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Numero 16(61)
Mercato Finanziario

        Mercato valutario
    Anche se settembre ottobre è un periodo tradizionalmente difficile per la Banca Centrale, che deve contenere i partecipanti del mercato valutario con intenzioni speculative, l’andamento dell’anno in corso dimostra che la situazione nel mercato è cambiata sostanzialmente. Durante gli ultimi quattro cinque mesi i dealer continuano a parlare di una più veloce svalutazione del rublo nei confronti del dollaro che starebbe per cominciare, ma questo non si è verificato finora.
    Evidentemente non si tratta del fatto che le aspettative dei partecipanti al mercato valutario per qualche ragione sono cambiate, bensì del cambiamento di fattori fondamentali. Prima di tutti bisogna sottolineare l’incremento dell’afflusso di soldi nel conto del movimento dei capitali. Anche se la Russia continua a avere un notevole deficit in tutti i conti delle operazioni sui capitali -in altre parole generalmente dal Paese escono più soldi di quelli che ci entrano- ciononostante nel 2002 il saldo negativo si è ridotto del 30 per cento, ovvero di circa 3 miliardi di dollari in sei mesi. Questo miglioramento riflette la crescita dei prestiti delle società straniere dall’estero, panorama che si è animato dopo il calo dei tassi di interesse nei mercati mondiali, e in seguito all’aumento della credibilità degli emittenti russi, che ha ridotto il costo dei mutui. Come risultato in sei mesi gli emittenti russi hanno accumulato circa 3,3 miliardi di dollari sotto forma di crediti, e nel terzo trimestre hanno aumentato la somma di altri 1,4 miliardi di dollari. Maggiore è l’afflusso della valuta, più lenta è la svalutazione del rublo contro dollaro.
    Un altro fattore importante è l’attivazione del credito bancario. Non si nasconde a nessuno che la partecipazione insignificante delle banche al finanziamento del settore reale nel passato era causa dell’alto livello di liquidità del rublo, che si accumulava sui conti nella Banca Centrale e periodicamente veniva usata per grossi interventi nel mercato rublo-dollaro. A partire dal 2002 si è verificato un notevole progresso nel credito bancario. Cercando di prevenire un’eventuale riduzione delle entrate legata al fatto che le società petrolifere hanno rinunciato a prendere crediti ad alti tassi all’interno del Paese (dato che sono stati proprio gli esportatori ad ottenere accesso ai crediti internazionali), le banche si sono messe a far crescere rapidamente il portafoglio crediti. Ne sono esempio evidente le azioni della Sberbank, che ancora un anno fa teneva sui conti nella Banca Centrale circa 2 miliardi di dollari e nel secondo trimestre del 2002 ha ridotto questa somma a 500 milioni. La riduzione nel sistema della liquidità libera in rubli ha comportato una notevole riduzione della componente speculativa nella domanda di dollari.
    In altre parole, per la fine dell’anno il mercato valutario ha tutte le chance per rimanere alla quota di 32,5 rubli per dollaro o, nel caso la Banca Centrale non effettuasse interventi, alla quota di 33,2 rubli per dollaro.

        Mercato azionario
    Si può dire che gli investitori del mercato delle azioni hanno trattenuto il respiro aspettando notizie dagli USA. Il mercato di titoli russo finora è intimamente correlato ai prezzi del petrolio, mentre il settore petrolifero costituisce fino al 70% dell’importo totale delle vendite. In seguito all’eventuale intervento degli USA in Iraq la situazione nel mercato petrolifero mondiale può cambiare nel modo più imprevedibile; il che può avere serie conseguenze per la Russia.
    Nel mercato dominano due punti di vista. Secondo i sostenitori della prima prospettiva, dopo una guerra di breve durata all’Iraq sarà permesso di fornire al mercato mondiale il petrolio prodotto nel paese, che farà crescere notevolmente l’offerta. Se la guerra in Iraq porterà alla caduta dell’OPEC, i prezzi del petrolio possono calare alla quota di 15 dollari per barile per un lungo periodo. In questo caso bisogna vendere non solo le azioni delle compagnie petrolifere russe ma la Russia in generale come classe di attività. Con il prezzo di 15 dollari per barile di petrolio il budget russo dovrà essere seriamente contratto, mentre la crescita economica si rallenterà.
    Investitori più ottimisti ritengono che l’OPEC continuerà a funzionare come forza unita nel mercato di petrolio, e in questo caso i prezzi non scenderanno sotto i 20 dollari per barile. Però anche in questo caso le prospettive delle compagnie petrolifere russe, e con loro anche del Paese in generale, non saranno più così promettenti come al prezzo di 25 dollari per barile come quest’anno.
    Lo scetticismo nei confronti della Russia è legato anche al fatto che il periodo delle riforme economiche attive sta per finire e comincia quello delle lotte politiche e delle elezioni. Visto che le posizioni dei partiti liberali si presentano ancora abbastanza deboli, le prospettive politiche per gli investitori stranieri sembrano piuttosto preoccupanti.

        Mercato delle obbligazioni
    Le obbligazioni russe sono già due mesi che si compravendono in un corridoio di prezzo molto stretto, mentre la loro volatilità è abbastanza alta.
    La pressione in basso sul livello attuale di prezzo è dovuto essenzialmente alle notizie dall’estero, in particolare dall’America Latina. In Brasile si avvicina il secondo scrutinio delle presidenziali, e nel frattempo il Paese deve finanziare nuovamente l’enorme debito interno, che presenta grandi problemi. Ecco perché la valuta brasiliana continua ad indebolirsi, e i prezzi delle obbligazioni a calare. In Argentina il governo è sull’orlo del default per i pagamenti alla Banca Mondiale, ciò significa che la punta di crisi nel Paese non è ancora passata definitivamente.
    Non rimane indietro neanche la Turchia. Le imminenti elezioni parlamentari sono accompagnate da dichiarazioni di rappresentanti del partito più forte sulla necessità di ristrutturare il debito estero della nazione.
    Le novità interne dalla Russia sono sufficienti per prevenire la caduta dei prezzi ma non sono sufficienti per portare alla loro crescita. In più i proprietari delle azioni e i detentori delle obbligazioni sono spaventati dall’incertezza dei prezzi di petrolio. Perché se i prezzi del petrolio ai mercati mondiali vanno giù, i pagamenti per i debiti esteri costeranno alla Russia molto più caro.

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