Maria Maggiore, dove aspetta l’estradizione alle autorità statunitensi.
    L’élite sportiva russa respinge decisamente la stessa idea della corruzione, ammettendo nel contempo che molti atleti russi conoscevano Tokhtakhunov di persona. Leonid Tiagaciov, presidente del Comitato olimpico della Russia, ha respinto assolutamente la stessa idea dell’esistenza di qualche contatto, tranne quello personale, fra sportivi, allenatori ed esperti russi, impegnati nel pattinaggio artistico, e Tokhtakhunov. Secondo quanto ha rilevato Tiagaciov, “qualora gli atleti e i funzionari russi avessero qualche contatto d’affari con Tokhtakhunov”, lui (cioè, Tiagaciov) lo avrebbe saputo “da loro (atleti e funzionari) prima che da qualcun altro”. Il presidente del Comitato olimpico della Russia ha aggiunto che “i servizi segreti americani non possono avere nessuna prova, perché sia i nostri sportivi, sia i nostri allenatori sono lontani dagli affari loschi relativi in qualche modo allo sport”. Tutto ciò, secondo Tiagaciov, sarebbe “un’invenzione, una stupidaggine” e “assurdità”. In simili termini ne ha parlato anche Viaceslav Fetissov, presidente del Comitato statale per lo sport.
    E soltanto Jacque Rogge, presidente del COI, ha dichiarato di essere sconvolto dalle informazioni circa l’eventuale partecipazione di un malavitoso di spicco all’arbitraggio delle gare del pattinaggio figurato alle Olimpiadi.
    “E’ stata per noi una rivelazione vera e propria, siamo inorriditi”, ha detto Rogge. “Anche se sapevamo dalle indagini precedenti che l’arbitraggio del pattinaggio a coppia era stato irregolare, siamo stupiti dalla notizia circa l’eventuale coinvolgimento del crimine organizzato”. Il capo del COI ha affermato di voler avere tutte le informazioni relative a questo caso, perché il comitato esecutivo dell’organizzazione possa darne il proprio giudizio.

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