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Numero 14(59)
Cecenia: per la PACE, la situazione cambia in meglio

    Lord Judd, il Copresidente di un gruppo di lavoro unito “Duma-PACE” per la Cecenia, dopo aver terminato il suo ultimo viaggio in Cecenia, ha detto che per l’ulteriore ricostruzione e sviluppo della Repubblica cecena è necessario “intensificare l’attività delle organizzazioni umanitarie”.
    Parlando del suo viaggio in Cecenia, lord Judd ha rilevato “notevoli cambiamenti positivi” nella repubblica. In particolare, a sua detta, si sta ripristinando la produzione, con realizzazioni particolarmente avvertibili nel settore agricolo, mentre a Grozny la vita sta tornando ad essere pacifica. “Tutte le persone con le quali ho parlato personalmente, sono contente di avere la possibilità di tornare nelle città natie”, ha ribadito Judd. “I miei interlocutori dicevano di voler rimanere in Cecenia”, ha aggiunto. Chissà, però, cosa dirà il lord, che ha l’abitudine di cambiare radicalmente il suo punto di vista appena torna a casa, alla prossima sessione della PACE. Anche perché la collega Lara Ragnarsdottir ha detto che gli abitanti della Cecenia hanno un assoluto bisogno di servizio sanitario, dato che quello che vi esiste e funziona, a detta della stessa, ovviamente non è sufficiente. La signora Ragnarsdottir, deputato del parlamento islandese, ha rilevato che nella capitale cecena continuano ad essere comuni rapimenti, “pulizie” e casi di trattamento crudele degli abitanti civili da parte dei soldati.
    Proprio alla vigilia della visita di Judd in Cecenia, sui mass media russi è comparsa una notizia sensazionale, secondo la quale Alan Maskhadov, considerato dagli europei il probabile partner di Mosca per le trattative di pace, sarebbe stato da tempo ucciso dal proprio entourage. E il capo della Cecenia, Akhmad Kadyrov, ha detto di “essere d’accordo di incontrare anche il diavolo, se ciò potrà mantenere in vita gli abitanti della Cecenia e i militari russi che muoiono in Cecenia”. Tutto ciò ha impressionato tantissimo i visitatori. Di conseguenza, gli europei hanno ripetuto le frasi “rituali” sulla necessità della soluzione politica e sono tornati a casa.

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