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Numero 17(62)
Dopo NORD OST

    La gioia della vittoria dopo l’eliminazione dei terroristi si è trasformata rapidamente in preoccupazione. La società ora si interroga sulla scarsa professionalità dimostrata dalle autorità, le quali hanno utilizzato un gas che è costato la vita a 120 ostaggi e di cui hanno ostinatamente tenuto nascosto il nome.
    Solo il 30 ottobre, dopo che dei medici tedeschi hanno trovato tracce di Fentanil nel sangue di alcuni ex-ostaggi, il Ministro della Sanità della federazione Russa Jurij Ševèenko, ha ammesso che nel corso delle operazioni di liberazione degli ostaggi è stata utilizzata una sostanza a base di derivati di Fentanil. Il signor Ševèenko, senza il minimo imbarazzo, ha dichiarato che la causa della morte degli ostaggi non è stata il gas, bensì lo stress, la fame, il freddo e la prolungata impossibilità di movimento.
    Così non sono state date risposte alle domande. Perché i medici che si trovavano sul posto pronti a intervenire non sono stati informati sulla natura del gas né tanto meno dell’intenzione di usare il gas? Perché i medici sono stati fatti entrare solo un’ora e mezza dopo la fine dell’operazione? Perché metà delle squadre erano composte da infermieri non qualificati? Etc., etc. Sono iniziati ad emergere anche i dettagli sulla preparazione dell’attentato, che a loro volta hanno acceso nuove polemiche. E’ stato chiarito che l’esplosivo è stato trasportato sull’autobus “Icarus”, su cui viaggiavano piccoli commercianti. L’esplosivo è stato imballato e avvolto con del nastro adesivo in uno scantinato di Groznij. Il pacco è stato poi bagnato con dell’aceto perché non venisse fiutato dai cani. Inoltre gli agenti della polizia stradale che hanno controllato l’autobus durante il tragitto, non lo hanno ispezionato nemmeno una volta - secondo l’autista negli ultimi otto anni la pratica delle tangenti è diventata la prassi. Seguono altre domande. E’ possibile avere fiducia nelle forze dell’ordine, non è tempo di smantellarle e far dimettere i dirigenti che non sono stati in grado di gestire le strutture a loro subordinate? Invece dopo l’attentato non c’è stata nessuna dimissione. Ignorando le domande scomode, le autorità hanno intrapreso una tempestiva attività sul fronte legislativo. La Duma ha deciso di non restituire ai parenti i corpi dei terroristi uccisi e non ha nemmeno comunicato il luogo della loro sepoltura. I relativi emendamenti all’attuale legge sulla “Lotta contro il terrorismo” sono stati approvati dalla camera bassa del parlamento in sole tre sessioni. Le poche voci che invitavano a lottare non contro i terroristi morti ma contro quelli vivi, non si sono sentite. Gli emendamenti sono stati approvati da 288 deputati, su un minimo necessario di 226 voti, un parlamentare si è dichiarato contrario, due gli astenuti. Il Consiglio della federazione ha proposto al governo di aumentare il budget del 2003 di 3millardi di rubli. Questi soldi saranno destinati al finanziamento di provvedimenti per la realizzazione di attività antiterroristiche. Tale delibera è stata approvata all’unanimità da tutti i senatori. Contemporaneamente è stata respinta la proposta dell’Unione delle Forze di Destra e del partito “Jabloko” sulla creazione di una commissione di inchiesta sui fatti del 23-26 ottobre.
    Allo stesso tempo le autorità hanno deciso di limitare l’attività dei mass-media scomodi (o come qualcuno li definisce - non statali). La Duma ha accolto durante la terza e definitiva sessione gli emendamenti riguardanti le leggi “Sui mezzi di informazione” e “Sulla lotta al terrorismo” che introdurranno un “regolamento speciale” per la copertura mediatica delle operazioni antiterroristiche. In particolare non è consentito utilizzare i mezzi di informazione “per la realizzazione di azioni perseguibili penalmente, per la divulgazione di informazioni che costituiscono segreto di stato, per la realizzazione di attività estremistiche, per la diffusione di informazioni riguardanti le tecnologie di produzione di armi, munizioni e materiale esplosivo.” Ugualmente i mezzi di comunicazioni non devono diffondere informazioni finalizzate alla propaganda o alla giustificazione di atti estremistici. D’ora in poi i mass-media non potranno trasmettere dichiarazioni che possano ostacolare la realizzazione di attività antiterroristiche o operazioni di pulizia . Di fatto, un’interpretazione letterale degli emendamenti vieta di scrivere su qualunque cosa eccetto che sull’atto terroristico stesso e sulla constatazione della realizzazione delle operazioni antiterroristiche.
    Inoltre, in questo modo viene limitato anche il diritto dei giornalisti a scrivere sulla situazione in Cecenia - dove per l’appunto si stanno svolgendo operazioni antiterroristiche.
    Nel frattempo il Ministro per la stampa e le telecomunicazioni, Michail Lesin, ha dichiarato che i terroristi avevano piani ben precisi su come utilizzare i mass-media per i propri scopi, e solo altrettanto precise e risolute azioni delle autorità li hanno impediti. Inoltre, secondo le parole di Lesin, alcuni giornalisti a caccia di informazioni “particolarmente esclusive” hanno compiuto azioni imprudenti. E’ già comparsa la richiesta agli stessi giornalisti di formulare un “codice etico” per la cronaca di simili avvenimenti e anche un progetto di raccomandazione del Ministro per la stampa e i mezzi di telecomunicazione, in cui viene sottolineato che i giornalisti in primo luogo devono “attenersi rigidamente all’attuale legislazione riguardante i mass-media e alla legge sulla lotta al terrorismo”. Ma soprattutto il Ministro Lesin vieta ai giornalisti di intervistare di propria iniziativa i terroristi e di dare loro la possibilità di comparire in diretta senza una previa consultazione con gli organi giuridici. E anche dopo il permesso di tali organi i giornalisti devono essere pronti a interrompere la trasmissione in qualunque momento. Anche il commento e l’analisi delle richieste dei terroristi sono vietate.
    Ed ecco il primo segnale - nella redazione del settimanale “Versia”, ritenuto “scorretto”, è stata condotta una perquisizione e intentata una causa legale con l’accusa di divulgazione di segreti di stato (si trattava di una mappa su cui era indicata la disposizione dei corpi speciali dell’FSB a Mosca). Tuttavia gli esperti sostengono che il motivo della “visita” dell’FSB non sia stata la mappa, ma la preparazione di materiale riguardante l’assalto al teatro “NordOst”.
    Gli stessi separatisti Ceceni, evidentemente convinti di poter ripetere l’operazione di Budionnovskij, sono rimasti in uno stato di shock. In ogni caso, solo dopo una settimana è comparsa una dichiarazione di Šamil Basaev, in cui si prendeva tutta la responsabilità per l’attentato e sosteneva di averne tenuto Maschadov completamente all’oscuro. Basaev ha anche dichiarato che sono in preparazione nuovi attentati. Ma questa volta gli esecutori non prenderanno ostaggi e non faranno richieste di alcun tipo, loro unico scopo sarà l’uccisione del maggior numero possibile di persone. L’unica reazione è stata una dichiarazione del portavoce di Putin, che con tono sarcastico si è limitato a commentare le parole di Basaev. Il leader dei separatisti ceceni, Aslan Maschadov, ha invitato Putin a iniziare le trattative per evitare nuovi attentati e la morte di altre persone innocenti. Ma poiché le autorità russe hanno tentato di presentare Maschadov addirittura come il mandante principale dell’attentato, la possibilità di intraprendere trattative con lui è chiusa, evidentemente, per sempre.
    Praticamente, subito dopo l’eliminazione dei terroristi, in Cecenia sono iniziate nuove operazioni di pulizia. E’ stata distrutta la casa in cui aveva vissuto una delle donne terroriste che hanno preso parte all’attentato nel centro teatrale “na Dubrovke”. Il 6 novembre al Cremlino, durante la cerimonia di conferimento delle credenziali ad alcuni ambasciatori stranieri, il Presidente Vladimir Putin ha dichiarato che le autorità prenderanno tutte le misure necessarie per difendere in modo efficace i cittadini dalla violenza e dall’estremismo terroristico.
    Intanto le operazioni di pulizia, accompagnate da relazioni vittoriose, non solo non portano alla vittoria ma nemmeno alla garanzia di sicurezza per gli stessi militari. Un esempio sintomatico e’ stato l’abbattimento di due elicotteri nel corso delle ultime due settimane. E l’incidente non è avvenuto in un luogo qualunque, ma proprio a Chankala - la principale base militare dell’esercito russo in Cecenia. Nell’ultimo caso sono morti il vice-comandante della 58esima armata e il capo di stato maggiore della stessa armata. I militari (ormai dopo gli attentati) si sono limitati a distruggere altre case nella periferia di Chankala, lasciando senza tetto una novantina di famiglie.

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