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Numero 16(61)
Il censimento della sfiducia

    Nei numerosi articoli dedicati al censimento della popolazione svoltosi dal 9 al 16 ottobre, c’erano diverse possibili risposte al quesito: ‘perché lo Stato ha bisogno di fare il censimento proprio in questo momento?’ “Ciò serve per motivi scientifici, demografici, sociali, fiscali ed altri”, dicevano politici, giornalisti, demografi.
    Ma pare che nessuno di loro abbia indicato un altro motivo del censimento: esso fa vedere il grado di fiducia (o, rispettivamente, di sfiducia) dei cittadini nei confronti dello Stato. Le autorità erano evidentemente sicure che la popolazione, riconoscente ai grandi capi e al Presidente in persona che l’aveva invitata ripetutamente a “farsi iscrivere nella storia della Russia”, si sarebbe fatto censire a frotte entusiastiche. Tuttavia, quasi dall’inizio del censimento è venuto fuori che molti non hanno nessuna fiducia nello Stato e in qualsiasi suo esponente, e non vogliono partecipare al censimento (secondo alcune informazioni, in qualche regione il numero di rifiuti avrebbe superato il 50%). Il panico ha cominciato ad insinuarsi pian piano tra funzionari e tecnologi politici, responsabili per lo svolgimento perfetto dell’iniziativa. Una tale reazione degli abitanti della Russia, infatti, poteva significare una sola cosa: tutti gli sforzi dello Stato mirati a migliorare i contatti con i propri cittadini risultano nulli, e il rapporto fra loro rimane al livello caratteristico dei tempi sovietici. E’ assai probabile che il Presidente, qualora il censimento fosse fallito, avrebbe silurato i colpevoli.
    Di conseguenza, il potere si è messo ad inventare soluzioni di riserva che contribuissero a terminare il censimento senza problemi, sperando di mantenere segrete le proprie ideazioni. Ma come si sa, la verità è come l’olio: torna sempre a galla, e quelle soluzioni, una dopo l’altra, hanno iniziato a comparire sui giornali, consolidando l’opinione, sorta negli ultimi anni, sulla disonestà di quasi tutte le procedure organizzate dallo Stato, e sulla grande manipolazione dei dati operata da funzionari. Tutto è cominciato dalle metropoli. E’ stato appurato che a Mosca, seguita dalle altre città con più di un milione di abitanti, gli operatori del censimento avevano avuto indicazioni esatte circa il modo in cui potevano compilare i questionari dei cittadini “irresponsabili”. A quegli operatori sarebbero stati promessi dei premi e, se non avessero voluto collaborare avrebbero rischiato di subire delle pene. Di conseguenza, da alcuni centri abitati sono giunte informazioni secondo le quali sarebbe stato censito 102-104% di popolazione, una cifra impossibile anche nell’epoca comunista.
    Successivamente, del resto, la situazione ha preso a peggiorare. E’ venuto fuori, ad esempio, che il numero di persone che abitano a Novosibirsk supera di 600 mila i dati rispettivi del Comitato statale per le statistiche. Ma le maggiori falsificazioni sembrano essere state combinate nella Cecenia rivoltosa. Secondo le comunicazioni ufficiali, la popolazione della repubblica sarebbe aumentata fino a più di un milione di persone, mentre quasi tutti gli esperti affermavano che vi abitassero da quattrocento- a seicento mila persone. Tale risultato del censimento vorrebbe dire che in Cecenia sarebbero tornati praticamente tutti quelli che ne sono scappati negli ultimi 10 anni, e che la guerra lunga sei anni con la Russia sarebbe stata molto utile per la repubblica e per la sua popolazione.
    E’ difficile che qualcuno sano di mente possa credere in un “miracolo demografico” del genere, ma i pubblici ufficiali russi ne hanno già proposto due interpretazioni. Stanislav Iliassov, premier ceceno, spiega i risultati del censimento con l’aumento della natalità avveratosi nell’ultimo decennio. Abdul-Hakim Sultygov, rappresentante speciale del Presidente della Federazione Russa per i diritti umani, cita un altro motivo dell’“esplosione demografica”: nel 1989, durante il censimento “comunista”, il numero dei ceceni sarebbe stato artificalmente ridotto: i funzionari di allora l’avrebbero fatto per certe ragioni che avevano. E’ vero che Sultygov ci vede meglio quando si tratta dei “giochi d’apparato”, ma dove avranno nascosto i comunisti centinaia di migliaia di persone nel corso degli ultimi tredici anni, fino al momento del censimento 2002?
    Può darsi che in tal modo le autorità russe e le loro creature in provincia avrebbero conseguito più di un obiettivo in una volta. L’opinione pubblica occidentale e organizzazioni che salvaguardano i diritti umani ottengono le prove della rettitudine della politica russa in Cecenia, confermata dal ritorno della maggior parte di popolazione civile, reso evidente dal censimento. Inoltre, il rientro degli emigranti in Cecenia comporta il riorientamento dei flussi finanziari, di soldi “vivi” che devono arrivare nella repubblica e quindi potrebbero essere sperperati in modo incontrollato.
    Anche il Comitato centrale per le elezioni può essere molto riconoscente ai funzionari responsabili del censimento, per i milioni di cittadini falsamente aggiunti a quelli realmente esistenti, visto che ciò gli permette di correggere gli elenchi degli elettori, facendo aumentare il loro numero, quando servirà, alle prossime elezioni, tirar fuori “dalla manica” un paio di milioni di voti in più necessari per la vittoria del candidato “giusto”.
    A parte le falsificazioni relative al numero della popolazione, in provincia hanno avuto luogo numerose manipolazioni concernenti la registrazione della nazionalità “giusta”, dato che nelle repubbliche nazionali la nomenclatura locale non voleva sentire notizie tristi, secondo le quali le nazioni “titolari” non sarebbero più così numerose, come si comunica nel corso di diverse assemblee riunite per ottenere finanziamenti supplementari. In particolare, una situazione scandalosa si è creata in Baskiria, dove i tartari locali venivano costretti a farsi registrare cone baskiri, nonché in Tatarstan, dove a fare gli oppressi sono stati i così detti kriasceny, i tartari battezzati qualche secolo fa, che si ritengono di un’etnia particolare.
    Ora c’è da domandarsi se è possibile credere ai risultati di un censimento, al quale, anche secondo i dati ufficiali, ha rinunciato a partecipare non meno del 10% della popolazione nelle diverse regioni (secondo i dati ufficiosi, circa il 30% della popolazione della Russia non avrebbe voluto farsi censire).
    Tutto questo, del resto, non c’entra con la stragrande maggioranza degli operatori del censimento, che hanno svolto onestamente il proprio faticoso lavoro. Attualmente si sa che in Russia sono state registrate 150 lesioni subite dagli statistici. Queste lesioni sono prevalentemente dovute a morsi di cani randagi. Intanto, molto probabilmente, l’unico premio per questi lavoratori sarà la medaglia istituita dal Presidente “Per i meriti nello svolgimento del Censimento nazionale della popolazione”.

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