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Numero 17(62)
Intervista con Ekaterina Jurievna Genieva,
presidente del Fondo Soros in Russia


    - Perché George Soros ha deciso di chiudere il suo fondo in Russia?
    - Devo subito precisare che George Soros non chiude la sua fondazione: Soros e la direzione hanno deciso di ammodernarla. E non accadrà domani, neppure dopodomani; darò io stessa la notizia in dicembre e a maggio la annuncerà Soros. La fondazione non sarà chiusa, ma ammodernata, e questo è normale per i fondi Soros. Non sono strutture rigide, vengono continuamente rimodellate. Il fatto non mi sorprende assolutamente, anzi, molti di questi mutamenti, li ho avviati io.
    - A cosa, allora, è dovuto l’isterismo dei mass media, relativo alla presunta chiusura della fondazione?
    - Ci ho riflettuto a lungo, e questa è la mia opinione sulla vicenda. Sul vostro giornale avete ipotizzato che si trattasse di una azione politica, ma è assai probabile che tutto ciò evidenzi una lotta fra alcune organizzazioni private, forse nemmeno russe. Soros, infatti, non è necessariamente amato da tutti. E’ noto che in Russia molti non lo sopportano. Uno di questi è Berezovski. Non voglio dire che sia lui l’organizzatore; come si dice, non è colpevole chi non è colto in flagrante, ma non posso escluderlo. Per creare tanta disinformazione è necessario orchestrare una grossa campagna d’opinione: è ciò è apparso su Internet eche si è fatto vedere ogni ora alla TV. Una sera ho pensato che stavo diventando matta o che non sapevo qualcosa. Ho parlato con Parkhomenko, il direttore della rivista “Zhurnal”, e ho telefonato a Soros a Parigi, per chiedergli: “Soros, se c’è qualcosa che non so, me lo dica, perché non voglio apparire come una perfette deficiente”. Lui mi ha detto: “Per me, ci stiamo preparando a festeggiare una vittoria, e non a piangere una sconfitta”. Vede, quanto è avvenuto è assolutamente positivo per le organizzazioni di Soros. La rivista “Zhurnal” scrive che un certo numero di beneficiari perderanno le borse di studio, che le biblioteche chiuderanno, che verrà ridotto il finanziamento del programma “Medicina”. Ma il finanziamento del programma “Medicina” è aumentato di circa tre volte! Forse, c’è da chiedersi con che cosa è aumentato? Al finanziamento da parte di Soros, e ciò risponde alla nostra filosofia, si sono uniti il governo britannico, il governo dei Paesi Bassi.
    - Ciò è un bene o un male?
    - E’ splendido. E poi, ai nostri programmi d’educazione si uniscono i dollari russi.
    - E’ un bene?
    - Ma certo. In questo modo, si realizza il sogno di Soros e anche il mio (si capisce che io e lui abbiamo pesi diversi) che in Russia compariranno Soros russi.
    - Per il momento, purtroppo, non è successo.
    - Sa, la questione non è né semplice né rapida. Sono già comparsi da noi alcuni personaggi che vogliono operare come Soros. Ad esempio, un politico imprenditore ordinato, assennato: è Khodorkovski; già da alcuni anni osservo i suoi progressi. A proposito, anche il suo datore di lavoro, anche se non è russo di provenienza, nell’ambito delle sue possibilità e dei suoi limiti, s’impegna in un’attività simile sul territorio russo. Da noi esistono tanti problemi che ostacolano la comparsa dei Soros russi. Uno di questi problemi è di carattere legislativo: hanno paura di venire a galla, temono che gli piombino addosso tasse, omicidi, ecc. Ma vediamo che nei nostri programmi, nell’automazione delle biblioteche, nello sviluppo Internet non sono coinvolti solo i nostri soldi, ma anche quelli delle autorità. In questo vedo un effetto positivo.
    - Si sa che le organizzazioni di Soros affrontano in Russia un trattamento “speciale”. Vi impongono delle tasse esorbitanti...
    - A proposito di tasse: è un’altra leggenda. E’ vero che la fondazione di Soros è un’organizzazione internazionale, ma Ekaterina Ghenieva, una cittadina russa, ha mostrato iniziativa e si è schierata contro questa tassazione, a differenza d’altre fondazioni occidentali. Abbiamo vinto: siamo esonerati dalle tasse.
    - E’ vero che il fondo Soros ha alcuni problemi con la sede?
    - Dei problemi particolarmente gravi, non ce ne sono. Vinciamo una quantità enorme di processi e sono ottimistica circa il nostro futuro.
    - Vuol dire che, oggi, il fondo Soros funziona come sempre?
    - Il Fondo Soros non ha funzionato solo due giorni, quelli dello scandalo. Per le guardie, portate da Mintimir Karamzin, la storia è finita male: hanno perso i loro posti, e magari anche le spalline. Faccia caso su ciò che ha detto Soros mentre commentava la situazione con la sede: “Ci muoveremo entro i limiti delle norme giuridiche e speriamo di vincere”. Non potevamo, infatti, agire diversamente: da una parte, schierandoci con la legge, e dall’altra usando metodi illegali.
    - Ekaterina Iurievna, come mai, secondo Lei, in Russia, invece di ringraziarvi per ciò che di buono ha fatto il Fondo Soros, vi infangano?
    - E’ molto difficile rispondere a questa domanda. Senza vedere tutto rosa, noto in Russia atteggiamenti assolutamente diversi nei confronti del Fondo Soros. Vedo realizzato quanto volevamo raggiungere. In provincia sentiamo una profonda riconoscenza da parte della gente che vi abita, perché ci siamo arrivati negli anni più duri e, citando lo stesso Soros, “non abbiamo dato loro del pesce, ma una canna”. Vedo operare i nostri programmi in luoghi in cui, se non vi lavorassimo noi, non vi lavorerebbe nessuno, ad esempio, nei “punti caldi”. Non ci va nessuno, salvo noi, e noi vi lavoriamo, creando scuole, istituti, centri giuridici, biblioteche. Solo un matto potrebbe pensare di istituire un centro internet in Daghestan, ma non l’abbiamo fatto e il centro funziona! Prepariamo i programmi per i giovani, cerchiamo di educare i maestri di scuola, prima di tutto, alla tolleranza. Vedo, insomma, altre cose, le vedo davvero. Alcuni anni fa mi sono trovata in un paesino sperduto, piccolissimo, un posto assolutamente metafisico, e sono passata nella biblioteca locale. Ecco, chiedo ai bibliotecari se ricevono nuovi libri (la storia si riferisce ai tempi in cui non avevamo ancora iniziato a spedire milioni di libri alle biblioteche della provincia), e loro mi rispondono di no, c’è solo una casa editrice che spedisce loro una rivista letteraria. Si capisce che era il nostro programma di distribuzione delle riviste letterarie. “Ma come si chiama quella casa editrice?”, chiedo. E loro: “Soros”. Allora faccio un’altra domanda: “Ma questo Soros, che cos’è?”. La ragazza, la bibliotecaria, mi guarda come se fossi una cretina, e dice: “Ma è possibile che non lo sappia? Vuol dire: SOdeistvie ROSsii (Assistenza alla Russia)”. E’ un esempio bellissimo dell’etimologia popolare, e per queste cose sono disposta a sopportare qualsiasi infangamento. Se ci infangano, mi rendo conto che ciò fa parte del carattere russo. Non sappiamo dire una semplice parola “grazie”, ma cerchiamo di trovare un colpevole. Di solito non si dice che la colpevole sia io, visto che sono qui, in Russia, anche se rappresento un Soros lontano e incomprensibile. Suscito, del resto, parecchi interrogativi, tipo: “Perché lo fanno?”, “Che interesse possono avere?”, ecc. Ricordo un giovane giornalista che, all’inaugurazione del nostro primo centro internet a Jaroslavl, mi ha messo il coltello alla gola: “Mi dica, che vantaggio ne avrà Soros?”. Gli ho risposto: “Nessuno. Anzi, con questo centro internet prederà quattro milioni di dollari”. Vede, lo stesso Soros si caratterizza in modo molto esatto: “I’am unlikle”. E’ un inglese poco corretto, ma, tradotto, acquista un significato netto: “E’ difficile fidarsi di me”. In effetti, è veramente difficile credere nel bene. Io suscito un atteggiamento diverso, visto che sono un esempio di un intellettuale russo che invece di raccontare quanto è dura e brutta la vita e profetizzare una perdizione di tutti, ha creato nella propria biblioteca ciò che voleva... E continuerò a farlo. Sono del tutto assurde le affermazioni della rivista “Zhurnal”, che mi accusa, con un certo sarcasmo, di non aver “mai trascurato l’interesse” della mia biblioteca. Vede, nel nostro consiglio d’amministrazione posso eliminare qualsiasi conflitto d’interessi, quando un membro del consiglio riceve una borsa di studio, tranne un caso, quello della sottoscritta, perché non ho mai ottenuto soldi dal fondo Soros. Mi è vietato, dato che sono presidente del consiglio d’amministrazione. Esiste anche la mia struttura, la biblioteca in cui lavorano più di 400 impiegati esperti. Si vuole che essi siano esclusi da tutti i concorsi? Per risolvere questo problema, Soros ed io abbiamo deciso 4 anni fa che la biblioteca otterrà un “block-grant” per lo sviluppo. Non lo ricevo io, ma la biblioteca. E quando non sarò più io la direttrice, la biblioteca rimarrà. Credo che quelle accuse fossero state inventate da una persona primitiva e meschina. Mi sembra anche di sapere chi ha scritto questi articoli e potrei ricostruire relative circostanze. Sono sicura che tutto questo è stato scritto da una persona, alla quale non ho fatto del male, anzi ho fatto solo del bene, e vorrei che questa persona leggesse quello che dico qui.
    - Intende una persona concreta?
    - Si, ma non dirò il suo nome.
    - Si potrebbe dire, allora, che tutto ciò è una tempesta in un bicchiere d’acqua?
    - Tutto sommato, si. Stimo molto Parkhomenko, il direttore della rivista “Zhurnal” che è bella, ma loro sono stati vittime di una “provocazione” molto fine, anzi raffinata. Si è comportato da bravo, come giornalista, in questa situazione, Vladimir Losciak, il direttore del settimanale “Moskovskie novosti”. Quando tutto questo è cominciato, ero a Parigi, e lui ha chiesto ai suoi giornalisti di preparare un’intervista sulla chiusura del fondo. Ho detto che erano bazzecole, e allora lui non ha permesso ai suoi giornalisti di intervenire, anche se loro volevano tanto essere i primi a scriverne. Non si tratta del suo atteggiamento nei miei confronti (anche questo è vero, però), non si tratta del suo atteggiamento nei confronti di Soros (anche questo è vero), ma della sua stima nei confronti di ciò che facciamo. E’ chiaro, cosa potrebbe succedere, dato che abbiamo migliaia di beneficiari delle borse di studio in tutto il Paese...
    - L’Istituto “Società aperta” continua il suo lavoro, qui in Russia?
    - Si, certo. L’Istituto continua il suo lavoro, ora mi ha trovata mentre partecipo ad una delle sue iniziative, domani mattina m’impegnerò nelle cose dell’Istituto, mi occuperò della sede, dei programmi, e dopo prederò l’aereo per andare a Parigi, per partecipare alla riunione del consiglio d’amministrazione, diretto dal signor Soros. L’edificio della sede è sempre nostro, i processi giudiziari vanno avanti, le biblioteche ricevono nuovi libri. Di solito alle organizzazioni viene rimproverato di non essere in grado di trovare partner affidabili. Noi ne abbiamo tanti, più di 100.
    - Grazie dell’intervista e per finire, l’ultima domanda: cos’è quella storia della multa che il signor Soros avrebbe pagato in Francia?
    - Una corte parigina ha ingiunto a Soros di pagare una multa di 2 milioni di euro. Soros non ha intenzione di pagarli, perché è assolutamente sicuro d’essere innocente. Oggi la sua dichiarazione a questo proposito è stata trasmessa da tutte le edizioni “on-line”. Spero che quei due milioni, dei quali si dice che sarebbero stati pagati da Soros alle autorità francesi, li spenderemo invece per lo sviluppo delle biblioteche russe.
    - Sarebbe veramente bello!

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